L’arte come terapia di libertà | di Giuseppe De Luca

Articolo tratto dalla rivista Kairos
L’uomo è un essere spirituale che compie il suo cammino sulla Terra risvegliando la propria coscienza morale nel contatto con i suoi simili. Una delle leggi pedagogiche e terapeutiche fondamentali, secondo Rudolf Steiner, è che ognuno di noi trova il suo Sé Superiore nell’incontro con altri uomini più evoluti spiritualmente. L’uomo, per divenire tale, deve dunque essere sociale ma purtroppo, in una società che ha fatto del tempo una vittima sacrificale al dio denaro, egli spesso non trova le condizioni adatte all’incontro con il suo simile, si sente sempre più solo tra la gente e, perdendo il suo contatto con il mondo, si ritrova a smarrire progressivamene la propria umanità e cade, come Rosaspina, nel freddo, cristallino, imprigionante sonno della malattia.

Così spesso avviene che persone sole, dichiarando una patologia e soffrendone, cercano in primo luogo un essere umano che le ascolti compiendo così il gesto salvifico, liberatorio: il bacio del principe che, per amore, risvegli l’anima dalla solitudine. Il malato cerca prima di tutto una terapia di ascolto, di amore, di umanità, di comprensione poiché sa, nel profondo del suo cuore, che solo chi procede sul sentiero della libertà e dell’amore può trovare una soluzione ai suoi problemi. Il suo cuore sa che l’amore vero non è cieco ma è, al contrario, veggente nell’anima e nello Spirito, e solo un uomo che sappia ascoltare e comprendere, amando l’unicità assoluta della sua patologia e biografia, potrà ricondurlo fuori dal silenzio della solitudine, potrà disincantare lui e tutto il suo castello, il microcosmo paralizzato che lo circonda e che gli sembra immutabile come un carcere.

La terapia artistica, fondata da Rudolf Steiner con la dottoressa Hautschka, si rivolge alle forze del cuore; è una terapia di amore nella libertà. Essa aiuta anzitutto il paziente ad uscire dal proprio isolamento e, poiché egli ha perduto momentaneamente la capacità di amare e la possibilità di comunicare efficacemente i propri problemi, gli insegna la lingua del cuore: l’arte. Immergendosi nei processi artistici più che inseguendo un risultato, il paziente ridiventa un essere creatore ad immagine e somiglianza del Grande Artista. Il terapeuta rivolge uno sguardo al paziente e non vede, come tutti, un uomo solo e un po’ depresso o una donna agitata ed ansiosa ma vede – nella sua fantasia morale – un brutto anatroccolo che si trasforma; il paziente diviene un’opera unica formata dall’armonia delle sette arti. La sua struttura scheletrica diviene un’architettura, uno slanciato gotico o un basso romanico; la sua conformazione muscolare con i suoi concavi e convessi, le sue curve, diviene una scultura unica. Poi passa ad osservare i suoi colori: occhi, capelli, incarnato, ed appare una pittura con sfumature che nessun altro possiede. Egli ascolta la sua voce nelle sue tonalità e nei suoi ritmi, il suo respiro, la cadenza dei suoi passi, forse la melodia pudica del suo pianto o la forzata ripetizione del suo riso. Ascolta così la sua musica. Il senso delle sue parole, le immagini, i drammi, le tragedie, le speranze che esse contengono e che recitano la sua arte poetica, mentre il suo modo di muoversi, di agitarsi, di stare eretto o curvo, di gestire e di trasalire saranno la danza, l’euritmia, del suo momento di crisi. La settima arte che si può osservare è quella del mimo, del teatro a soggetto unico che il paziente ha deciso di recitare: è la sua parte del momento nella commedia della vita. Al terapeuta non sfugge l’unilateralità problematica e pure originale ed interessante di questi sette punti di vista del paziente e si fa strada in lui, lentamente, l’immagine risanata di colui che gli chiede aiuto e che egli deve cercare di liberare dall’eccesso di materia patologica come se operasse su uno dei “Prigioni” michelangioleschi, come se fosse uno scultore dell’anima che rimuove la materia grezza che imprigiona la Musa personale, la vera volontà del paziente.

Il castello incantato dove vive il nucleo spirituale incantato del paziente è accessibile attraverso le dodici porte dei sensi che possono essere più o meno chiuse. Vi sono pazienti che devono riapprendere la lingua del tatto, o perché non hanno … tatto e agiscono grossolanamente o perché hanno perduto il contatto con i regni della natura; dovanno quindi rinnovare con la creta la capacità di vivere una vita … concreta e solida. Questa attività può servire ad un paziente violento, ansioso e deconcentrato, o addirittura separato dalla Terra come uno schizofrenico.

Il senso della vita può essere affievolito e necessitare dunque di un incontro con la pittura del mondo vegetale, o con la calda manipolazione di cera d’api che dà tepore e gioia nella creazione di semplici forme. Un depresso può averne beneficio. Si può anche verificare che un eccesso di sensazioni, di dolori e malesseri organici offuschino la coscienza e imbriglino la volontà: bisogna quindi ricorrere ad un’attività artistico-terapeutica che impegni maggiormente l’io nel corpo fisico come il modellaggio in creta di figure umane in movimento, quasi un gesto liberatorio dall’intralcio del continuo malessere.

Il senso del movimento può essere rivitalizzato e armonizzato con il disegno di forme articolato in armonie ritmiche e coscienti incroci fra le linee o con il disegno dinamico eseguito senza staccare mai la matita dal foglio, nell’imitazione di forme naturali che in realtà sono solo energie vitali. Rappresentare una realtà non statica ma in perenne metamorfosi è utile in casi di fissazioni od ossessioni.

Il senso dell’equilibrio, se è carente fisicamente, comporta certamente una problematica analoga in ambito psicologico ove risiede la causa primigenia: si tratta dunque di agire pittoricamente, cioè con il colore che è in verità nient’altro che il sentimento che ci circonda, e cercare un personale equilibrio, ad esempio tra i colori complementari o tra luce e tenebra. Ne può beneficiare una patologia maniaco-depressiva, per definizione priva di equilibrio.

Il senso dell’olfatto, in caso di disfunzione, può essere indicativo di un certo impoverimento della vita di sentimento, della curiosità e gioia di vivere, delle funzioni vitali in generale, dell’acume intellettuale, dell’appetito sessuale. Si può agire dipingendo i colori dei profumi più gradevoli e ricorrendo agli aromatici colori vegetali con il miele come eccipiente. Si può anche dipingere utilizzando direttamente sulla carta petali di fiori, foglie di piante aromatiche, succhi o bucce di frutta, linfa di vegetali; così l’olfatto riceve … linfa vitale.

Il senso del gusto non può essere certo visto come efficienza di papille linguali, ma ha una relazione soprattutto con l’ambito del “gusto della vita”, con il senso artistico della propria funzione sociale. La perdita di questo appetito per la voglia di esistere e di assaggiare con soddisfazione ciò che la vita ci manda incontro può comportare una dinamica depressiva fino a giungere a idee ossessive che suggeriscono di troncare ogni legame con il mondo fisico. Può, ad un altro livello, comportare il rifiuto del cibo o l’eccesso di alimentazione negando così al paziente l’accesso ad una sufficiente presenza terrestre. La terapia artistica, nel caso della depressione, sviluppa un’azione di autostima silenziosa basata sulla ricolorazione – dipingendo in vive e calde tonalità alberi e fiori – di un’anima che ha perduto il gusto di osare e di affermare il proprio cromatismo. In casi di anoressia e bulimia si possono dipingere e ritrarre con copie dal vero il regno vegetale e i suoi turgidi frutti o le nature morte di grandi autori impressionisti. Inoltre dipingendo i colori immaginari dei sapori principali si dà vita al buon gusto. La pratica della pittura, secondo Rudolf Steiner, è di per se stessa un gustare il colore a un livello superiore, assaporando etericamente e animicamente sfumature e forme della natura, soprattutto se si dipinge sciogliendo il colore nellíacqua, con la tecnica dell’acquarello: così si dinamizzano i colori-sentimenti e si degusta l’essenza spirituale del mondo fenomenico.

I disturbi del senso della vista sono indice di una distorta collocazione nel mondo, di un “punto di vista” sbagliato, di un rapporto non armonioso fra l’espressionismo che viene dall’ego e l’impressionismo che proviene dal mondo. Un eccesso di immagini artificiali, di stimoli dei media può provocare, fra l’altro, insonnia, nervosità, turbe del ritmo. Se il macrocosmo entra troppo nel microcosmo-uomo possono anche intervenire crescite cellulari incontrollate… Si suggerisce dunque una dieta salutare nella quale ci si avvicina ad immagini artistiche essenziali che ognuno crea da sé e che permettono una vera e propria digestione degli eccessi di impressioni. Se invece si presenta una continua proiezione di sé nel mondo, un’impossibilità di oggettività e di percezione del reale, come ad esempio nella dinamica isterica, allora si stimola il paziente ad accostarsi alla solidità tridimensionale della creta con il modellaggio di solidi geometrici, o alla copia dal vero di oggetti di uso comune, o al disegno geometrico con prevalenza di proporzioni esatte e con poco colore fino a tradurre in bianco e nero opere d’arte fortemente cromatiche. In generale si insegna ad immaginare la vita con armonia e a guardare con occhi nuovi cose vecchie, come dice Goethe.

Il senso del calore è fra i più aggrediti nella civiltà occidentale: è depresso dal freddo animico provocato da un eccesso di pensiero intellettuale e dall’uso spesso utile ma troppo frequente o incosciente di macchine di ogni tipo. Tutte le patologie da freddo, dal reumatismo fino al cancro, migliorano con l’arte pittorica che, secondo Rudolf Steiner, provoca una leggera febbre la quale è facilmente riscontrabile in un gruppo che dipinge: cioè chi sente caldo, chi si alza in piedi, chi riprende in viso i … colori, chi sente le funzioni ritmiche con rinnovata attività sia respiratoria che digestiva che cardiaca. Tutti di solito per lo meno si animano e si riscaldano psicologicamente con la gioia e l’entusiasmo della creazione cromatica. L’effetto è amplificato dall’uso di colori caldi, la copia di pittori impressionisti, l’illustrazione di fiabe.

Il senso dell’udito, se disturbato, parla al teraputa di un ego tendenzialmente pletorico e autocentrato, che stenta a fare spazio libero alla diversità e ad operare la rinuncia. Si può curare una sordità psichica oltre che fisiologica proponendo al paziente il gesto accogliente del blu che si metamorfosa, con vari stadi, in un orecchio che successivamente può essere modellato in creta. L’ostinazione di chi non vuol sentire può divenire un isolamento autistico dal mondo, una solitudine, una separazione dettata dalle fissazioni narcisistiche, dalla vanità, dalla presunzione: si può ricorrere ad esercizi sociali che comportano l’interscambio cromatico di interventi sull’opera artistica altrui, nel tentativo di introdurre un linguaggio paritetico non verbale, un dialogo fraterno. Cercare di rendere viventi le percezioni uditive significa anche fare esercizi di ascolto guidato e di disegnare su carta ritmi e colori di strumenti musicali. Ciò comporta anche un miglioramento dell’efficienza dei sensi superiori, cioè quello della parola, del pensiero, dell’Io altrui, che sono i sensi spirituali, per una vera arte sociale che il paziente deve riapprendere. Per reinserirsi armonicamente nella sua biografia gli esercizi sociali sono molto adatti. Copie di figure o di visi dalla storia dell’arte svilupperanno quelle generali capacità di ascolto dell’altro uomo per ridare vita ai sensi che sono peculiari di una vera umanità.

Nella quarta conferenza del ciclo “Il mondo dei sensi, il mondo dello spirito” (2), Rudolf Steiner dice fra l’altro che “le sfere sensorie sono sfere reciprocamente distinte nell’uomo, e in stato di quiete, proprio come lo Zodiaco” e che “i processi vitali pulsano attraverso l’intero organismo e nel loro agire attraversano le singole sfere sensorie, permeandole di forza”. Egli poi aggiunge che in queste sfere dei dodici sensi e dei sette processi vitali va contrastata una “tendenza alla visione”, cioè un’atavica reminiscenza di antichi stati di coscienza dell’umanità che ora, se non controllati, sarebbero morbosi, come attualmente capita di osservare spesso tra i pazienti. L’uomo deve oggi poter adattare all’attuale organismo queste tendenze, deve cioè modificare un poco il suo Zodiaco interiore e trasformare i suoi sensi perché in questi “si verificano più processi vitali che processi sensori” (3). Verrebbe incorporato negli organi sensori qualcosa che nel medesimo grado oggi hanno altrimenti soltanto gli organi vitali, che sono interiormente attraversati da forti cariche di simpatia-antipatia, e ancora “l’occhio non vedrà semplicemente il rosso ma sperimenterà anche simpatia o antipatia assieme al colore. Poi anche i processi vitali saranno più compenetrati dall’elemento animico …” (4).

Finora abbiamo descritto come la Terapia Artistica interpreti e applichi questi accenni di Rudolf Steiner alla sfere sensorie, esercitandole a cogliere la vita dietro le semplici percezioni: essa così prepara l’uomo al cambiamento evolutivo che deve affrontare per essere all’altezza dei suoi compiti e nel fare ciò lo cura e lo guarisce nel momento in cui egli si attarda nella materia e si oppone alla metamorfosi. Lo stesso avviene in relazione ai processi vitali, i quali per mantenersi sani e all’altezza della futura evoluzione dell’uomo nella sua ascesa cosciente verso il divino devono anch’essi innalzarsi di un gradino e divenire organi ricchi di anima e non solo di vita, e cogliere così il mondo nel suo aspetto animico. Così lo Zodiaco dei dodici sensi divenuti viventi si articola con i sette processi vitali divenuti animici e si ricrea nell’uomo l’armonia delle sfere, creata nel mondo dello Zodiaco e dei pianeti.

Se consideriamo ora i sette processi vitali nell’ambito della terapia artistica possiamo descrivere la trasformazione che compenetra ognuna di queste funzioni con le energie cromatiche dei sette colori dell’iride e le mette così in relazione animica con le sfere planetarie che sono la fonte primaria dei colori, secondo Rudolf Steiner.

I processi di crescita ad esempio sono messi in relazione con il vigore del rosso che è però visto anche come tramite di una crescita morale, come veicolo dell’azione dell’io. Sono di aiuto, a titolo di esempio di uno dei tanti possibili esercizi artistico-terapeutici, le composizioni sui sette alberi legati alle energie planetarie e ai metalli corrispondenti. Chi necessita di uno stimolo della crescita, un adolescente incerto come una sfiduciata casalinga, o chi fosse affetto da una una patologia del sistema immunitario, potrebbe dunque meditare e poi dipingere a partire dall’atmosfera musicale e cromatica di questa composizione poetica (5): “Parla la nodosa quercia, serva del ferreo Marte: oh uomo, metti radici nelle profondità ed ergiti verso le altezze, sii combattivo, cavaliere, protettore!”.

I processi di nutrizione sono di questi tempi molto disturbati nei loro ritmi vitali: l’arancione, composto dal giallo “splendore dello spirito” e dal rosso “splendore della vita”, ci suggerisce che non si può impunemente separare il cibo fisico da quello spirituale. Anoressia e bulimia hanno le loro radici in questo distacco che impedisce di immergersi nella vera maturità terrestre. Ci si può ispirare con questa immagine: “Parla l’acero, con le sue foglie allargate, l’albero di Giove cui è sacro lo stagno: oh uomo, supera la fretta e la furia in te, cerca ore di calma in cui possano nascere bontà e saggezza!”. Si possono poi dipingere fiori che si trasformano in frutti, vivendo le stagioni della vita.

La respirazione è spesso problematica e l’essere del giallo viene a ricordarci come senza lo spirito che è nell’aria abbiamo solo pochi minuti di vita. Crisi di panico, nevrosi, fobie, asma, depressione sono processi morbosi paralizzanti e parassitanti il processo vitale respiratorio, e parlano al terapeuta di un eccesso di materialismo e di preoccupazioni intellettuali che non permettono più di cogliere l’altra metà della realtà, quella soprasensibile. L’azione di resurrezione del giallo è così accennata: “Parla Mercurio, l’argento vivo, attraverso il vivente crescere dell’olmo e i suoi semi alati: oh uomo, sii rapido, attivo e pieno di vita, cerca in tutte le situazioni di vita la forza di ergerti verso l’alto!”.

I processi di escrezione sono messi a dura prova dall’inquinamento che crea una separazione tra mondo fisico e mondo spirituale, e il verde ricrea la corretta tensione tra Terra e cielo, ricordando al cuore dell’uomo che la sua salute può prosperare solo in un vivente, creativo scambio con il mondo. Dice l’immagine: “Parla Venere cui è sacro il rame, attraverso la vergine betulla, scintillante di candore, che mette deboli radici e beve molta luce: oh uomo, plasma la tua anima, con delicatezza ammira, amando, la bellezza del mondo!”. Problemi renali hanno un miglioramento con la pittura di verdi paesaggi e corsi d’acqua.

I processi di mantenimento non riguardano più solo forme ed apparati dell’uomo fisico, ma per la Terapia Artistica il mantenimento in eccesso di pensieri e sentimento che vengono trattenuti porta alle patologie da sclerosi e ritensione; il difetto di forma è però altrettanto egoistico e porta ad un drogato “cupio dissolvi”, a un desiderio di autodistruzione. Il blu, lo “splendore dell’anima”, ricorda all’uomo malato che la libertà vive nel ritmo d’amore, come nelle mani del Cristo nel Cenacolo leonardesco: una è aperta a dare, l’altra è chiusa nel ricevere. Così: “Parla Saturno, attraverso gli alberi dell’oscuro bosco, attraverso abeti, faggi, cipressi: oh uomo, senti il dolore del tuo tempo e di tutta l’umanità, afferra con devozione e serietà il compito che la vita ti pone”. Così ritrarre la conifera propone silenziosamente il mantenimento di una stazione eretta nel tronco, una giusta egoità, e il gesto di dare al mondo nella generosa apertura dei suoi rami.

I processi riproduttivi sono spesso unilateralmente distaccati dalla pienezza e armonia dell’animo e quindi si corrompono e si automatizzano. Il maschile e il femminile che nell’essere umano dovrebbero armonicamente coesistere, in misura variabile a seconda della sessualità, si radicalizzano e si “separano in casa”. Disturbi della sessualità, perdita dell’identità, schizofrenia sono a vario livello le conseguenze della separazione fra “la mano destra e la mano sinistra”. Il viola, composto da rosso e blu, propone all’essere umano l’esperienza dell’armonia sessuale e riproduttiva, trasformandole in creatività, in conformità con la natura profonda dell’essere umano. “Uomo e donna lo creò…”, è scritto nella Genesi, riguardo alla creazione dell’essere umano. Ecco infine accennata poeticamente la trasformazione necessaria per la funzione riproduttiva: “Parla l’argentea Luna nel tempo di maggio attraverso il ciliegio in fiore, i cui fiori in estate maturano a frutti: oh uomo, trasforma come la pianta ciò che è inferiore in superiore, divieni maturo e raccogli frutti di vita!”. L’arte opera nel modo migliore questa catarsi dal basso all’alto.

Il processo di riscaldamento compenetra tutto l’uomo fisico, ma se l’uomo spirituale si smarrisce nel freddo della materia e della macchina questa facoltà si affievolisce e si manifestano patologie da freddo come artrosi e paralisi. Per cogliere questo calore spirituale possiamo seguire artisticamente le vicende terrestri della luce nel corso delle metamorfosi stagionali. Il colore bianco è il vettore della luce della coscienza, dell’entusiasmo, dell’ideale che riscalda i cuori e infiamma il movimento. Se ne sente l’eco in questi versi: “Parla il frassino, attraverso cui filtra la luce, ergendosi verso l’alto, l’albero del Sole d’oro: oh uomo, sii retto e nobile, non dissiparti in cose indegne, sii ben consapevole della tua nobiltà di uomo”.

Si potrebbe forse dire che, almeno nelle sue fasi iniziali, la malattia, togliendo all’uomo parte della sua umanità, lo fa regredire reimmergendolo in uno stato di coscienza materialistica, separato dall’influenza del mondo spirituale, simile nelle sue mancanze e tendenze a quegli uomini Suoi contemporanei dei quali il Cristo disse che “non sanno quello che fanno”. A livello di coscienza di allora gli insegnamenti del Maestro furono impartiti in immagini, in parabole che, in possenti, cromatici quadri, penetravano nelle anime di un’umanità bambina. La Terapia Artistica, come la pedagogia steineriana tutta, prende esempio dal Maestro e “dipinge” le conoscenze, allo scopo di caratterizzare, non definire, come si è tentato di fare con le parole in questo spazio limitato. Al paziente non si parla esplicitamente delle realtà spirituali, le sole che curano veramente, ma lo si guida verso le parabole del nostro tempo, le immagini artistico-terapeutiche che egli stesso crea per la sua anima: per un periodo più o meno lungo il solo linguaggio da utilizzare è l’arte. Parlando questo dolce idioma al paziente si accostano i regni spirituali vestiti dello splendore dei regni della natura e alitano su di lui un respiro salvifico e misterioso.

Il paziente, acquisita la fase durante la quale è silenziosamente ringiovanito dalla gioia e dalla meraviglia del ritrovato bambino interiore, può procedere, se vuole, per un cammino di coscienza, cogliendo così il vero “frutto della malattia” e, nell’affrontare adeguate difficoltà artistico-terapeutiche, si pone domande nodali sulle sue reazioni e sensazioni, sui modi e sui gesti con i quali si immerge nei processi creativi che sperimenta. Scopre le sue tendenze profonde, le sue simpatie e antipatie che prima non erano coscienti, impara a conoscersi apprendendo da solo la verità su se stesso, in piena libertà, in un’atmosfera non competitiva, ricolma di calore. E queste piccole verità possono riconciliarlo con se stesso, per condurlo poi alla sua vera volontà, alla libertà che è la vera via alla salute dell’anima. Così egli può accostarsi con il cuore e con la mente a queste parole: “Conoscerete la Verità mediante la verità e la Verità vi farà liberi” (6).

NOTE

(1) – Giuseppe De Luca, nato a Piacenza 47 anni fa, vive dal 1995 a Palermo, dove opera come arteterapeuta. Si è diplomato alla scuola artistica antroposofica di Doris Harpers a Milano, quindi, in Olanda, alla scuola “De Wervel” di Eva Mees, con la quale nel 1988 fondò a Milano la scuola di formazione professionale per la terapia artistica su basi steineriane “La Lemniscata”, che diresse fino al 1995. E’ membro della Sezione Medica e della Sezione per le Arti Figurative del Goetheanum e autore di numerosi articoli. Tiene regolari seminari estivi di pedagogia e di terapia artistica a Santa Certa, in Umbria.

(2) – Rudolf Steiner, “Il mondo dei sensi e il mondo dello spirito”, Editrice Antroposofica, Milano 1984.

(3) – Ibidem.

(4) – Ibidem.

(5) – Questo Spruch, come i seguenti, è stato dato da Rudolf Steiner.

(6) – Giovanni, cap. VIII, v. 32.