Il mio bambino è pronto per la scuola?

Dott. Wolfgang Goebel e Dott.ssa Michaela Gloeckler (da Arte dell’educazione – n.3)

 

Esistono segni di maturità che indicano che il bambino è pronto per l’inserimento scolastico proprio tra i sei e sette anni.

1) La cosiddetta metamorfosi del corpo

Durante il passaggio dal bambino piccolo al bambino in età scolare, si compie una profondissima metamorfosi della figura corporea. Nel bambino piccolo il rapporto tra le dimensioni del capo e quelle dei tronco e degli arti è chiaramente a favore dei primo. L’aspetto complessivo è rotondeggiante, gli arti sono corti, nel secondo anno di vita vediamo che il bambino ha ancora le gambe curve. Le dita sono corte e nascoste sotto il tessuto adiposo (questa è la manina tipica del bambino piccolo). I1 tronco è privo della vita, l’angolo formato dalle costole è grande e l’addome si estende in avanti come se non ci fosse ancora abbastanza spazio all’interno dei tronco.

Completamente diverso è il bambino in età scolare: le braccia e le gambe sono allungate, ora egli è in grado di toccare con le dita della mano sinistra, passando il braccio sopra la testa, l’orecchio destro e viceversa. Tra il torace e l’addome si delinea la vita, l’angolo delle costole sopra lo stomaco adesso è acuto, il ventre sembra essersi ritirato. Il capo, il tronco, gli arti si avvicinano alle proporzioni dell’adulto, le quali saranno
raggiunte solo con la prossima grande trasformazione che avverrà durante la pubertà.

2) L’inizio della seconda dentizione

La comparsa dei primo molare permanente o di uno degli incisivi indica che si è formato il loro smalto, la sostanza più dura dei corpo, e che ora l’attività organica di formazione dei denti volge al termine. La pedagogia presta solitamente poca attenzione a tale evento. Come già accennato, la scienza spirituale antroposofica è in grado di spiegare ciò che succede con le attività organo-plasmatrici, ogni qualvolta si conclude la formazione di un organo o di una sostanza corporea. Tali attività vengono utilizzate, in un secondo momento, certamente per i processi rigenerativi e per il mantenimento degli organi, ma servono tuttavia anche alla formazione dei pensieri. Per lo smalto però il discorso cambia, in quanto esso non possiede capacità rigenerativa, come sappiamo dalle nostre dolorose visite dentistiche. Le forze plasmatrici liberate in seguito alla formazione dello smalto sono completamente a disposizione dell’io per la propria attività pensante. Si tratta di una forza plasmatrice che non dovendo svolgere alcuna attività rigenerativa è staccata dalla fisicità, cioè si è resa astratta. Per questo motivo compare per la prima volta nello sviluppo dei pensieri la possibilità di astrazione, si gettano le basi per la formazione di concetti astratti e rappresentazioni definite chiaramente che il bambino impara ad usare nel corso dei suo sviluppo scolastico.

3) Il pensare del bambino in età scolare

Come abbiamo visto nel capitolo sullo sviluppo del pensare, il bambino piccolo possiede inizialmente una memoria locale. Successivamente si orienta fortemente verso le ripetizioni nel campo linguistico e in quello delle abitudini. Solo in un secondo tempo si sviluppa la capacità del ricordare, capacità che è vissuta del tutto interiormente e che abilita il bambino a memorizzare e a ricordare solo tramite pensieri, senza sollecitazioni esterne. Tale espressione della memoria diventa indipendente dalla realtà dei sensi, indicando così l’inizio della capacità di astrazione. Il desiderio diligente di apprendere mostra come queste forze siano ora a disposizione del pensare. Quindi il bambino è in grado di gestire volontariamente i ricordi, indipendentemente dalle situazioni in cui si trova, anche su precisa richiesta. Egli riesce pertanto a riprodurre una fiaba ascoltata all’asilo qualche giorno prima. Tipica di questo periodo è la riduzione della capacità di imitazione, espressione dell’abilità del bambino di “comprendere” soprattutto solo nell’eseguire. Passiamo ora ad esaminare tale imitazione più dettagliatamente. Questo processo assai complesso diventa comprensibile nei suoi dettagli solo se si considera il pensare come metamorfosi dell’attività di crescita. Maggiore è la forza di crescita coinvolta nel processo di differenziazione delle strutture degli organi, maggiore è la capacità del bambino di imitare. Infatti la facoltà del corpo di comprendere immediatamente un evento tramite la percezione sensoriale e contemporaneamente di assimilarlo è il compimento della sua intelligenza ancora legata alla funzione corporea. Perciò una forte debolezza dell’imitazione può essere un sintomo precoce di un’incapacità animica e mentale, che si manifesterà in futuro, preannunciando, per esempio, un caso di autismo. Per questo motivo, prima della seconda dentizione, il corpo del bambino e persino il processo di differenziazione dei suoi organi sono fortemente esposti agli influssi dell’ambiente. Se il bambino è costretto a imitare tanti comportamenti insensati, assurdi e caotici, o a vivere spesso azioni interrotte ed incoerenti, ciò avrà conseguenze per lo sviluppo corporeo, poiché ogni organo matura nel modo giusto solo se sollecitato adeguatamente. Questa fase di massima plasmabilità termina con la diminuzione della capacità di imitazione al momento della maturità scolastica. La metamorfosi di una parte delle forze di crescita in forze di pensiero è entrata nella fase decisiva di compimento proprio nel momento della dentizione sopra accennato. Ciò che precedentemente avveniva in modo inconsapevole tramite l’imitazione, ora deve essere trasferito a processi consapevoli di apprendimento.

4) Maturità socioscolastica

Se il bambino è in grado di inserirsi nella grande comunità di una classe egli ha raggiunto la maturità socioscolastica. Ciò significa che il bambino impara ad armonizzare gli interessi degli altri con i propri tramite l’aiuto dell’insegnante. Si include anche la capacità di poter “essere tutto orecchie” e di tener ferme volontariamente, su richiesta, le braccia e le gambe. Ora l’impulso stimolante per l’attività propria del bambino non è più rappresentato dall’imitazione, bensì dall’ascoltare ciò che dice il maestro. In altre parole, la volontà del bambino si lascia guidare sempre più dalla parola dell’adulto: si riduce l’attività istintiva legata all’imitazione. In generale la maturità sociale compare più tardi di quella intellettuale, cioè del pensare del bambino in età scolare. Di solito questa maturità sarà raggiunta pienamente solo nel corso del secondo anno scolastico.

5) Destrezza e capacità di espressione linguistica

Spesso queste abilità non sono ancora sviluppate sufficientemente, giacché i bambini mostrano un percorso di sviluppo di tali capacità del tutto individuali, oppure perché l’educazione non poteva dare stimoli sufficienti al loro sviluppo. Per lo più però l’alunno è in grado di riassumere un racconto in frasi complete, di avere la padronanza di tutti i suoni e di cantare. Inoltre sa esprimere distintamente nella conversazione tutto quello che vuole dire.

Per ciò che riguarda l’abilità fisica, spesso il bambino sa già lanciare una palla in aria e riprenderla con una mano sola, sa mantenere l’equilibrio, è in grado di eseguire saltelli su una gamba sola in diverse direzioni: verso destra, sinistra, avanti, indietro e di lato , sa andare e stare in punta di piedi, inoltre compie abilmente movimenti più raffinati con le dita (ad es.: costruire stelle di paglia, tessere con le dita, infilare perle, ecc.). Ha altrettanta padronanza delle più importanti attività casalinghe quotidiane come apparecchiare, lavare i piatti ed asciugare, spazzare e spolverare. Il bambino sa anche vestirsi e svestirsi autonomamente, chiudere e aprire i ganci e i bottoni più piccoli, nonché allacciarsi le scarpe.

La decisione di non inserire il bambino a scuola non dipenderà sicuramente mai dalla mancanza di uno solo di questi segni di maturità. Piuttosto, in caso di dubbio, i genitori elaborano una rappresentazione dello status complessivo corporeo e animico del bambino insieme con il medico o lo psicologo della scuola e si decide comunque insieme.

Dovrebbe essere tenuto in considerazione anche il fatto che, dal punto di vista sociale, il bambino più grande o più piccolo della classe sarà esposto a esperienze totalmente diverse. Una debolezza parziale o una incapacità non dovrebbero impedire l’inserimento del bambino preferibilmente con i coetanei.

In nessun caso consigliamo ai genitori di addestrare i bambini prima della visita preliminare all’inserimento mettendoli così in imbarazzo. Il risultato è spesso un blocco totale davanti all’insegnante o al medico che dovrebbero constatare la loro maturità scolastica.

L’inserimento a scuola non dovrebbe mai dipendere solo da un cosiddetto test di intelligenza, visto che esso rispecchia solo una parte di spettro di facoltà, le quali solo nella loro complessità sono espressione reale del bambino e delle sue possibilità.