La sessualità dei bambini

“Il mio bimbo si è appartato con una sua amichetta!”
Esiste una sessualità nei bambini?
Istruzioni per l’uso

La scoperta del corpo nel primo settennio

Nei primissimi tempi di vita dei nostri figli siamo estasiati dal loro aspetto angelico e orgogliosamente sorpresi di quanto somiglino a noi. Poi un bel giorno l’idillio viene interrotto bruscamente dal fatto che hanno scoperto il turpiloquio ( “Sei una faccia di culo !” ) o peggio li abbiamo sorpresi mentre giocano “al dottore”. È in genere in circostanze come queste che cessiamo di ripetere “ quanto mi assomiglia ! “. Nella migliore delle ipotesi facciamo finta di niente, nella peggiore ci rivolgiamo ad uno psicologo. Eppure proprio queste situazioni dovrebbero rimandarci a noi stessi.

Qualche mese fa è venuto a Milano Berry Brazelton, forse il più grande pediatra vivente. Ottantasei anni, in volto l’innocente genialità di Stanlio, nel fisico, la dinoccolata vitalità di un ragazzino un po’ birbante. Ho sempre nutrito una sconfinata ammirazione per la sua capacità di immedesimarsi totalmente con il bambino. Osserva sempre il bimbo con la mamma, consapevole del fatto che sono un organismo unico e poi, quando il piccolo è tanto cresciuto da entrare nel suo studio caracollando sulle gambine incerte, lo riceve piegandosi sulle ginocchia, per mettersi alla sua altezza. Se il medico accoglie così il suo paziente di un anno, avrà sempre la soddisfazione di vedere la sua espressione guardinga e circospetta trasformarsi in un sorriso.

Due cose mi hanno immediatamente colpito di questo grande giovanissimo saggio. La prima è il gesto che egli compie per ribadire l’idea base che è l’amore il principale educatore del bambino. Sapete come fa ? Accarezza nell’aria con la mano destra un ipotetico neonato, poi gira il palmo della mano, come se fosse la mamma che se lo prende in braccio e lo tiene davanti a sé con una espressione adorante. Brazelton sa benissimo che quel gesto è un’ottava, lui sa che il piccolo è l’ottava della madre, anche se forse ignora che con lo stesso gesto ottant’anni fa Rudolf Steiner spiegava cos’è un’ottava alle euritmiste.

La seconda cosa che mi ha impressionato è la sua dottrina dei “touchpoints”, delle “tappe”. Lo sviluppo del bambino procede per tappe successive che tendono alla conquista delle sue progressive facoltà, ma ogni tappa è preceduta da una fase di crisi : non capirlo, vuol dire compromettere il processo di crescita verso il “touchpoint”. Il bambino piange, è irrequieto, nulla riesce a calmarlo. Poi si mette in piedi e cammina : il resto è solo gioia e soddisfazione.

Rudolf Steiner dice sostanzialmente : il bimbo, nei suoi primi anni fa quel che gli pare, è libero e indipendente da qualsiasi condizionamento e quanto più noi siamo capaci di metterci in ascolto, di annullarci per assorbire in noi il suo temperamento, i suoi orientamenti, il suo carattere, tanto più riusciremo a educarlo in modo sano. Per farlo, dobbiamo sapere che in questo momento noi siamo la sua ottava, il suo specchio. Nostro figlio, infatti, in questi primi anni è un organo di senso : assorbe e imita tutto ciò che noi gli presentiamo, nella maniera più innocente possibile. Rudolf Steiner fa l’esempio estremo di una madre che si lamentava, preoccupatissima, perché aveva sorpreso suo figlio di quattro anni che le sottraeva dei soldi dal portafogli. Ma il piccolo aveva visto più volte la madre prendere del denaro da un cassetto e non aveva fatto altro che imitarne il gesto, senza alcuna malizia.

Se vogliamo farci un’idea concreta dell’anima del bimbo nel primo settennio, dobbiamo osservare bene il suo organismo, la sua postura, la sua fisiologia ( l’appetito, la digestione, il gioco, il sonno ). Quel che vediamo è l’organismo fisico e il suo comportamento : l’eterico e l’anima non si sono ancora staccati dalla madre in modo indipendente. Tutto ciò che il bimbo percepisce provoca, attraverso gli organi di senso e il cervello, una reazione sui polmoni, sul fegato, sul rene. In altre parole, le esperienze vissute nel primo settennio modificano l’organismo e trasformano con esso la struttura animica ricevuta alla nascita. Ciò ha contemporaneamente conseguenze fisiologiche e psichiche, perché da un lato, crea la predisposizione alla salute o alla malattia, dall’altro forma un modello animico di riferimento, che costituirà una impostazione psicologica per tutta la vita. Non sto dicendo che tutto questo sia immodificabile, il lavoro della seconda parte della vita sarà proprio la rielaborazione da parte dell’Io di questo nucleo animico iniziale, ma questo è un altro discorso, che esula dal nostro argomento.

Ciò che va osservato con attenzione è questo nucleo animico sotto forma organica, nel primo settennio. Non l’astratto parallelismo anima – fisico della “Medicina psicosomatica”, ma l’anima come concreta forma del corpo. Le nostre impressioni, i nostri ricordi, tutto ciò che gradualmente viene a formare la nostra struttura animica, si inseriscono nei nostri organi come la biancheria stirata nei cassetti.

Nei primi anni di vita dunque, non solo il bimbo è quello che siamo noi, ma la sua stessa struttura corporea si adatta alla nostra immagine e a tutto quanto cade sotto i suoi sensi. Nel nostro alzare la voce, adirarci, egli non coglie l’idea della punizione, ma della violenza. Qual è allora il metodo pedagogico ideale ? Indubbiamente, l’ascolto. Immaginate che spavento ci coglierebbe, se il nostro specchio al mattino, irritato dal nostro aspetto stralunato, accentuasse ancora di più le nostre occhiaie, scompigliasse ulteriormente i nostri capelli e infine, colto da un gesto di impazienza, cadesse in frantumi. Questa è un po’ la situazione che si verifica quando, con un bambino di quattro – cinque anni, usciamo dai gangheri e lo sgridiamo, perdendo la pazienza. Intendiamoci, con ciò non voglio dire che i bimbi non vadano sgridati, ma dobbiamo sempre tener presenti due cose : prima di tutto, la vera pedagogia in quest’età è l’immagine che noi gli presentiamo col nostro comportamento e, in secondo luogo, ciò che il bimbo fa, anche sotto forma di gioco, non può essere interpretato con il metro dell’adulto. Il bambino che gioca “al dottore” con una sua coetanea sta compiendo uno degli eterni riti di esplorazione del mondo, mentre un adulto che pratica lo stesso gioco può non avere le medesime giustificazioni.

Se noi di fronte al bambino nel primo settennio di vita, siamo in grado di compiere davvero questo gesto sacrale di fare silenzio dentro di noi, di far tacere le nostre ragioni di adulto e ascoltare in modo totale l’interiorità dell’ essere che abbiamo davanti, sicuramente non avremo bisogno di trattati di psicologia infantile per educare i figli. Gli errori vengono sempre dal fatto di giudicare i piccoli col metro dei grandi. Quando mia figlia aveva cinque anni, uscì Aladdin, un film a cartoni animati, veramente bello e divertente, ma aveva delle scene che potevano spaventare i piccoli : decidemmo di non por­tarla a vedere quel film e lei ce lo rimprovera ancora, all’età di diciassette. Poco tempo dopo portai a lavare la macchina e mia figlia mi chiese di poter restare nell’auto, mentre attraversava il tunnel fatato delle spazzole e dei getti d’acqua. Colto da sensi di colpa per averle negato il film, mi dissi : cosa mai può succedere, se le faccio sperimentare l’autolavaggio dall’interno ? Dopo aver ingaggiato una discussione con l’addetto, che si opponeva, mia figlia entrò trionfante in macchina e la giostra partì. Siete mai stati sotto quelle spazzole? Si scatena un rumore apocalittico e la schiuma che invade i vetri vi fa rivivere l’impressione dell’affondamento del Titanic. Mia figlia soffrì di insonnia per un mese e io compresi non solo che avevo fatto bene a non portarla a vedere Aladdin, ma che da allora avrei sempre dovuto fare i conti con un’anima giovane.

Se osserviamo il bambino coi suoi stessi occhi, non ci verrà mai in mente di pensare alla sua sessualità, ma piuttosto ad una sensibilissima sensualità. Non ci sono schermi che possano filtrare le impressioni dei sensi, tutto agisce direttamente e con la massima intensità.

Primo settennio

È possibile dunque parlare di sessualità nei bambini ? Le teorie di Freud, secondo cui esisterebbe già alla nascita una specifica sessualità orale, che evolve, attraverso lo stadio anale, nella matura sessualità genitale, hanno prodotto molta confusione nella nostra cultura, inducendoci a credere che i bambini vivano già nei primi anni pulsioni simili all’eros. Tutto il corpo sarebbe oggetto di autoerotismo, che si esprimerebbe persino nel succhiare, stiracchiarsi, sgambettare, essere cullati, andare sull’altalena. Se l’autoeroti­smo non evolve verso la sessualità matura, insorgerebbero deviazioni come il narcisismo, il feticismo ecc. Freud distingue tre fasi successive della sessualità infantile : una fase orale, una anale e una fallica. Queste con­siderazioni derivano da una concezione puramente fisica dell’uomo, che vede l’organi­smo come qualcosa di sempre identico a se stesso, che tende solo a crescere : il bambino è quindi solo un adulto liofilizzato.

Niente di più falso : in realtà, ciò che si sviluppa gradualmente, anche su base ormonale, è la tendenza del corpo eterico a configurarsi in corpo senziente, per accogliere un corpo astrale indipendente. Rudolf Steiner, basandosi sulla ricerca spirituale, regala al mondo una dottrina psicologica ben più differenziata. Nel primo settennio il bimbo adatta con grande piacere le sue forze vitali ( che divide ancora in parte con l’organismo materno ) all’im­ma­gine del proprio corpo : per questo egli è sostanzialmente un organo di senso. È evidente che alcune zone, come la bocca o il perineo siano dotate di una maggior sensibilità, ma fino al cambio dei denti il corpo viene sentito come una fonte di forza da esplorare e questa fonte sorge nelle immediate vicinanze dell’essere della madre. Lo shock principale dell’adolescenza è costituito dalla fine di questa vicinanza, dalla perdita di questo modello di riferimento. L’adolescente non ama più il suo corpo, lo vede cambiare di giorno in giorno, con sensi di colpa e ne controlla i mutamenti passando ore davanti allo specchio. Durante l’infanzia il corpo del bambino rispecchia il sentire della madre, in seguito il senso del corpo deve essere adattato alla percezione di una nuova interiorità che tende a individualizzarsi.

In altri termini, le forze di vita che mantengono in noi il nutrimento, la circolazione, la crescita, si trasformano in parte in forze di percezione e di conoscenza. Vediamo concretamente come ciò avviene.

Quando noi veniamo al mondo, attraversiamo la nostra esperienza ter­restre da un’angolatura spirituale ben precisa, nascendo maschi o femmine : nel primo caso svilupperemo un approccio più analitico, più fisico, alla co­noscenza del mondo, nel secondo avremo una predisposizione più sintetica e cosmica. Gli organi tramite i quali il corpo eterico e il corpo astrale si svilup­pano in questo senso sono rispettivamente le gonadi e il cervello, organi che si differenziano contemporaneamente già verso la fine del secondo mese di gravidanza. Già da allora la sintesi degli ormoni sessuali è alta e attiva. Questi ormoni sono sostanze grasse, affini al colesterolo, responsabili della matu­razione terrestre, intesa come aumento del peso corporeo, della massa mu­scolare, della strutturazione del sistema osseo, dell’evoluzione dell’encefalo e infine, della maturazione riproduttiva.

Nel corso di questa complessa trasformazione, gli steroidi sessuali ( estrogeni e testosterone ) assecondano l’amministrazione delle forze eteriche secondo due direzioni : da un lato la crescita dell’organismo e il suo mantenimento, dall’altro lo sviluppo di qualità interiori di conoscenza, di memoria, di percezione e apprendimento. Man mano che l’organismo si struttura e si adatta alla vita terrestre, si liberano forze eteriche che si rendono disponibili per la vita spirituale.

Rudolf Steiner a questo riguardo suddivide il primo settennio in tre periodi : nel primo, fino ai due anni e mezzo, il corpo eterico si libera dal capo ; nel secondo, fino ai cinque anni, dal torace e infine, col cambio dei denti, dal ricambio e dagli arti. In altri termini, le forze vitali che fino a un certo punto sono unicamente al servizio della crescita, incominciano a mettersi in parte anche a disposizione della vita interiore : dei processi di memorizzazione, di apprendimento intellettuale, di relazione col mondo, insomma della coscienza. Queste tappe sono sicuramente amministrate dagli ormoni steroidei, ma solo nel senso che estrogeni, testosterone, cortisolo, presiedono alla distribuzione delle energie vitali, dapprima nel senso di una crescita organica e poi, verso la fine di questa crescita, con l’avverarsi della maturità sessuale, nel senso di un organismo e di un atteggiamento animico orientato verso la riproduzione.

Ciò significa che fino al cambio completo dei denti non si può parlare di maturazione sessuale, ma solo di una progressiva maturazione terrestre. Tanto è vero che gli steroidi che vengono a volte usati illecitamente in palestra, per favorire lo sviluppo muscolare, invertono la direzione evolutiva, portando chi li assume ad una forma di regressione anche metabolica, con sensibili danni all’organismo.

Come comportarci quindi nel primo settennio coi nostri bambini ? Non ci sono regole fisse, bisogna soprattutto tener presenti due cose, come abbiamo detto : la prima è che in questa fase il bimbo va alla progressiva scoperta del proprio corpo, la seconda è che il modello al quale si riferisce per i suoi esperimenti, ahimè, siamo noi. Questo comporta da un lato il fatto di non intervenire troppo nelle sue personali indagini e dall’altro, che dobbiamo essere in ogni istante del nostro ruolo di esempio. Nei primi anni si possono avere delle erezioni del pene e anche dei giochi che possono assomigliare alla masturbazione. Questi giochi sono assolutamente naturali e non rivestono alcuna valenza sessuale : il bambino gioca con i propri organi pelvici come gioca con il suo ombelico o coi suoi piedi, solo che la pelvi è più sensibile. Non bisogna in alcun modo proibire questi giochi, né tanto meno dar loro importanza. La malizia in questo caso è quella che aggiungiamo noi : la possiamo trasmettere al bambino proprio col nostro inibirlo o correggerlo.

In una fase successiva, che può andare dai quattro agli otto anni, bambini e bambine si possono appartare per “giocare al dottore”. Anche questa esperienza deriva dalla necessità di conoscere il proprio corpo e non ha nulla a che vedere con il sesso, in quanto non conduce mai ad un rapporto fisico. Sarebbe del tutto sbagliato punire o reprimere queste attività, che vanno poi gradualmente perdendo interesse. Non occorre telefonare alla psicologa della scuola o inviare richieste di aiuto alla rubrica di “Zia Clotilde per voi” : basta fare uno sforzo di memoria e ricordare come eravamo noi alla loro età.

Più o meno in quest’epoca della vita, si fa strada anche un turpiloquio coprologico, del tutto innocente, che subirà una battuta d’arresto dopo i nove anni, per riprendere alla grande, in forme più ricche ed evolute, verso gli albori della pubertà. In ogni caso va sottolineato che si tratta di un gergo di base, attraverso il quale farsi capire ed accettare dai coetanei. È importante che si faccia una netta distinzione d’uso : si tollera coi compagni, ma non a casa. Da questo momento in poi i nostri figli diventeranno di fatto bilingui.

Secondo settennio

Il formarsi dei denti è un processo di mineralizzazione dall’interno all’esterno. Quando questo movimento si è completato, gli viene incontro il movimento opposto che è quello della maturazione sessuale. Nel secondo settennio la maggior padronanza dei propri arti, dovuta, come abbiamo visto ad una parziale liberazione del corpo eterico, fa sì che il ragazzino si senta padrone del mondo : i maschietti diventano degli scatenati emuli di Karate Kid, le femminucce, delle potenziali “ veline “. È questa l’epoca della vita in cui il bambino rischia lo stress fisico, a causa dello scatenarsi delle tendenze manageriali dei genitori : domenica equitazione, lunedì palestra ( o balletto ), martedì nuoto e così avanti. È spesso l’eccessivo impegno degli arti in senso prevalentemente fisico che può indurre nel ragazzino stressato uno sviluppo precoce dell’erotismo, in quanto in questa fase egli sperimenta soprattutto attraverso gli arti. Per connettere armonicamente l’esperienza corporea con quella interiore bisogna offrirgli modalità di espressione che portino con sé un contenuto animico. L’Euritmia può regolare ciò che l’eccesso di ginnastica ha sregolato. L’apprendimento della musica riduce le tendenze animalizzanti che derivano da una educazione eccessivamente fisica.

Se tutto procede in un senso fisiologico, intorno agli otto – nove anni la curiosità per l’altro sesso subisce un momentaneo calo, per dar luogo alla formazione di clan solo maschili o femminili, attraverso i quali si sperimenta il cameratismo come trasmissione di esperienze omologhe ( per i maschi, le prove di forza o di coraggio, per le femmine i primi giochi coi trucchi della mamma ). In questa fase un parziale correttivo di questa tendenza può essere costituito dai giochi di squadra ai quali partecipino entrambi i sessi.

Man mano che si avvicina la fase puberale, la pelvi va assumendo sempre di più il ruolo di serbatoio di immagini. Le forze che si sprigionano da questa regione sono primariamente forze spirituali creative : è della massima importanza che vengano nutrite con sentimenti elevati di rispetto della natura, di ascolto dell’altro. I primi amori platonici per la compagna di classe debbono sempre essere messi dai genitori in relazione con l’impulso a conoscersi.

Un capitolo a parte è costituito dalle domande che possono intervenire nel corso dei primi due settenni. Rispondere “scientificamente” ad un bambino che ci chiede “come sono venuto al mondo ?” è come vaccinare un piccolo di pochi mesi per malattie che potrebbe contrarre all’età di quindici anni ( ad esempio, contro l’epatite B ), cioè un non senso. La spiegazione deve essere adeguata all’età del bambino e dobbiamo considerare che tutto ciò che diremo di “scientifico” verrà immediatamente dimenticato, poiché non corrisponde all’esperienza interiore del bambino, mentre le immagini che riusciremo a evocare potranno lasciare la loro impronta tutta la vita.

Non è necessario fornire eccessive spiegazioni sulla fisiologia sessuale, a meno che non vengano poste specifiche domande. Bisogna sempre cercare di evitare di dare un’impronta solo fisica a queste spiegazioni, perché un brutale avventurarsi lungo tubuli seminiferi, ovuli e annessi uterini, porta il bambino di otto – nove anni in un ambito che sente estraneo e che non crescerà con lui. È importante trovare immagini e paragoni che gli facciano intuire anche l’aspetto spirituale del processo.

Nel primo settennio si potrà attingere a tutto il patrimonio di miti e fiabe di cui disponiamo. L’archetipo è la storia di due persone che si vogliono bene sulla terra e dopo mille avventure, il loro amore riesce ad attirare un terzo essere dal cielo. Dai sette – otto anni in poi si potrà mostrare la crescita delle piante dalla luce e dalla terra, mostrando come la pianta cresca più dalla luce e dall’aria, che dagli elementi terrestri. Si possono fare anche piccoli esperimenti in questo senso con piante di casa. Si potrà poi parlare della fecondazione delle piante, nelle fasi di produzione del fiore, di impollinazione con l’aiuto di insetti e uccelli, di elaborazione del frutto. Da queste immagini si passerà al favoloso mondo della fecondazione animale, ancora legata agli elementi e alle stagioni. Infine, si potrà accennare alla riproduzione umana, dipendente solo dalla libera scelta e dall’amore reciproco.

Nel secondo settennio inoltrato un ulteriore scossone emotivo per i genitori viene dallo scoprire nella camera del nostro cherubino dei giornaletti con donne discinte. In genere sono le mamme che fanno con orrore questa scoperta e il loro primo pensiero spontaneo è : “deve averceli lasciati mio marito !“ Come intervenire ? Accertato che è proprio il nostro cherubino a leggere queste riviste, la cosa migliore è far finta di niente. Innanzitutto, perché se non si interviene con sermoni e punizioni, questa fase di voyeurismo si estingue rapidamente. In secondo luogo, perché dai tredici, quattordici anni in poi dobbiamo imparare il difficile equilibrio tra il rispetto della privacy di nostro figlio e il mantenimento di un rapporto di confidenza. Il passaggio di mano in mano di queste immagini proibite è, come la prima sigaretta, un segno di appartenenza ad un nuovo clan di amicizie maschili Non esiste un problema analogo per le ragazzine, in quanto la loro esperienza esistenziale è molto meno fisica.

Verso la fine del secondo settennio, un ulteriore elemento di disagio per i cambiamenti in atto della forma corporea è costituito dalle polluzioni notturne o dalle prime mestruazioni. Anche qui i genitori debbono essere ben consapevoli del fatto che il futuro sviluppo di questa normale fisiologia dipenderà anche da come viene ora presentata. Mi capita spesso di dover curare i dolori mestruali delle adolescenti, che, escluse le principali cause patologiche, sono nella maggior parte dei casi di origine psicologica. A questa età spesso i ragazzi hanno paura di diventare adulti e vedono con preoccupazione questi segnali. Se noi siamo in grado di dare una connotazione positiva di ciò che sta accadendo, lo sviluppo sarà più armonico e consapevole. Bisogna spiegare ai nostri figli che questi sono i primi segnali di una raggiunta fertilità e non una fastidiosa circostanza. Erezioni notturne e mestruazioni sono l’annuncio che si sta entrando in una fase della vita in cui potranno essere fecondi come i genitori. È importante che questo primo impatto con la propria sessualità venga accompagnato dal padre per i maschi e dalla madre per le femmine, anche perché in questo secondo caso è necessario fornire assistenza e informazioni pratiche.

La pedagogia è quindi la storia del progressivo distacco dei nostri figli da noi stessi. Se questo distacco viene previsto e pilotato, tutto avverrà senza troppi problemi, ma soprattutto, assisteremo ad una crescita reciproca : evolveremo anche noi, con i nostri figli. Il segreto consiste essenzialmente in un ascolto incessante.

Dott. Gino Boriosi