La libertà di educazione in Europa

Christopher Clouder (Waldorf Italia 2007)

Don Chisciotte è l’ultimo dei cavalieri senza macchia e senza paura, nato dalla penna di Miguel De Cervantes nel 1605: gira il mondo animato dall’alto ideale di risolvere tutte le ingiustizie che incontra sul suo cammino. Di fatto, ciò che intraprende non si realizza e alla fine non sa chi è, comincia a preoccuparsi

di essere nella storia sbagliata e così parte alla ricerca di chi sta scrivendo questa storia così sbagliata perché la corregga. E’ animato da un cuore generoso, un ottimismo senza limiti, che gli fa dire: “Non è possibile per il male o per il bene regnare per sempre, quindi, visto che il male è durato a lungo, sta per arrivare il bene e mio compito è aiutare il bene a vincere”; purtroppo però perde il contatto con la realtà,

al punto che riconosce in un gruppo di pecore dei nemici. Anche le scuole Waldorf vivono una cesura tra i loro alti ideali e la realtà, aspirano alla libertà e lottano per essa perché, nella storia umana, la libertà è sempre stata un ideale che ha scatenato la lotta. Dobbiamo però evitare di vivere di illusioni, mantenendo un sano rapporto con il mondo. C’è un altro rischio inoltre che corrono le scuole Waldorf: Don Chisciotte è definito il “cavaliere dal volto sofferente”, mentre noi, nelle nostre scuole dobbiamo vivere con il buon umore e la gioia che ci permettono d’incontrare i nostri bambini, sebbene nel mondo vi siano molte cose che possono farceli perdere. Il compito di cercare di diffondere la pedagogia Waldorf diviene arduo, sia per i problemi legali ed economici che caratterizzano la vita delle scuole, sia per la situazione dell’infanzia in sé, in continua metamorfosi e trasformazione, come le culture, sollecitata in ciò da un ambiente caratterizzato da conflitti ideologici e problemi multiculturali, in un sistema in cui il bimbo si deve adattare perché non si tiene conto delle sue potenzialità. L’elenco dei fattori che stanno minando l’infanzia, che di fatto limitano o contribuiscono a distruggere la libertà, è variegato e complesso: riforme scolastiche che partono dall’alto, senza la possibilità, per gli insegnanti, di far sentire in merito la propria voce, ma che tolgono professionalità e motivazioni, oltre che prestigio sociale, proprio a chi invece, come insegnante, è deputato a costruire il futuro; rilevazioni sull’apprendimento basate sui test, da cui dipende il futuro scolastico dell’alunno e che vengono propinate sempre prima, al punto che bambini di quattro anni si possono sentire già falliti e che tolgono qualsiasi efficacia al rapporto tra maestro e alunno; l’ossessione di quello che pensano gli altri, che porta a non tener più conto dei propri sentimenti; il condizionamento, non di rado cinico, della pubblicità che crea falsi bisogni per colmare il vuoto creato dalla mancanza di rapporti; la nuova tecnologia, che porta i bambini a vivere in un mondo virtuale, con conseguenze negative sulle cellule del cervello e che preoccupa anche i non–steineriani; la quantità di violenza assorbita attraverso videogiochi e televisione, che rende più insensibili alla violenza e, nel contempo, più paurosi, più vulnerabili, al punto di sviluppare nei bimbi aggressività quando si pretende qualcosa da loro; la paura del mondo che produce negli adulti la preoccupazione che i bambini non abbiano sufficienti competenze per affrontarlo e che quindi li spinge a metterli sotto pressione perché imparino sempre prima. Si perpetua così un crimine sociale, un attacco attraverso impulsi sociali alla libertà e allora il nostro compito diviene non escludere, ma aiutare i bambini a trovare un equilibrio. E’ un

problema diffuso, sentito da tutti, ma come fare in pratica, come armonizzare attraverso il processo educativo? Rudolf Steiner diceva di sviluppare uno spirito creativo, di usare l’immaginazione perché può sciogliere le catene che ci legano e Don Chisciotte è un grande esempio d’immaginazione. In tal modo possiamo veramente entrare nell’essere dell’altro. Il dono dell’arte è quello di trasportarci in un’altra dinamica, trovare un nuovo rapporto con l’altro, che non si basa sulla paura, ma sull’empatia. Il cuore quindi, del lavoro del maestro, è sviluppare questo spirito creativo che dovrebbe vivere non solo nella lezione dell’insegnante, ma in tutta la comunità scolastica. Rudolf Steiner ha elaborato la sua pedagogia per cambiare il sistema dell’educazione, non per creare scuole che si basano su una filosofia alternativa per cui non si deve lottare e lavorare solo per ottenere la libertà della propria comunità scolastica, ma quella di tutti i bambini. Una scuola Waldorf è solo un esempio di come questo può realizzarsi, ma l’impulso che questa scuola può avere è molto più ampio. Non cambiamo la vita umana attraverso le istituzioni, lo facciamo in quanto diveniamo persone migliori. La lotta che intraprendiamo con noi stessi tra l’ideale e la realtà è già un processo d’apprendimento e le difficoltà che incontriamo vanno vissute come opportunità per migliorarsi. Rudolf Steiner diceva che non è decisivo il tipo d’istituzione, ma le persone che in essa vivono e lavorano; ecco perché, per chi vuole sviluppare un impulso sociale, occorre avere una devozione amorevole per quello che si fa ed un interesse pieno di compassione per quello che gli altri stanno facendo. Nelle scuole Waldorf c’è sempre stata tanta devozione, dove non siamo forti è nell’interesse per gli altri, perciò dobbiamo aprirci, tendere una mano verso gli altri perché anche loro si trovano in questa lotta tra un ideale alto e la realtà. La via verso il miglioramento è l’apprendimento, ma questo, per essere efficace, deve avvenire in piena libertà; dobbiamo essere liberi di cercare la strada per la libertà in noi stessi, dobbiamo migliorare attraverso la nostra libertà. Noi abbiamo l’abitudine di vedere

tutto in modo triarticolato, ma questa triarticolazione non sta mai in equilibrio. Cerchiamo di creare un equilibrio nella nostra vita ed in quella dei nostri bambini, ma la realtà è che non saremo mai in equilibrio, siamo esseri umani. Questo però non dovrebbe frenarci nel cercare un equilibrio ed in ciò dovremmo trovare anche la gioia. Se tutto fosse in equilibrio la vita sarebbe noiosa, non ci sarebbe nulla da apprendere. Anche la libertà è un concetto, non uno stato. Non si può avere la libertà, si può solo andarle incontro. Ciò vale sia per noi come esseri umani che per le nostre scuole ed è questo che ce le rende interessanti.