Le arti nella scuola

dal sito www.janua.it

“L’arte è una rivelazione delle leggi segrete della natura.
Senza l’attività artistica esse non potrebbero mai giungere alla nostra coscienza.”
Goethe

L’EURITMIA

L’euritmia è un’arte del movimento che svolge un ruolo fondamentale nella pedagogia Waldorf, sia nell’ambito della formazione degli insegnanti che per gli allievi durante tutto il ciclo scolastico.

E’ un’esperienza artistica in cui, attraverso la gestualità, vengono manifestate in modo visibile le leggi archetipiche del suono e del linguaggio e la connessione esistente fra queste leggi e lo spazio interiore ed esteriore dell’uomo.

Non si tratta di ginnastica né di danza: si fa uso del corpo ma l’attività non è volta soltanto a potenziarne l’elemento esclusivamente fisico e muscolare ed il movimento non si sovrappone ad una musica o ad un testo con criteri solo estetici ed interpretativi; il gesto euritmico esprime in modo non arbitrario ciò che lo anima dall’interno, ovvero la corrente originaria del suono con il suo potenziale formatore e trasformatore che permette alla laringe umana di articolare diversamente vocali e consonanti e quindi di modellare il linguaggio.

Il linguaggio parlato e musicale viene reso visibile attraverso il movimento del corpo: ciò che normalmente è sperimentato solo dalla laringe e dall’orecchio, può così risuonare nell’uomo intero.

Questo legame originario tra suono e gesto esiste in modo spontaneo nel bambino piccolo: basta osservare come tutto il suo essere sia proteso e vibrante mentre in lui si attiva una facoltà di percezione, quando sperimenta un suono ad esempio; ma questa plasticità viene meno durante la crescita, sia fisiologicamente, sia perché in quest’epoca gli organi di percezione vengono costantemente invasi da stimoli e sollecitazioni ed intossicati in modo così preponderante da creare in noi profondissime disarmonie e da impedire qualsiasi capacità d’ascolto rispetto al nostro stesso essere e al mondo circostante.

Il lavoro euritmico risveglia ed affina proprio questa capacità di ascolto, oggi così compromessa, che dovrebbe trovarsi alla base di ogni autentico impulso sociale e la trasforma in coscienza del corpo e delle correnti vitali che muovendolo si connettono intimamente alla struttura del linguaggio e della comunicazione: ogni suono viene sperimentato nella sua qualità intrinseca, che è identica in tutte le lingue.

Si può così riconoscere il carattere fluido e canoro che accomuna vocali e note musicali, la facoltà strutturante e plasmatrice presente in consonanti ed intervalli, e più ancora esprimere nello spazio individuale e collettivo i ritmi e le leggi geometriche che vivono nel loro incontro.

La mobilità interiore risvegliata dall’euritmia rinforza la vita animica, permettendo alle forze di pensiero di trasformarsi in impulsi volitivi sulla base di un sentire sano ed equilibrato.

Appare chiaro come un insegnante possa essere aiutato nel suo lavoro dall’aver sperimentato euritmicamente la corrispondenza di gesto e parola: un maestro in una materna che abbia lavorato una fiaba in euritmia prima di narrarla, saprà esattamente come evocare nei bambini le grandi immagini presenti in essa; così nelle classi più avanzate l’insegnante che faccia pratica di euritmia potrà più facilmente permettere ai suoi allievi di accogliere i contenuti didattici in modo non solo astratto ed intellettuale, ma facendone veramente esperienza.

L’euritmia è presente come materia d’insegnamento fin dai primi anni della materna, durante i quali si lavora essenzialmente facendo sperimentare la gioia del movimento come tale: il bambino in questa fase può scoprire in sé ed insieme nel mondo naturale l’attività delle proprie membra e diventare partecipe di storie create da lui stesso con semplici gesti.
Più tardi l’esperienza della metrica e dei vari ritmi del linguaggio attraverso il passo ed il movimento delle braccia agevolerà l’approccio alla musica, alle lingue ed alle materie letterarie e la costruzione di forme d’insieme nello spazio permetterà una comprensione migliore delle leggi geometriche e matematiche.

I ragazzi più grandi potranno realizzare euritmicamente composizioni poetiche e musicali in senso autenticamente artistico, poiché in euritmia la bellezza del movimento non è da ricercarsi nell’esteriorità ma nell’adesione all’essenza stessa del testo che ci si propone di lavorare, ed i gesti sono tanto più belli quanto più corrispondono al vero.

LA PITTURA

L’esperienza che maggiormente fa vivere il bambino nel mondo creativo del colore è dipingere con l’acquarello.

I colori, diluiti nell’acqua, si espandono sul foglio, precedentemente inumidito, unendosi tra loro, facendo emergere immagini inaspettate.

Le atmosfere di colore che vedono coinvolto il bambino già nella scuola materna vengono riprese e di nuovo fatte vibrare attraverso accostamenti cromatici sempre diversi.
Il fluttuante mondo del colore permette al bambino di vivere, nella luminosità e nella meraviglia, stati d’animo molteplici.

La scoperta del confine tra colore e forma si sviluppa per divenire completamento e ampliamento per le altre materie di studio come la zoologia, la botanica, la geografia, la mineralogia, dove particolarmente indicata è la tecnica delle velature.

LA SCULTURA

L’abilità nelle mani non è propria solo delle mani: è attenzione, memoria, lungimiranza, forza d’invenzione e di partecipazione, capacità selettiva ed organizzativa; è impulso di pensiero che entra fin nella volontà.
Il modo in cui si porta incontro a bambini e ragazzi tutto ciò che è legato al “fare” e all’ “agire” influenzerà per sempre la loro capacità di risolvere problemi e difficoltà da adulti.

I bambini alle elementari lavorano inizialmente con la cera, poi con la creta e infine con il legno.

IL LAVORO MANUALE

L’educazione alla manualità deve occupare un posto di grande rilievo nella scuola: pari a quello di arti come la pittura, la musica, l’euritmia, il teatro e pari senz’altro a quello di ogni altra materia d’insegnamento.

Senza un’adeguata attenzione al lavoro manuale l’approccio a qualsiasi disciplina scolastica non può che avvenire in modo parziale ed incompleto.
E’ la manualità la qualità artistica che permea tutte le altre e che oggi si trova sempre più spesso assente in giovani ed adulti.

E’ sempre più frequente nella nostra epoca incontrare individualità che, pur sviluppando talenti e capacità professionali, li esplicano in modo unilaterale e disanimato, distante da quell’elemento di profonda moralità che dovrebbe trovarsi alla base di ogni realizzazione umana.

L’educazione alla manualità (che fa parte della formazione degli insegnanti), viene praticata dal maestro di classe e, dalla prima in poi, anche da un insegnante di materia.
I bambini, maschi e femmine, usano materiali semplici e naturali e iniziano durante la materna con la lavorazione del pane macinandone la farina, con piccoli lavori di tessitura a telaio, con la realizzazione di cordoncini e maglie da dita: è importante sottolineare che tali attività vengono praticate regolarmente, non occasionalmente e come intrattenimento.

Alle elementari cominciano l’intaglio del legno e la costruzione di piccoli giochi ed utensili: realizzano essi stessi i ferri di legno per il lavoro a maglia, bambole di lana e stoffa via via più complesse e nelle classi più avanzate fanno esperienza di taglio, cucito e lavorazione dei metalli.

A ciò si accompagna sempre, anche per i più piccoli, la cura durante l’anno di un pezzo di terra in giardino.

E’ difficile, ed è per questo tanto più necessario, in un mondo dominato dall’elemento meccanico che induce ad una relazione soltanto passiva con le cose, diventare coscienti e rispettosi della grande molteplicità di fattori presenti all’interno di ogni attività umana, ma è esattamente ciò che va fatto.
Nelle scuole Waldorf si cerca di coltivare gradatamente la capacità manuale dei ragazzi, facendo in modo che prestino attenzione soprattutto ai processi di realizzazione degli oggetti e questo non solo perché diventino adulti abili, ma perché diventino individui coscienti e padroni del loro agire.

LA MUSICA

La cultura contemporanea considera, in genere, la conoscenza e la pratica delle discipline artistiche come un divertimento di lusso accanto alla vita più seria di tutti i giorni.

Anche alla musica, secondo una visione unilaterale dell’essere umano, viene attribuito un valore complementare, un sovrappiù di cui ci si può privare perché la cosa più importante e necessaria è scrivere, leggere e far di conto.
Per convincersene basta constatare la scarsa considerazione di cui gode l’insegnamento musicale nel ciclo della scuola elementare statale, dove tutto è affidato alla buona volontà ed all’improvvisazione dei maestri.

Oggi si ha solo un rapporto uditivo con i suoni, considerati come pura frequenza, mentre gli elementi melodici, armonici e ritmici della musica non sono altro che la metamorfosi di forze originarie che si sono condensate nell’uomo e che devono essere aiutate a manifestarsi attraverso il concorso equilibrato delle facoltà del pensare, del sentire e del volere.

Nella pedagogia Waldorf, che si fonda su una profonda conoscenza antropologica dell’essere umano, la musica svolge un ruolo educativo molto importante.
Uno dei presupposti conoscitivi principali di questo indirizzo pedagogico è che l’essere umano, durante il suo sviluppo e nel susseguirsi dei vari settenni, ripercorre tutte le fasi evolutive vissute dall’umanità stessa: tale visione dà all’insegnante la possibilità di inquadrare molto meglio il suo insegnamento musicale rapportandolo alle reali necessità che il bambino ha in un certo momento della sua evoluzione, evitando così interventi vaghi e casuali.

L’umanità si è evoluta per mezzo di elementi musicali inizialmente semplici e poi sempre più complessi; l’ordine con cui questi si sono sviluppati nel corso della storia è: melodia, polifonia e armonia.

Dai primordi sino al sec. IX domina l’orizzontalità della melodia che si articola su 2,3,5,7 suoni; dal IX secolo iniziano i primi tentativi di polifonia: 2,3,4 melodie sovrapposte ma senza alcun senso per i rapporti armonici; fino al XVII secolo prevale un’orizzontalità plurima. Dal XVIII secolo in poi, con lo sviluppo del sistema tonale, si forma lentamente la coscienza dell’armonia, della verticalità, del risuonare simultaneo di varie voci.

Anche il bambino seguirebbe questo stesso percorso se non gli fosse impedito dalla corrente cultura musicale e dalla normale prassi scolastica che sembrano conoscere soltanto il sistema tonale.

In realtà entro il primo settennio la vita animica del bambino richiede un’impostazione dell’educazione musicale basata sulla pentafonia; in questo periodo viene curata in modo particolare la formazione della voce e dell’orecchio attraverso il canto e l’uso del flauto pentatonico.
Il canto corale e la pratica strumentale rappresentano attività che sviluppano fortemente la socialità, poiché richiedono di mettersi al servizio dell’insieme per creare un organismo armonico attraverso l’apporto personale di ciascuno ed inoltre svolgono una funzione equilibratrice poiché il canto, che viene da dentro, è espressione dell’interiorità dell’uomo, mentre il suono dello strumento viene da fuori ed è condotto poi nella propria interiorità: si viene a creare così un equilibrio tra dentro e fuori.

L’uso del flauto (di legno e non di plastica per educare sia alla qualità del suono che al senso estetico), rinforza la manualità attraverso l’aprire ed il chiudere alternativamente i fori a seconda delle note, regola il flusso respiratorio in rapporto alle necessità della melodia e pone in attività sia le facoltà intellettuali che quelle emotive e volitive del bambino.

Verso il nono anno inizia l’esperienza legata alla modalità.

Viene introdotta la polifonia sotto forma di canoni prima semplici e poi sempre più complessi eseguiti con la voce ed il flauto tonale che permetterà di allargare l’ambito pentatonico salendo anche all’ottava superiore.

Inizierà inoltre la pratica delle scale modali facendo percepire al bambino le differenti atmosfere ed i vari colori dovuti alla posizione sempre diversa del semitono.
L’esperienza della modalità così varia, ricca e mobile corrisponde alle continue mutazioni esteriori ed interiori di questo periodo evolutivo.

Intorno al dodicesimo anno i ragazzi vengono avviati alla conoscenza della tonalità: musiche tonali del repertorio barocco e classico si rivelano molto adatte per essere praticate con il canto ed il flauto.

In questo periodo è importante anche cominciare a mettere in rilievo il contenuto delle varie musiche: ciò che prima era passato nell’anima del fanciullo sotto forma di immagini ora è necessario porgerlo in forma di pensieri.

Dopo la pubertà si affronta tutto il repertorio romantico fino ad arrivare all’epoca moderna.

L’importanza dell’insegnamento musicale sta nella progressività del suo dispiegarsi in armonia con lo sviluppo del bambino e nel fatto che questo sviluppo viene desunto dal bambino stesso nel suo divenire e non da quanto l’adulto crede sia adatto per lui.