Perché ci complichiamo la vita?

Introduzione all’Assemblea Generale dell’ 11 Dicembre 2004

Adriaan Bekman, Consulente di sviluppo delle organizzazioni a Zeist

 

Ho constatato che, nelle istituzioni e organizzazioni antroposofiche, si incontrano delle difficoltà rispetto a certi argomenti che in organizzazioni non antroposofiche vengono trattati con un approccio più naturale. Allo stesso tempo, le organizzazioni antroposofiche contribuiscono notevolmente al benessere umano e sociale.

In questo articolo vorrei approfondire questa disputa. Tramite l’esempio di Rudolf Steiner vorrei dimostrare che queste complicazioni possono essere evitate.

Inoltre, vorrei illustrare alcuni problemi di organizzazione e di leadership nel tempo. Il risultato dovrebbe essere la rivalutazione dei principi sui quali si basa la pratica dell’organizzazione e dell’amministrazione, in particolare, delle scuole libere, portandoci alla formazione di nuovi concetti e regolamenti di questi istituti cosi importanti. Con l’aiuto di questi, riusciamo a dirigere con semplicità e con la collaborazione di tutti evitando così conflitti troppo marcati.

Introduzione

Nella realtà dell’antroposofia incontriamo alcuni ostacoli che rendono difficile una sana interazione tra visione e realtà antroposofica da un lato, ed altri punti di vista dall’altro.

L’antroposofia è percepita come cultura di risposte anziché cultura di domande. Ma troppo spesso tendiamo a spiegare agli altri, in base all’antroposofia, come gira il mondo. Esistono delle discrepanze tra le visioni antroposofiche che vengono trasmesse verso l’esterno e le pratiche antroposofiche effettuate all’interno. Nel tentativo di migliorare il mondo si rischia di fallire a causa di conflitti interni. L’antroposofia ha come obiettivo la ricerca della verità e la costruzione di una società fondata su di essa. Questo può causare contrasti con iniziative personali, il dover agire a seconda delle situazioni ed il “voler far bene” a tutti i costi.

C’è una differenza tra la trasmissione delle buone intenzioni e la contemplazione dei risultati delle proprie azioni. Queste possono spesso convergere in un’ organizzazione o nella vita privata, dove l’apparenza non corrisponde più all’interiorità.

Esistono delle tensioni tra le aspettative di un buon comportamento antroposofico poste dalla società ed il comportamento del singolo individuo.

Vogliamo vivere nell’omologazione e nell’imitazione dei modelli proposti dalla società o stimolare comportamenti differenziati?

Antroposofia è anche e soprattutto fonte d’ispirazione per persone intraprendenti che offrono contributi speciali alla società.

Gli istituti ispirati dall’antroposofia danno contributi e prestazioni eccezionali che hanno un valore aggiunto e danno un impulso innovativo alla società e alla vita umana.

Esistono degli istituti innovativi ai quali la società riconosce un ruolo particolarmente importante e che sono giudicati positivamente dai clienti, dalle istituzioni pubbliche e dai gruppi di opinione. Le opere di Steiner e dei successivi antroposofi sono fonte d’ispirazione per coloro che le possono leggere ed interpretare. Fungono da ricca fonte d’idee e percorsi di vita ai quali anch’ io personalmente sono grato. Mi considero un uomo fortunato ad aver potuto lavorare per 28 anni in un istituto ispiratore come il NPI, l’istituto di sviluppo dell’organizzazione, con colleghi speciali, per clienti speciali, servendomi di concetti altrettanto speciali. L’antroposofia ha contribuito enormemente a questo.

Rudolf Steiner come leader

Qual è la storia di Rudolf Steiner come leader? Il suo modo di gestire la formazione delle comunità non si basava principalmente sulle vedute e sui concetti spirituali o sul contenuto, ma si concentrava sul processo stesso.

Si basava sui punti di vista pratici e sull’esperienza derivata da un processo d’apprendimento personale. Rudolf Steiner stesso lo descrisse nella sua autobiografia.

Per questo motivo è più interessante guardare le situazioni nelle quali Rudolf Steiner si propose come leader che analizzare il contenuto delle sue conferenze o dei suoi scritti.

Inerente a questo è il convegno di Natale del 1923/24, per me fonte importante.

C’è una relazione approfondita che porta il titolo “Die Weinachtstagung zuer Begruedung der Allgemeinen Anthroposophischen Gesellschaft” (il convegno di Natale per la fondazione della Società Antroposofica Universale 1923/24 sic).

E’ affascinante leggere come Rudolf Steiner condusse questo convegno. In quel momento la situazione all’interno della Società Antroposofica era disastrosa. La libreria di Berlino era fallita e tutti i libri erano stati trasportati a Dornach. Per Rudolf Steiner fu una catastrofe. L’idea della tripartizione dell’organismo sociale non fu abbracciata da politici ed imprenditori. Fu un fallimento totale e la speranza di Rudolf Steiner di esercitare un’influenza importante sulla cultura si rivelò un’illusione.

La prima guerra mondiale frammentò l’Europa e distrusse una generazione di giovani uomini. Le ferite non guarirono. Il nazionalsocialismo e il bolscevismo prendevano sempre più piede.

Un attentato a Rudolf Steiner, maturato negli ambienti nazisti, gli impedì di apparire o di parlare in pubblico in Germania. All’interno della Società Antroposofica, della quale Rudolf Steiner era consulente, regnava il caos totale.

C’erano tensioni continue tra i soci, prevalentemente a proposito di chi fosse il socio più dedito alla causa e conseguentemente chi si meritasse più attenzione e rispetto. Inoltre Rudolf Steiner era continuamente accerchiato da soci con i loro problemi personali, dai quali non poteva e non voleva distanziarsi.

Il Goetheanum fu distrutto da un incendio. Il lavoro di anni fu annullato in una notte. Il discorso d’apertura del convegno di Natale 1923, tenuto da Rudolf Steiner, fu chiaro e significativo. Rudolf Steiner descrisse l’avvenimento, queste “Truemmerhaufen”(ruine sic), agli altri membri della società e chiese loro di trarne lezione e di superare l’accaduto. Quasi tutto ciò che aveva creato era sparito o distrutto. Dovette sostenere un’energica lotta per fare il passo successivo nello sviluppo dell’antroposofia. Il Convegno di Natale mostrò un Rudolf Steiner in veste di leader e fu il primo convegno “manageriale” per i membri ed il nucleo della Società Antroposofica Universale.

Alla veglia del convegno, Rudolf Steiner prese alcune decisioni importanti, dopo aver metabolizzato l’accaduto.

Fu così che Steiner, nel corso del Convegno di Natale del 1923, pose la “prima pietra” della Società Antroposofica Universale. Idea che ne sta alla base è che l’antroposofia può innescarsi liberamente solo nel cuore delle persone di buona volontà. Soltanto là, l’Antroposofia può vivere, sopravvivere ed essere protetta dalle forze antagoniste. Rudolf Steiner sottolinea che il cuore umano è l’unico luogo nel quale l’immagine umana può essere protetta dalle forze Arimaniche e Luciferiche. Queste forze sono attive dappertutto, incluso il nostro corpo, la nostra mente, le nostre articolazioni.

La prima pietra riflette l’immagine dell’essere umano. E’ una medicina potente per noi e ci aiuta a capire certe incognite.

La prima decisione che Rudolf Steiner prese, nelle sue funzioni di presidente e di leader, fu rischiosa. Significò che la nuova comunità doveva essere costruita nel cuore delle persone e non basata su fondamenta giuridiche o materiali. Questa nuova impostazione indicava che il benessere della comunità stava nei cuori dei soci.

La seconda decisione che Rudolf Steiner prese fu quella di fondare una nuova Società Antroposofica, con lo scopo di stabilire un luogo d’incontro per chi voleva frequentarlo per sua libera scelta. Doveva essere una casa libera dove le idee innovative dei giovani potevano essere nutrite e curate.

Con questa impostazione Rudolf Steiner si distanziò dalla vecchia Società Antroposofica, cosa che fu difficile da accettare per molti soci di lunga data. Rudolf Steiner cercò di fondare una nuova società nella quale i membri potessero incontrarsi, parlare liberamente e condividere le proprie esperienze ed interessi spirituali.

La terza decisione che Rudolf Steiner prese fu quella di introdurre alcuni principi basilari per la formazione della comunità. Trovo interessante come Rudolf Steiner gestì l’introduzione degli statuti. In primo luogo trovò fondamentale che i membri si riconoscessero negli stessi, incitandoli a proporre dei miglioramenti. In seguito a ciò, divenne chiaro che Rudolf Steiner non voleva più tornare alle abitudine della vecchia Società Antroposofica.

Per esempio, a varie riprese, emerse la proposta dei membri di accettare le regole in blocco – visto che erano state scritte dal maestro stesso, chi avrebbe potuto ancora proporre dei miglioramenti? – ma Rudolf Steiner rifiutò e invitò a seguire la nuova procedura da lui introdotta affinché i membri fossero in grado di accettare le conseguenze di ogni decisione presa.

La quarta decisione che Rudolf Steiner prese fu di realizzare la Libera Università di Scienze dello Spirito. Essa aveva come scopo di favorire l’indagine spirituale. Inoltre dava la possibilità di accogliere professori e mentori come Ita Wegman, che contribuivano al processo meditativo della comunità.

Introducendo queste quattro decisioni Rudolf Steiner unì il suo destino a quello della Società Antroposofica e alla comunità di persone che la costituiva. Obiettivo della Società Antroposofica è sostenere coloro che vogliono dare un nuovo impulso sociale al mondo e che vogliono farlo partendo da una visione spirituale e liberamente scelta.

Contemporaneamente Rudolf Steiner introdusse i cinque principi o linee direttive sulle quale basava le sue decisioni.

La prima linea direttiva fu che ciascuno, i membri e coloro che dirigono, deve avere la responsabilità di un singolo processo. Rudolf Steiner fece appello ai membri di accettare che ciascuno è diverso, con talenti e capacità vari.

Egli si alleò in vari modi a gruppi di persone intorno a lui e ciò viene chiaramente illustrato dai legami che forgiò con i vari membri da lui scelti e che costituivano la nuova Società Antroposofica Universale.

La seconda linea direttiva riguardò la decentralizzazione. Questo era un nuovo principio per una comunità spirituale. Rudolf Steiner decise che ogni membro avrebbe avuto la possibilità di formare un nuovo gruppo e portarlo all’interno della Società Antroposofica.

Amò esser coinvolto nella formazione di una Società Antroposofica nei Paesi Bassi e apprezzò la nascita di vari gruppi in luoghi diversi.

La terza linea direttiva consistette nella formazione di un consiglio d’amministrazione dove i membri avevano la responsabilità di supportare tutte le iniziative, partendo dai membri individuali o da gruppi di membri, che contribuivano allo sviluppo dell’impulso spirituale. Il consiglio di amministrazione non era inteso come organo supervisore che esercitava potere e controllo ma aveva come scopo quello di stimolare le persone a prendere l’iniziativa e a ritenersi responsabili per un singolo processo.

Fu proprio questo principio a rendere la Società vulnerabile e in seguito alla morte di Rudolf Steiner, emersero problemi di leadership. La leadership esercitata dietro le quinte risulta problematica; alla leadership esercitata di fronte a tutti viene opposta una forte resistenza. Non tutti possono avere un ruolo direttivo ed è impossibile tener conto di tutte le opinioni.

Per contro Rudolf Steiner manifestò una forte leadership, capace di iniziative, intesa a dare impulsi e consigli e a porre il massimo valore sull’elemento personale umano.

Perché questo è cosi importante?

Oggi giorno, il Cristo eterico è presente in noi e può essere percepito nelle nostre interazioni. Se ne siamo consapevoli, ci rendiamo poi conto dell’importanza di svolgere questi processi in un contesto d’apertura e che coloro che li conducono possono aver lo spazio per farlo.

La forza di Cristo è presente quando le persone collaborano, partendo dalle proprie responsabilità e quando possono con fiducia contare su colui che conduce il processo. Quando un consiglio d’amministrazione si disintegra a causa della mancata fiducia e soprattutto quando essa è associata alle ambizioni spirituali, le forze antagoniste hanno libertà d’azione in una comunità. La comunità se ne accorgerà sulla propria pelle.

La quarta direttiva parlò di un sistema finanziario semplice e trasparente per salvaguardare la salute economica della Società Antroposofica.

Trovo affascinante il modo in cui Rudolf Steiner gestisce la questione dei soldi. Si trattava di un compenso che i vari gruppi davano all’organizzazione centrale a Dornach. Rudolf Steiner lo vide come un processo di negoziazione in cui le necessità del centro e le risorse periferiche disponibili si dovevano incontrare.

La questione dei soldi pone rapidamente la domanda esistenziale sul tappeto perché le necessità superano sempre le risorse disponibili.

Rudolf Steiner insiste su una trasparenza bilaterale e fa appello ai membri di prendersi la responsabilità in materia.

La quinta guida direttiva si riferì all’”apertura verso l’altro”. La Società Antroposofica Universale è un’istituzione che apre le proprie porte a tutti, «senza distinzione di nazionalità, di ceto, di religione, di concezione artistica o scientifica». Chiunque non sia accettato localmente, può essere ammesso a livello centrale. Questa direttiva stimola l’unione e la collaborazione di movimenti differenti. Il confronto non deve esser evitato perché è un elemento fondamentale del karma.

Applicando questo concetto di leadership, Rudolf Steiner cercò di distanziarsi dai vecchi rapporti e di crearne dei nuovi. Posava la base per lo sviluppo di una Società Antroposofica sana e dignitosa all’interno di un contesto non sempre propenso alla spiritualità.

Per contro, nella realtà possiamo trovare delle pratiche molto diverse tra di loro nonostante siano tutte basate su punti di vista che Steiner espresse in vari occasioni e in vari contesti.

L’esempio più penoso è la triarticolazione che viene interpretata come se fosse un concetto amministrativo. In molte iniziative ed organizzazioni antroposofiche la triarticolazione è applicata, dividendo la responsabilità in tre gruppi; uno responsabile per i soldi, uno per il personale e uno per lo sviluppo.

Questa applicazione della triarticolazione sociale non solo è poco efficace, ma la ritengo anche contraria alla pratica che introdusse Steiner.

Egli rese le persone personalmente responsabili e volle stimolare la collaborazione. Purtroppo, in assenza di leadership qualunque società si disintegrerebbe perché i problemi non potrebbero essere gestiti.

La società organizzata

Per capire meglio la tensione esistente tra i movimenti antroposofici e la società attuale bisogna analizzare come si è svolto lo sviluppo da una società tradizionale ad una società organizzata. La società tradizionale da cui deriviamo si caratterizza come comunità familiare, comunità popolare, comunità religiosa o comunità professionale. Queste forme di comunità sono sempre esistite e sono state tramandate.

Era normale che i figli adottassero la religione, la professione, lo stile di vita, tramandati dai genitori. Tuttora nasciamo, viviamo e moriamo in seno ad una comunità tradizionale. Prima di fare un passo importante si coinvolge la comunità o la comunità si auto-coinvolge. La comunità tradizionale la troviamo già là, quasi come un regalo. Questo fenomeno, però, che sembrava naturale e automatico, sta scomparendo. Le chiese sono sempre meno frequentate e ci sono più secondi matrimoni che mai. I figli non scelgono più lo stesso mestiere dei genitori. Mentre una volta la gente moriva nella regione dove aveva trascorso tutta la vita, adesso lasciano il proprio territorio di origine sempre di più, con destinazioni e destini ben diversi.

Gli sviluppi degli ultimi due secoli hanno avuto come conseguenza la graduale disintegrazione della società tradizionale e del suo significato sociale. Ne vorrei illustrare qualcuno.

Primariamente lo sviluppo del pensiero scientifico e la tecnologia collegata ad esso; in seguito ai geni che sconvolgono il credo tradizionale con le loro visioni, come Copernico e Newton, le persone scoprono il desiderio di conoscere la realtà percepibile attraverso la ricerca e l’esperienza personale. La verità tradizionale è compromessa. E’ vero tutto ciò che è percepibile e dimostrabile. Contemporaneamente gli inventori liberano le forze naturali. Dalla polvere da sparo all’energia atomica, le forze naturali vengono raggruppate in uno spazio meccanico, creato dall’essere umano. Il filosofo Jacques Ellul ci dimostra come la tecnologia trasforma queste forze naturali in forze del sistema. La tecnologia si è sviluppata in una forza del sistema che influenza tutte le sfere della vita. Egli c’illustra l’esempio della macchina e del traffico, dell’elettricità e dell’illuminazione, del telefono e della comunicazione elettronica. La tecnologia e il sistema accelerano tutti i processi. Tutti i processi vitali sono controllati dal sistema. Ellul afferma che questo comporta una minaccia alla libertà, perché lo sviluppo tecnologico avanza autonomamente e non si può fermare. Sostiene che la forza di Cristo è l’unica forza che ci possa salvare da questa tendenza. Martin Heidegger ugualmente vede la tecnologia come uno sviluppo fondamentale che influenza il destino umano. Egli enfatizza la necessità di rassegnarsi.

Il sociologo Giddens e il filosofo Ulrich Beck descrivono in modo approfondito l’influenza che deriva da questi sistemi anonimi onnipotenti. Beck scrive che, dopo la società industriale, attualmente viviamo in ciò che lui chiama “una società del rischio”. Come singole persone non ci possiamo più ritirare nei nostri bastioni familiari o nelle situazioni private sicure. Non esistono più porte che chiudono, come ci ha fatto vedere ciò che è accaduto a Cernobyl. Giddens evidenzia l’estremo interesse per tutto ciò che riguarda la salute e il benessere personale. Il mondo è invaso da letteratura e guru che indicano all’individuo la strada verso la felicità personale. Ma Giddens non crede che riusciamo a fuggire alle conseguenze dei sistemi sociali anonimi che influenzano, e a volte, addirittura, determinano la nostra felicità e il benessere personale. Il mondo crollerà quando la fornitura elettrica viene interrotta, gli ospedali chiudono, la pensione non viene più pagata. La società ormai non dipende più da istituzioni come la Chiesa e lo Stato. Non è più possibile trovare un rifugio sicuro nel movimento e nella Società Antroposofica, che a loro volta, sono diventati un sistema organizzato. Tutto è impregnato dalle forze potenti che noi stessi abbiamo creato. L’unico luogo dove arriva la vera libertà umana è, infatti, il cuore dell’uomo, come già ci dimostrò Rudolf Steiner nella sua introduzione della pietra di fondazione. Ma anche nel cuore dell’uomo ci sono dei conflitti e possono influenzare delle forze. Qui comunque l’ego individuale riesce ancora a decidere e a fare delle scelte in modo autonomo.

Un secondo sviluppo che riflette bene lo spirito del tempo è lo sviluppo di una società multi culturale. Dove prima si usava pensare in termini di nazionalità, razza e popolo, adesso ci troviamo di fronte ad una società in cui vediamo l’intero mondo davanti alla nostra porta. Gli stati non appartengono più unicamente alla propria popolazione nazionale. L’intera popolazione mondiale vive dappertutto. Questo significa che dobbiamo dire addio alle nostre salde convinzioni e saggezze e che ci dobbiamo occupare di una molteplicità di convinzioni, esperienze di vita e abitudini. Mondi che prima erano lontani adesso si sono avvicinati. Stiamo diventando una società mondiale nella quale l’economia mondiale rappresenti una molla determinante. Facciamo affari con tutti. Nella nostra società troviamo prodotti provenienti da tutto il mondo e collaboriamo in modo organizzato con l’intero mondo. In questo modo nascono gesti, lingue e culture universali. In tutto il mondo troviamo la Coca Cola, McDonalds, Philips ecc. Tutti guardano la televisione, tutti vedono passare macchine davanti a casa oppure guidano la macchina. Le culture locali vengono assorbite dalla cultura universale che si sta sviluppando. Quando noi qui prendiamo una decisione radicale, l’altra parte del mondo ne risente le conseguenze. Possiamo viaggiare ovunque, possiamo essere dove vogliamo essere, possiamo frequentare chi andiamo a trovare. Tante differenze importanti nei tempi di Rudolf Steiner non sono più rilevanti in quanto sono state sorpassate dal tempo. Anche il movimento antroposofico si è ramificato in tutto il mondo ed è diventato un movimento multiculturale. Sarebbe un’illusione credere che questo movimento possa diventare un mondo autonomo separato che si incontri a Dornach. La relazione antroposofica che esiste tra la gente, è una delle tante relazioni che ognuno di noi intrattiene con tanti altri ambienti. Qui non c’è spazio per una lealtà unisona, anche se tanti ci credono ancora e cercano di vivere di conseguenza. Questo risulta in fenomeni settari forzati nel comportamento, nell’uso del linguaggio e nelle abitudini.

Un terzo sviluppo è quello di una modificata concezione della scienza. Nei tempi di Rudolf Steiner la concezione era pienamente scientifica, modernistica. Tutta la spiritualità era messa al bando, la vita era considerata misurabile e pesabile. L’atteggiamento ostile da parte della scienza nei confronti dell’antroposofia ha contribuito ad una visione tagliente di Rudolf Steiner riguardo al ruolo della scienza nella società e alla dominanza delle scienze naturali. Adesso stiamo scoprendo la relatività della scienza. La scienza non si è dimostrata la protettrice del nostro benessere. Ciò che viene dichiarato vero un giorno, si rivela di essere non vero il giorno dopo. Gli scienziati post-moderni accusano la scienza modernistica della ricerca di oggettività e verità. Essi vanno oltre, eliminando questi due concetti e sostenendo pienamente la solidarietà umana. Qui sulla terra dovremo metterci d’accordo e non possiamo ricadere su verità generalmente accettate. Ciò che è vero, lo è temporaneamente ed è determinato da come noi ci mettiamo d’accordo in riguardo. Questa concezione della scienza potrebbe essere interpretata completamente come una visione “parcivalliana”. Noi viaggiamo come dei ciechi e sordi attraverso il tempo e siamo tenuti a scoprire, con grande fatica, tramite delle domande, com’è fatto il mondo. Non possiamo più contare su vecchie sapienze ma dobbiamo scoprire insieme nella vita pratica che cosa conta veramente. Inoltre, in questo processo, tutto può nuovamente concorrere. Non esistono obiezioni contro nessun punto di vista finché non pretenda il monopolio di oggettività e verità. Questo fatto mette l’antroposofia nel suo insieme in una posizione difficile. Non possiamo tenerci al punto di partenza che ciò che dice Rudolf Steiner sia la verità. Dovremo indagare da soli, dovremo da soli fare dei passi per poter arrivare alle nostre proprie verità. In tutto questo, l’antroposofia può concorrere pienamente. Questa visione post-moderna che fa parte del nostro spirito del tempo, disfa qualsiasi pretesa di verità. Possiamo essere dispiaciuti di questo dato di fatto, che può produrre opposizione e disaccordo, ma io credo che ci offra la possibilità di assumere la nostra responsabilità e di metterci al lavoro insieme. Non ci dobbiamo più nascondere dietro convinzioni e verità antroposofiche ma possiamo impegnarci a rendere esplicito il nostro proprio sapere. Professionisti che lavorano dalla visione antroposofica dovranno impegnarsi, ad esempio, ad esplicitare i propri punti di vista, a fare ricerche nel proprio lavoro, a verificare le proprie trovate con altri e ad osare a lavorare con conclusioni e visioni temporanee che al passo successivo dovranno essere aggiustate.

Gli sviluppi descritti sono i risultati di varchi storici nel pensare e nel fare. Questi varchi si sono verificati su tre livelli.

Innanzitutto ci siamo dimostrati in grado di liberare ed usare per il proprio modo di vivere le forze provenienti dalla natura. Questo varco è stato conseguito da inventori, che, sperimentando, hanno liberato le forze naturali dalle loro origini. L’invenzione della dinamite, l’invenzione della telegrafia, la scoperta dell’elettricità, della forza atomica hanno scombussolato la nostra vita in modo crescente e progressivo. Da tutte queste invenzioni e scoperte la tecnologia si è sviluppata fino a diventare la forza onnipotente nella nostra vita. Praticamente non eseguiamo nessun processo vitale senza il coinvolgimento di queste forze naturali liberate. Laviamo con la lavatrice, bolliamo il latte nel microonde, stiriamo i pantaloni con il ferro da stiro, trasformiamo olio in benzina, comunichiamo via telefono e e-mail e così via.

Secondo, ci siamo dimostrati in grado di trasformare la società tradizionale da cui provenivamo e proveniamo in una società organizzata. La nostra vita si svolge dalla culla fino alla morte in contesti organizzati. Il neonato viene messo nell’incubatrice, il defunto viene sotterrato in modo organizzato. Come clienti e come collaboratori trascorriamo la nostra vita in e con organizzazioni. Viaggiamo in treno, mangiamo nel ristorante, ci ammaliamo nell’ospedale, accantoniamo la nostra pensione, guardiamo la TV, ecc. In questo modo facciamo parte di una quantità di relazioni organizzate. La comunità tradizionale, che deriva da relazioni familiari, religiose, professionali e popolari, è attualmente a rischio. La comunità religiosa si sta prosciugando, le chiese e i conventi sono vuoti. La fedeltà coniugale sta andando in fumo. I popoli sono un miscuglio di provenienze e culture.

Le comunità professionali si differenziano in innumerevoli professioni e concezioni professionali. Possiamo far parte della società che scegliamo personalmente. Non facciamo più veramente parte di una società durevole. Le relazioni organizzative hanno una vita relativamente breve (secondo Arie de Geus mediamente 12,5 anni in “L’impresa vivente”) e proseguono continuamente in altre relazioni. Le relazioni organizzative che sono più vicine alle relazioni tradizionali, quali l’organizzazione urbana o l’organizzazione sociale, hanno una vita generalmente più lunga in quanto queste relazioni vengono tenute in vita dalla società.

In terzo luogo, ci siamo appropriati di un modo di pensare e di sentire individuale, con il quale guardare, contemplare, subire, giudicare ed intuire il mondo. Abbiamo acquisito la possibilità di contemplare la nostra vita con il nostro pensiero. A questo proposito abbiamo sviluppato un linguaggio con cui riusciamo a comunicare ed interagire con altri. Riusciamo a vedere le convinzioni ed i pensieri fondamentali di altri e possiamo capire come essi, e come noi stessi, ci relazioniamo con il mondo che noi stessi realizziamo ed in cui ci troviamo. Abbiamo disegnato e dato forma alla nostra esistenza e ci sottraiamo a convinzioni preprogrammate derivanti da determinate ideologie. In questo modo possiamo prendere delle posizioni individuali, prendere le nostre decisioni ed avere una nostra visione.

La leadership nelle istituzioni ed organizzazioni antroposofiche

Alla luce di quanto scritto in precedenza, possiamo chiederci come questo sviluppo di leadership si sia manifestato nelle istituzioni ed organizzazioni antroposofiche. Possiamo sostenere che esistono esempi di istituzioni antroposofiche che si sono insabbiate nella trappola di una concezione ideologica del controllo e della gestione di organizzazioni. Queste istituzioni, quali ad esempio scuole, istituzioni della sanità, imprese commerciali e produttive sono in difficoltà con un’immagine proveniente da Rudolf Steiner, cioè che un organismo sano sia un organismo tripartito. Questa concezione della tripartizione sociale nella quale si prospetta che una partizione economica, social-giuridica e cultural-spirituale dell’organismo sia la tripartizione necessaria per lo sviluppo, viene tradotta verso un’organizzazione dirigente e una gestione che viene divisa in tre. Si lavora, ad esempio, con tre gruppi mandatari che dovrebbero gestire rispettivamente la vita economica, la vita giuridica-lavorativa e la vita culturale. Parallelamente ci sono dei gruppi di gestione nei quali possono partecipare molte persone e che determinano e/o approvano la gestione dell’istituto. In questa maniera si cerca di fuggire agli ostacoli tradizionali di una gestione centrale e di creare spazio ai collaboratori individuali per poter partecipare nella gestione e fare parte nella definizione della direzione e delle decisioni. Nella vita reale però questo risulta spesso in vari circuiti di gestione che si ostacolano a vicenda. Esisteranno, ad esempio, sempre dei leader informali, che da dietro le quinte decidono ciò che si può e ciò che non si può fare. Mentre i mandatari incaricati cercano con tutte le loro forze di dare una direzione agli sforzi e mentre preparano decisioni che possono essere prese dalla collettività, in altri ambienti si gestiscono e si prendono decisioni in modo informale. Inoltre certe persone vengono coinvolte in posizioni ed incarichi che esse non riescono a controllare, o perché non possiedono il talento necessario, oppure perché non si sentono coinvolte personalmente nell’incarico. Questo risulta in conflitti, indecisione, esaurimento e stress. In questo modo si parla tanto senza però fare progressi e senza essere trasparenti. Ho incontrato molte persone che hanno praticato questo modo di dirigere. La gestione e la dirigenza vengono fondamentalmente riportate nei quadri tradizionali. Nelle società tradizionali sono spesso i più anziani ed i più saggi a decidere. In discussioni della comunità vengono determinate la direzione da seguire e la relazione nei confronti di altre comunità.

Incontriamo dunque delle difficoltà di dirigenza in molte istituzioni. Per far vedere un esempio, cercherò di tradurre i punti di partenza di Rudolf Steiner, applicati da lui in qualità di leader in combinazione con i principi moderni di organizzazione e gestione, nella gestione e nella dirigenza di una scuola libera.

Come consulente mi è stato chiesto varie volte di aiutare nei problemi di gestione in scuole libere in Olanda e Germania. In tutti i casi c’erano conflitti, relazioni disfunzionali, decisioni non chiare, situazioni di confusione riguardo alla dirigenza (anche qui un management effettuato da dietro le quinte). Era evidente che l’organizzazione complicata e la gestione collettiva non funzionavano in modo efficace e non erano fonte d’ispirazione ma che, al contrario, creavano disaccordi e sfiducia.

Qualche anno fa, decisi insieme ad un collega di organizzare una giornata con questa tematica nel NPI, l’Istituto dello Sviluppo dell’Organizzazione, fondato a suo tempo da Bernard Lievegoed. Si presentò la giornata con il titolo “Come gestire una scuola libera diversamente?” Nonostante il fatto che la quota di partecipazione fosse secondo le quote di mercato vigenti, si registrarono 40 partecipanti.

La giornata fu introdotta nel modo seguente.

In classe, l’insegnante è l’unica persona presente con gli allievi ed in tal senso l’insegnante lavora sotto la propria responsabilità. Il lavoro non viene effettuato da un gruppo ma da una singola persona. Questo significa una responsabilità enorme per l’insegnante ed un appello all’insegnante, soprattutto se teniamo in mente che un insegnante di una scuola libera può essere con la stessa classe per otto anni. Nella pratica, questo spesso comporta che non tutti gli insegnanti ne sono capaci e che alcuni di loro devono abbandonare la classe prima degli otto anni. Gli insegnanti individuali sono un punto centrale nella scuola libera. Sorprendentemente non applichiamo lo stesso principio quando si tratta della dirigenza della scuola. Le scuole libere sono gestite da grandi gruppi di gestione, basandosi sul principio della responsabilità collettiva. Per questo motivo non è chiaro chi gestisca e chi sia responsabile. Tutti si possono nascondere dietro altri. Noi non crediamo che i gruppi possano essere responsabili, solo persone individuali lo possono essere. I gruppi sono dei mezzi per l’interazione, possono sostenere dei processi, possono contribuire alla formazione di opinioni e ai processi di apprendimento. A causa del fatto che creiamo delle strutture di gruppo complicate con responsabilità poco chiare all’interno delle scuole libere, nasce caos e malessere tra i partecipanti. Si permette che tutti si occupano del lavoro degli altri e che tutti sanno fare meglio il lavoro della persona che lo dovrebbe fare. Perciò abbiamo un sistema nelle scuole libera che si basa su “tutti sono responsabili per tutto”. Queste pratiche si basano su e si giustificano tramite l’idea della tripartizione ed anche sul fatto che Rudolf Steiner sosteneva che la scuola non esiste solo per i bambini ma anche per la creazione di una comunità sociale che dà un contributo più ampio allo sviluppo della società. Credo che il management di molte scuole libere dimostri che questa è un’interpretazione errata di queste idee. La tripartizione serve come concetto per un buon sviluppo sociale ma non costituisce un concetto di gestione per una scuola.

Qual è l’alternativa?

Innanzitutto, un’unica persona dovrebbe avere la responsabilità finale per il benessere e lo sviluppo della scuola. Questa persona viene indicata e sostenuta dalla scuola per un periodo prestabilito, ad esempio, per cinque anni. Questo non è una visione ben accolta negli ambienti antroposofici. Ma solo quando cominciamo a capire che:

1. è il compito della persona che dirige di rappresentare l’impulso spirituale di un’organizzazione e

2. il dirigente è personalmente responsabile per l’innovazione spirituale di un’organizzazione e

3. il dirigente deve assicurarsi che la pratica nella classe risponda allo standard richiesto nel processo centrale della scuola, cioè il processo di apprendimento dei bambini, e che anche questo processo centrale riceva tutta l’attenzione necessaria e che la responsabilità finale lo rifletta, solo allora iniziamo a creare delle sane relazioni in un sano organismo sociale.

Il responsabile finale gestisce un sano sviluppo del processo centrale, cioè il processo dei bambini.

Lui o lei può intervenire quando un insegnante non dimostri il talento o la capacità necessaria e non sia all’altezza dell’incarico. Soltanto in questo modo si può creare un buon organismo scolastico da un impulso spirituale.

In secondo luogo la gestione dei processi di sostegno nella scuola può essere basata sul concetto di “gestione dei processi”. Questo significa che si possono individuare tre persone che, in base alle loro capacità personali, possono dirigere i tre processi di sostegno, cioè:

1. Una persona è responsabile della gestione finanziaria. L’amministrazione finanziaria deve essere trasparente, aperta e semplice. Questo richiede delle competenze finanziarie;

2. Una persona è responsabile delle condizioni di lavoro del personale. Questo consiste nell’individuazione di condizioni di lavoro eque che devono essere trovate attraverso un processo di negoziazione. Si può parlare di condizioni di lavoro eque quando tutti siano ragionevolmente contenti paragonandosi ad altri e quando le condizioni di lavoro siano paragonabili alle condizioni normalmente utilizzate nella società;

3. Una persona è responsabile per i servizi e la logistica. Qualcuno si occupa dell’edificio, dei locali, del materiale ecc. Questo riguarda l’incarico del custode.

In terzo luogo i manager dei processi, il responsabile finale del processo centrale, i responsabili per la finanza, il personale e i servizi e la logistica, si dovranno sostenere a vicenda nelle decisioni che prendono e per le quali sono responsabili. Insieme costituiscono la dirigenza della scuola. Possono consultarsi con un consiglio direttivo, che è composto da insegnanti e genitori. Questo consiglio può riunirsi alcune volte all’anno per monitorare il progresso, per dare consigli alla dirigenza scolastica e per trasmettere, come gruppo riunito, un senso di sostegno.

L’amministrazione scolastica può occuparsi del controllo sulla dirigenza scolastica. L’amministrazione scolastica funzionerà come un Consiglio Direttivo, la dirigenza scolastica come un Consiglio d’Amministrazione. Il Consiglio Direttivo conferma la nomina del Consiglio d’Amministrazione. Del Consiglio Direttivo possono far parte dei consiglieri competenti proposti dagli insegnanti, dai genitori oppure tramite la cooptazione dei consiglieri stessi.

Il quarto punto riguarda l’attenzione dedicata dalla dirigenza scolastica a:

– Come dar forma e come eseguire i processi operativi in maniera elastica;

– Come organizzare e mantenere un processo permanente di creazione del sapere e di apprendimento interattivo;

– Come la scuola può diventare una comunità di persone che collaborano nella quale i collaboratori sono coinvolti nei processi di sviluppo e di cambiamento della scuola.

La funzionalità di questo concetto dipende, tra l’altro, dalla consapevolezza dei coinvolti in merito ai due punti successivi.

Rudolf Steiner sottolinea che il vero incontro tra persone avviene oggi solo nella vita economica. Tutte le altre cose sono vincolate da convenzioni e illusioni (Rudolf Steiner: Mensch in der sozialen Ordnung 1922 e Rudolf Steiner: Die Geschichtliche Entwicklung des Imperialismus 1920). Il processo economico in una scuola costituisce il valore aggiunto creatosi, cioè il valore che viene creato nei bambini e negli insegnanti. Il processo economico di una scuola avviene tramite l’insegnamento e noi dobbiamo cominciare a capirlo. E’ lì dove ha luogo il vero incontro, dove può avere luogo il vero incontro. Questo è economico quanto lo è l’andare a mangiare in un ristorante dove la preparazione e la consumazione di cibo costituiscono il processo economico nel quale le persone si incontrano. Nella vita economica troviamo i nuovi misteri ed è il lavoro in classe che contiene questi misteri. Nella classe tutto è reale. In altri luoghi e momenti nella scuola ci vediamo confrontati con convenzioni ed illusioni. Nel processo centrale e nei tre processi di sostegno troviamo la vera vita scolastica.

Per combattere la convenzione e l’illusione è consigliabile eseguire il processo operativo in modo leggermente diverso dalla volta precedente. Conviene variare l’assemblea d’amministrazione di volta in volta per non cadere nella routine e per tenere tutti ben consapevoli e concentrati. Durante ogni incontro bisogna sorprendere l’altra persona per poterla veramente incontrare. In questo modo possiamo vincere le forze antagoniste in noi, che ci dirigono verso l’illusione e la fossilizzazione, e possiamo dare la possibilità alla nostra personalità individuale e autentica di emergere e di lavorare con gli altri.

Adriaan Bekman