Educare alla libertà

pensieri raccolti da Andrea Scicchitani a margine di una conversazione sul tema

aprile 2010

Una scuola che opera secondo la pedagogia di Rudolf Steiner ha come motivo fondamentale l’educazione alla libertà, ed è questo il tema che vogliamo cercare di affrontare questa sera. Oggi la parola libertà evoca in ogni uomo una vivente aspirazione; viene utilizzata sovente, spesso con significati e accezioni diverse.
La scienza pedagogica attuale ha iniziato a inserire l’immagine della scuola, dell’istruzione e dell’educazione, in un contesto sociologico; l’arte dell’educazione di Rudolf Steiner si fonda da sempre su un programma sociale, è finalizzata alla società del futuro, per l’evoluzione dell’uomo e dell’umanità.
Può essere significativo, per indagare il senso che diamo alla parola “libertà”, ricordare brevemente il percorso che ha portato alla fondazione della prima scuola, il 7 settembre 1919, a Stoccarda, in Germania.
In quel tempo, dopo la fine della Grande Guerra, la Germania viveva nella minaccia di una guerra civile; la vita economica era al collasso; il denaro valeva appena quanto la carta con cui veniva stampato; fame ed epidemie erano diffuse; disoccupazione e sommosse di vario tipo erano all’ordine del giorno; bande armate si aggiravano per i paesi e le città; il conflitto tra opposte classi sociali era esteso.
Rudolf Steiner, sollecitato da uomini politici, industriali e scienziati a lui vicini, decise di dare il suo contributo presentando pubblicamente la sua concezione di un nuovo ordinamento sociale.
Nel mese di aprile di quell’anno pubblicò il libro “I punti essenziali della questione sociale” e tenne una serie di conferenze sia di fronte agli industriali, che in raduni operai, nelle fabbriche, nelle officine, nelle birrerie, in diversi luoghi di ritrovo.
Dopo alcuni di questi incontri nella grande fabbrica di sigarette “Waldorf-Astoria”, operai e impiegati che avevano accolto alcuni cenni dei principi sociali e pedagogici chiesero a Rudolf Steiner di fare qualcosa per i propri figli. Nacque così la prima scuola Waldorf, con il sostegno dell’industriale Emil Molt.
Rudolf Steiner, durante quegli incontri, affrontava temi diversi:
– l’individualità umana
– il divenire dell’uomo e del mondo
– la tripartizione dell’essere umano e la tripartizione dell’organismo sociale

Individualità umana

“E una donna che teneva un bambino al seno disse:
“parlaci dei figli”.
I vostri figli non sono vostri figli.
sono i figli e le figlie della brama
che la vita ha per se stessa.
Essi non provengono da voi, ma attraverso voi,
e benché stiano con voi, non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore
ma non i vostri pensieri,
poiché essi hanno i propri pensieri.
Potete dar alloggio ai loro corpi, ma non alle loro anime,
poiché le loro anime dimorano nella casa del domani,
che voi non potete visitare nemmeno in sogno.
Potete sforzarvi di essere come loro:
non cercate però di renderli come voi,
la vita, infatti, non torna indietro
né indugia sul passato.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli
come frecce viventi sono lanciati.
L’Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito
e vi piega con la sua potenza
perché le sue frecce
volino veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia dalla mano dell’Arciere;
poiché come egli ama la freccia che vola
così ama pure l’arco che è ben saldo”

Con queste belle e intense parole, il poeta K. Gibran dà una caratterizzazione dell’individualità umana. Ogni uomo è esposto ad un processo educativo da parte dell’ambiente sociale in cui cresce. Eppure se osserviamo con attenzione la crescita fisica, psicologica, caratteriale e interiore, notiamo che è sempre presente un elemento prettamente individuale che distingue la sua formazione. Quell’elemento si evidenzia in modo sempre più chiaro nel susseguirsi delle fasi di crescita. E’ l’Io individuale, l’IO sono; Io è il termine che posso riferire solo a me stesso, ogni Io si differenzia da qualunque altro Io.
L’essere umano deve essere considerato al tempo stesso sia come individualità autonoma, dotata di una sfera ascrivibile solo a se stessa, sia come membro di una comunità, nella quale riconoscersi, composta dall’insieme degli altri uomini.
Poeti vicini e lontani, nel silenzio della propria anima, chiusi in se stessi, nell’ascolto della propria interiorità hanno percepito l’inafferrabile.

“..E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno..”
Giacomo Leopardi nella sua anima afferra l’eterno che vi dimora.

“..l’universo trova spazio dentro me..” cantava Lucio Battisti.

Queste sono esperienze accessibili a tutti, in momenti di riflessione e di calma interiore, slegati dalla propria corporeità possiamo ascendere a spazi e tempi senza limiti.
E’ anche singolare come il termine “umanità”, donatoci dalla saggezza del genio della lingua, sia riferibile all’individuo, all’Io individuale, e possa comprendere tutti gli uomini della nostra cara Terra.
“Quell’uomo è dotato di una grande umanità”.
“L’umanità intera sta vivendo un momento drammatico”.
Sembrerà banale, ma ancora oggi alcuni sistemi sociali ignorano questa duplice realtà presente in ogni uomo.

Divenire dell’uomo e divenire del mondo

Il singolo individuo e l’umanità tutta sono inseriti in un processo di metamorfosi continua, si ritrovano in un incessante divenire.
“Dove ci troviamo oggi? Da dove veniamo? Dove vogliamo arrivare?”
“IO chi sono? Da dove vengo? Dove sto andando?”
Domande che ogni tanto ci poniamo, alle quali è lecito produrre qualche risposta.
Possiamo per un attimo ripensare alla storia dell’Umanità e trovarne un filo che unisce il suo percorso, in ogni campo in cui si è manifestata, dall’Antica India, all’Antica Persia, passando per i Fenici, gli Egizi, i Greci, i nostri progenitori latini, fino all’epoca moderna e contemporanea. Ogni antica civiltà ha donato le sue scoperte e il suo sapere all’umanità tutta. L’essere dell’umanità oggi non è altro che ciò che in passato, ogni singola civiltà ha elaborato nel suo seno, per arricchirla.
Allo stesso modo, l’individuo adulto racchiude dentro di sé il bambino, l’adolescente, il giovane del passato, fino alla sua maturità. E se guardiamo a come si modifica lo stato di coscienza nei diversi momenti della sua evoluzione individuale, possiamo trovare un parallelismo con il divenire delle antiche civiltà: da una visione dell’universo spiegabile attraverso immagini e simboli, fino a una chiarezza del pensiero in grado di indagare scientificamente anche realtà soprasensibili. Dalle antiche mitologie arriviamo alla moderna psicanalisi, che indaga i processi della psiche, dell’anima.

Tripartizione dell’essere umano: spirito, anima e corpo

• Lo Spirito è la componente dell’uomo immateriale, soprasensibile, imperituro, che ci permette di manifestare il lato creativo e la libera iniziativa individuale.
In ogni nuova generazione, i singoli individui portano con sé i propri talenti che necessitano di essere risvegliati. In questo ambito l’individuo deve poter essere libero di diventare ed esprimere se stesso, libero di poter manifestare ciò che è inscritto nel patrimonio del suo proprio IO, libero di far esprimere alla sua coscienza i pensieri e le intuizioni che coglie nel mondo delle idee.
• Polare allo Spirito è il Corpo fisico preposto a dare la possibilità della ricchezza individuale di dischiudersi sul piano dell’esistenza fisica. Al Corpo fisico, il Tempio che accoglie lo Spirito, corrisponde la facoltà dell’agire, della manifestazione della volontà, poiché ogni idea percepita ed elaborata dallo Spirito possa essere attuata.
• Tra Spirito e Corpo fisico vi è l’Anima che ha il compito di metterli in connessione, attivando la facoltà del sentire. Attraverso la percezione dei sensi, sia quelli esteriori che quelli interiori, regola anche il rapporto tra la propria individualità e il mondo esterno. Nel mio sentire giudico: sento se una cosa è positiva o negativa, prima di metterla in atto o prima di accoglierla, sento se mi è simpatica o antipatica. In questa sfera ho la necessità di stabilire un corretto rapporto tra il mio Io e il mondo; ho bisogno di equanimità, di equilibrio tra le forze di simpatia e antipatia.

Tripartizione dell’organismo sociale

Dalla tripartizione dell’essere umano possiamo vedere come, su base vivente, si potrebbe tripartire la società, trovare le relative corrispondenze con l’individualità umana e considerare gli ideali elaborati nel Settecento, libertà, uguaglianza e fratellanza, assimilandoli ad ogni sfera dell’agire umano entro una comunità: l’economia, lo Stato e la politica, il mondo della cultura. Libertà, uguaglianza, fratellanza sono i tre pilastri ideali su cui dovrebbe fondarsi ogni civiltà che intende qualificarsi come civile, giusta, morale.

• L’ambito culturale concerne l’arte, l’istruzione, la scienza, la religione e deve tendere allo sviluppo dell’individuo, prendendo in considerazione i suoi talenti e permettergli di manifestarli appieno. La vita culturale e spirituale poggia su un cammino di conoscenza e di coscienza che non può sopportare alcun tipo di costrizione, di qualunque genere essa sia; si priverebbe l’individuo della sua peculiarità umana: la libertà.

• L’ambito economico è preposto a fornire il sostegno materiale a una dignitosa esistenza quotidiana dell’uomo, in seno alla società. Concerne la produzione e la distribuzione delle merci che la natura offre e l’uomo trasforma, perché venga usata e consumata secondo le necessità individuali e collettive. Oggi, per la diffusione e la divisione del lavoro in seno ai processi industriali, tutti gli uomini sono divenuti solidali nella produzione dei beni necessari al consumo. Ogni oggetto di uso comune è stato prodotto e lavorato con la collaborazione di tante mani e di uomini diversi. Diviene sempre più urgente organizzare questa solidarietà su scala nazionale e planetaria, secondo le leggi oggettive dei bisogni reali e della soddisfazione degli stessi. Questo è l’ambito nel quale dovrebbe vivere la fratellanza.

• L’ambito politico e legislativo, l’ambito giuridico deve regolare equamente i rapporti della convivenza umana, tra gli individui, tra gli individui e lo Stato, tra gli Stati. Il settore delle leggi e del diritto sarà il mediatore tra l’ambito culturale e quello economico, a condizione di rispettare e di garantire loro la propria specificità. Questo è il livello dove deve vivere il principio dell’uguaglianza.

Educare alla libertà

Il senso sociale cosciente si risveglia riconoscendo che la libertà è la condizione per una vera vita spirituale e culturale, che l’uguaglianza è la legge valida sul piano delle convenzioni giuridiche e che la fratellanza non è altro che la scoperta della solidarietà economica secondo la quale noi tutti abbiamo bisogno gli uni degli altri.
E’ secondo questa accezione che una scuola steineriana intende educare alla libertà. E’ quella libertà che sola può vivere nello spirito individuale, nell’IO umano; è quella realtà che permette alla coscienza di astrarsi da ogni condizionamento culturale, politico, economico e trova solo nella propria interiorità la sua giustificazione e il superamento di ogni limite.
E’ la libertà di cui ci parla Solgenitsin nell”Arcipelago Gulag” quando lo scarpone di un guardiano stava per infrangersi sul suo volto, mentre era accasciato sul terreno gelido, e lui pensò: “Puoi devastare il mio corpo, ma non entrerai mai nel mio Spirito”.
E’ la libertà di Mandela, conquistata in 28 anni di carcere, in una cella di tre metri per due, dove recitava:

Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l’indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.
W. E. Henley (1849-1903)

Questa poesia è stata scritta su un letto d’ospedale dall’inglese William Ernest Henley. All’età di 12 anni, Henley rimase vittima di una grave forma di tubercolosi ossea. Nonostante ciò, riuscì a continuare i suoi studi e a tentare una carriera giornalistica a Londra. Il suo lavoro, però, fu interrotto continuamente dalla grave patologia, che all’età di 25 anni lo costrinse all’amputazione di una gamba per sopravvivere. Henley non si scoraggiò e continuò a vivere ancora per circa 30 anni con una protesi artificiale.

Attraverso questa libertà dello Spirito, l’IO individuale può ascendere a quelle intuizioni che possono donare forme e contenuti nuovi al futuro del mondo; sono forme e contenuti già presenti nei nostri figli e nei figli dei nostri figli, il futuro del mondo. Bisogna permettere loro di coglierle e agirle. In questo senso, e con questo significato, diventa tanto importante il processo educativo: aiutare i bambini a “educere”, a portare fuori, a manifestare tutta la propria ricchezza interiore.

L’adulto che accompagna il bambino, il genitore, l’insegnante, sono chiamati a questo compito poiché il bambino può ascendere all’Uomo solo in virtù dell’altro uomo.

Già nel 1200, Federico II di Svevia, Re di Sicilia, uomo di illimitata sete di conoscenza, fece alcuni esperimenti che possono apparire oggi alquanto crudeli. Affidò un gruppo di bambini orfani alla cura di balie a cui era proibito nel modo più assoluto rivolgere loro la parola e ogni tipo di attenzione affettiva; dovevano semplicemente badare alla cura delle necessità fisiche. Quei bambini morirono tutti molto presto.

Abbiamo anche la documentazione di alcuni casi denominati “bambini lupo”. Nel 1800, in Francia, un gruppo di cacciatori ritrova un bambino nella foresta; aveva circa 11-12 anni, ringhiava e cercava di mordere chiunque. Un certo Dott. Itard si assunse la responsabilità di curarlo, ma dopo sei anni di intenso lavoro si rassegnò: quel bambino non riuscì ad apprendere neppure la stazione eretta e il linguaggio umano.

In India, nell’ottobre del 1920, da una tana di lupi, il Sig. Singh vide uscire due piccoli esseri umani, due bimbe, Amala di circa 18 mesi, e Kamala di circa 8 anni. Apparentemente insensibili al caldo e al freddo, non sopportavano la luce, si muovevano sui quattro arti, ululavano, Dopo poco la più piccola morì. Kamala realizzò alcuni modesti progressi nello sviluppo affettivo e cognitivo, imparò circa 50 parole, dopo alcuni anni si ergeva in piedi, e raggiunse l’età di 18anni. Il Sig. Singh, quando pubblicò il diario ove aveva trascritto le varie fasi di quella vicenda, parlava di addomesticamento più che di educazione.
Questi esempi per affermare ancora una volta quanto sia importante, per il divenire del bambino, la presenza dell’uomo. Gli anni fondamentali per l’essere umano sono i primi dopo la nascita; nei primi tre anni di vita impara a ergersi in piedi, a parlare, a pensare. Il calore e l’affetto di coloro che l’hanno accolto e lo curano amorevolmente, permettono al bambino di cogliere e riflettere la propria umanità; gli permettono di rispecchiarsi nella dignità dell’uomo e proprio questo permetterà a quel bambino, un giorno, di ascendere alla propria libertà.

Potremmo considerare quali e quanti siano oggi gli attacchi al mondo dell’infanzia; la società moderna è sempre più povera di contenuti, di senso, di valori e di calore umano e sempre più caratterizzata da stimoli artificiali o virtuali, con una relativa possibilità di regressione affettiva analoga a quella dei bambini lupo.
I casi più eclatanti sono quelli in cui un adolescente compie delitti efferati, anche nell’ambito familiare (Erika e Omar a Novi Ligure) senza manifestare, né prima né dopo l’atto, alcuna emozione o segno di pentimento. Pare quasi che tutto sia stato commesso senza alcuna minima consapevolezza. Quelle azioni contro la vita, che giudichiamo come disumane, ci dovrebbero costringere ancora a chiarirci che cosa è umano.

Nell’educazione del bambino, non priva di un processo di auto-educazione dell’adulto, assume un ruolo determinante la domanda su ciò che è Bene e ciò che è Male. E nella profondità del nostro essere, oltre le forme-pensiero elaborate dall’umanità nella sua evoluzione, oltre i dogmi e i comandamenti, sappiamo che ogni riferimento etico-morale dell’uomo contemporaneo, è l’uomo stesso. Oggi siamo l’unico criterio possibile per discernere il bene dal male. Dobbiamo semplicemente cercare di individuare sempre meglio e con grande chiarezza che cosa promuove e accresce l’umano e ciò che ne produce la sua omissione; il compito dell’uomo è manifestare se stesso nella sua completezza, allontanando il disumano. Il bene dentro l’umano ci riconduce alle realtà fondamentali, da tutti tanto ambite e da rare individualità agite: la libertà e l’amore. La libertà vissuta come esplicazione della propria pienezza umana e l’amore come possibilità auspicata all’altro di esplicazione della pienezza del proprio sé. Il bene umano è libertà nell’amore di sé ed è amore nella volontà di promuovere la libertà altrui. Ogni omissione di libertà e amore produce ciò che definiamo male, dentro l’umano.

Balziamo ora direttamente alla scuola, nella fascia d’età relativa al secondo settennio. Innanzitutto il passaggio alla scuola rappresenta una vera e propria tappa che richiede un’attenta valutazione per verificare che il bambino sia pronto per questo nuovo e importante percorso; l’inserimento non avviene prima del pieno ingresso del bambino nel settimo anno d’età. Nel primo settennio tutte le forze vitali del bambino sono impiegate per portare a compimento il lavoro di sviluppo del corpo fisico; se le stesse vengono utilizzate in attività cognitive depauperiamo il corpo fisico di questo intenso lavoro interno.

Mentre nella prima infanzia il bambino vive in una intima connessione con il mondo, come in una realtà paradisiaca, al quale dà tutto se stesso e a cui si connette in una continua attività volitiva di movimento, dove anche un tavolo può essere buono o cattivo se ci si sbatte contro, nel secondo settennio inizia il suo viaggio nella realtà terrena, con una coscienza ancora sognante, il cui risveglio avviene nel periodo della pubertà. A quello stato di coscienza bisogna portare contenuti adeguati, in modo che possano essere compresi e crescere in seguito insieme al bambino. Il bambino ha quindi la necessità di accogliere non concetti rigidi e fissi, ma immagini che siano in grado di sintonizzarsi con la sua realtà interiore; su questo piano si può comprendere il valore del racconto di fiabe, favole, miti, che rivelano in contesti di immagini un mondo di pensiero, e attraverso le quali abbiamo la possibilità di ascendere a una conoscenza ricca di complessità, percepibile in modo semplice e sintetico, sino ad arrivare alla storia vera e propria, legandola al vissuto e alle biografie di grandi uomini. E’ questa l’età dove lo sviluppo interessa in modo peculiare la sfera emozionale e bisogna curare l’educazione della vita dell’anima; oltre a una generale configurazione artistica dell’insegnamento, abbiamo gli strumenti delle attività artistiche vere e proprie: la pittura, il canto, la musica, il disegno, il modellaggio della cera e della creta, l’euritmia, la recitazione e il teatro. A queste si accompagnano tutte le attività manuali: fare la maglia, cucire, ricamare, fare la calza, in un percorso che porterà, nelle classi medie, all’uso della macchina per cucire e a confezionare un capo d’abbigliamento. Le materie accademiche (la lingua madre, matematica, storia, scienze,..), vitalizzate dall’insegnante in modo che il bambino possa accoglierle e sentirle vive dentro di sé, accompagnate da attività artistiche e manuali, rispondono al nutrimento della complessità dell’essere umano che non è solo testa-pensiero, ma anche cuore-sentimento e mani-volontà. Possiamo chiudere sostenendo che quanto più sarà vario e molteplice l’insegnamento e tanto più il bambino avrà la possibilità di trovare se stesso e affermarsi nella libertà.