Dalla scienza dello spirito all’arte dell’educazione: la scuola Waldorf del 1919

di Fabio Alessandri

 

Le scuole Waldorf – o scuole Rudolf Steiner – sono più di 2000 nel mondo, tra materne, elementari, medie e superiori e si ispirano alla scuola voluta nel 1919 dall’industriale Emil Molt (1) e diretta da Rudolf Steiner(2). In questo breve articolo cercheremo di indicare sinteticamente alcune delle idee fondamentali alle quali si ispirò la prima scuola Waldorf, nella convinzione che per un movimento di rinnovamento sociale e culturale, quale vorrebbe essere oggi il movimento per la pedagogia Waldorf, sia importante mantenere viva la coscienza delle proprie radici, per poter rispondere sempre di nuovo alla domanda circa l’attualità delle proprie proposte educative.
Chi era dunque Rudolf Steiner e su quali principi si fondava la scuola Waldorf da lui diretta?
Rudolf Steiner (1861 – 1925) nacque in un paese austriaco sul confine ungaro-croato.
Fin da bambino, come scrive nella sua autobiografia, ebbe una percezione diretta dell’essere spirituale dell’uomo. Questa facoltà non gli impedì tuttavia di cercare con tutte le sue forze di sviluppare il pensiero scientifico e filosofico. Raccontando della sua adolescenza scrive: “A quel tempo consideravo mio dovere cercare, per mezzo della filosofia, la verità. Dovevo studiare matematica e scienze naturali ed ero convinto che non avrei trovato con esse alcun contatto, se non poggiando i loro risultati sopra un terreno filosofico sicuro. Tuttavia il mondo spirituale era aperto al mio sguardo come realtà. Di ogni essere umano mi si rivelava in piena evidenza l’individualità spirituale. Questa aveva nell’organismo fisico e nell’attività entro il mondo fisico solo la sua manifestazione: veniva a congiungersi con il germe fisico proveniente dai genitori. Ed io potevo seguire l’essere umano oltre la morte, sulla via del mondo spirituale.” (3) Certo della realtà di queste sue percezioni spirituali, Steiner si dedicò alla studio di tutto ciò che la vita culturale e scientifica del suo tempo gli offriva, con la precisa volontà di trovare una giustificazione rigorosa alla sua esperienza soprasensibile. Tale ricerca ebbe la sua conclusione nel 1894 con la pubblicazione della sua più importante opera filosofica: “La filosofia della libertà: linee fondamentali di una moderna concezione del mondo”, con la quale egli ritenne di essere riuscito nel suo tentativo di “giustificare una conoscenza della sfera spirituale prima di entrare nell’esperienza spirituale stessa”. Secondo ciò che egli sostiene, l’approfondimento della vita del pensiero costituisce la prima possibilità per l’essere umano di sperimentarsi coscientemente come un essere puramente spirituale, indipendentemente dalla corporeità fisica. A partire da questa esperienza il pensare può diventare un organo di percezione soprasensibile e percepire realtà spirituali via via sempre più elevate, le quali devono venir illuminate e comprese da un pensare adeguatamente rafforzato, non diversamente dalle ordinarie percezioni fisico-sensibili. Un sano sviluppo del pensare in senso scientifico-spirituale consente all’uomo di percepire la realtà dei mondi superiori mantenendo la lucidità propria della consueta ricerca scientifica ed evitando così di diventare succube delle proprie percezioni soprasensibili, come avviene ad esempio nel caso delle visioni e dei fenomeni medianici.
Convinto di aver così gettato le basi scientifiche e filosofiche su cui poggiare l’esperienza dello spirito, Steiner si dedicò da un lato alla descrizione, da punti di vista sempre diversi, dei metodi grazie ai quali ogni essere umano normalmente organizzato può sviluppare gli organi di percezione soprasensibile, dall’altro all’esposizione dei risultati della ricerca scientifico-spirituale, di cui tali organi costituiscono gli strumenti indispensabili.(4) Un capitolo importante di questa sua ricerca riguarda lo sviluppo del bambino e l’educazione, temi di cui cominciò a parlare nel 1907 (5). Ma fu solo dopo la fine della prima guerra mondiale che Emil Molt gli propose di dare vita ad un’iniziativa scolastica nella quale mettere in pratica le idee pedagogiche elaborate a partire dalla scienza dello spirito.
Così, nella primavera del 1919, i promotori dell’iniziativa Molt, Steiner, Karl Stockmeyer e Herbert Hahn (questi ultimi divenuti poi maestri della scuola) si misero a cercare gli individui che avessero elaborato fino ad un certo grado i metodi e i contenuti della scienza dello spirito antroposofica inaugurata da Steiner e che fossero disposti, indipendentemente dai loro titoli di studio, a diventare maestri (6). Era infatti indispensabile che i futuri insegnanti fossero in una certa misura capaci di “leggere” direttamente in ogni bambino le esigenze del suo particolare momento evolutivo grazie al potenziamento delle ordinarie facoltà del pensiero, del sentimento e della volontà richiesto dalla pratica scientifico-spirituale.
A questo proposito così si esprime Steiner in una conferenza tenuta a Berna nel 1924: “Ora si vede che secondo un simile metodo educativo, come quello che si fonda su presupposti antroposofici, si deve, per così dire, leggere le età della vita. Si deve vedere nell’essere umano più di quanto si voglia vedere oggi con il pensare delle scienze naturali. Di certo questo pensare ha fatto meravigliosi progressi, ma di fronte alla natura umana è come se qualcuno avesse in mano un libro e ne descrivesse i caratteri tipografici; in lui non succederebbe nulla. Allo stesso modo nell’uomo non succede nulla di importante per l’arte pedagogica se egli può solo descrivere i singoli organi e gli aspetti psichici (del bambino). Se egli potesse leggere, ogni bambino diventerebbe una lettura d’anima per l’educatore.” (7) La scienza dello spirito deve dunque trasformarsi in arte dell’educazione, o – se si preferisce – l’educatore deve diventare scienziato dello spirito (anche se in un senso molto diverso da quello inteso per esempio da Maria Montessori) per poter esercitare adeguatamente la sua arte.
Questo stretto rapporto tra ricerca scientifico-spirituale e arte dell’educazione costituisce un punto fermo della scuola Waldorf del 1919. Secondo Steiner se questo rapporto non viene coltivato da ogni insegnante, i risultati dell’indagine scientifico-spirituale da lui comunicati non possono che trasformarsi in formulazioni astratte, di cui a poco a poco va perso il significato. Se invece l’educatore si occupa dell’elaboraazione della scienza dello spirito almeno tanto quanto si occupa dell’insegnamento, diviene possibile educare a partire da una reale conoscenza dello spirito e formare una comunità scolastica nella quale viva la libera vita dello spirito. Riguardo a ciò Steiner disse in una conferenza tenuta nel 1921 a Stoccarda: “Ciò che importa non è fondare scuole all’interno del sistema vigente, nelle quali creare surrogati di lezione, credendo semplicemente di poter seguire le indicazioni che ho dato, ma piuttosto che in questo campo si segua il principio della libertà della vita spirituale… Non risvegliate nelle persone false rappresentazioni, facendo loro credere che si possa rimanere tranquillamente nei vecchi sistemi e fondare tuttavia scuole Waldorf. Risvegliate piuttosto la rappresentazione che a Stoccarda, nella Scuola Waldorf, vive effettivamente la libera vita dello spirito. Poichè qui non vi è alcun programma nè alcun piano di studi, ma solo il maestro con le sue reali capacità. Ed è comunque meglio considerare un cattivo maestro in carne ed ossa, piuttosto che considerarne uno bravo, come si trova nelle prescrizioni, ma che non esiste.” (8)
Qualcuno obietterà forse che non può esistere una scuola senza programmi nè piani di studio. Se ogni insegnante dovesse fare soltanto quello che ritiene giusto dal suo punto di vista, si creerebbe ben presto il caos. Precise indicazioni programmatiche – così si pensa – sono necessarie in ogni istituzione.
In realtà si tratta di chiarire il significato dell’espressione “libera vita dello spirito”.
Nel nono capitolo della “Filosofia della libertà” Steiner distingue tra l’azione libera, scaturita da un’intuizione morale, vale a dire da un’idea afferrata nell’esercizio del pensare puro indipendente dal corpo, e tutte le azioni dovute invece a quelle componenti della vita dell’uomo che si fanno valere prima dell’affermarsi dell’intuizione morale e che danno luogo ad azioni non libere. Nella misura in cui gli uomini sono capaci di intuizioni morali, si stabilisce l’accordo tra loro in quanto esseri liberi, per il fatto che il mondo delle idee, al quale essi attingono i motivi del loro agire, è un mondo unitario. Ciò che rende gli uomini diversi tra loro sono i diversi punti di vista dai quali essi osservano l’unica realtà, il cui fondamento è spirituale. Ma in quanto l’uomo è capace di sollevarsi alla sfera ideale, egli può trovare un accordo con chi, come lui, sta cercando nella stessa direzione. “Se veramente attingiamo all’idea e non seguiamo alcun impulso esteriore (fisico o spirituale), allora possiamo solo incontrarci negli stessi sforzi, nelle stesse intenzioni. Un malinteso morale, uno scontro è escluso tra uomini moralmente liberi.” (9) Questo è ciò che Steiner intende con l’espressione “libera vita dello spirito”.
La scuola Waldorf dunque venne fondata sulla base delle capacità dei maestri che in essa lavoravano e non su programmi. Essa raggiunse in pochi anni dimensioni considerevoli: nata con 8 classi e 256 alunni, dopo 4 anni contava 19 classi e 640 alunni. In esse venivano svolte le più diverse attività, senza che qualcuno prescrivesse ad altri quello che dovevano fare. Il cuore della vita scolastica era il Collegio degli Insegnanti, che decideva tutto ciò che andava al di là del lavoro degli insegnanti nelle classi. Steiner, pur essendo responsabile della direzione della scuola, vi partecipava con potere esclusivamente consultivo. Le materie di insegnamento venivano individuate a partire dalla capacità indicata di “leggere” le esigenze delle diverse età nei bambini stessi. Ognuno era invitato a portare in classe solo ciò che riteneva giusto per i suoi allievi.
Ma non fu facile mantenere vivo il principio della libertà della vita spirituale giorno per giorno. Vi si opponeva tra l’altro la difficoltà da parte degli insegnanti di sviluppare un’effettiva autonomia di giudizio – insistentemente richiesta dallo Steiner – grazie ad una costante elaborazione scientifico-spirituale, l’unica vera garanzia di una libera vita dello spirito. E ciò che Steiner si sforzò di ripetere in tutti i modi agli insegnanti fu che se loro non avessero fatto vivere la scienza dello spirito sulla quale si fondava l’arte dell’educazione antroposofica, elaborandone in prima persona metodi e contenuti, la scuola Waldorf non avrebbe potuto assolvere il proprio compito di rinnovamento sociale e culturale (10).
Questi in breve i motivi conduttori della prima scuola Waldorf. Chi si chieda quale sia l’attualità – presunta o reale – della proposta pedagogica delle scuole che oggi vogliono rifarsi alla scuola Waldorf del 1919 non può prescindere dalla conoscenza di questi motivi. Diversamente rischia di confondere lo spirito migliore della scuola Waldorf con tutto ciò che viene proposto oggi sotto questo nome.

NOTE

(1) Emil Molt direttore della fabbrica di sigarette Waldorf -Astoria di Stoccarda, fondò la scuola Waldorf per i figli degli operai della fabbrica stessa.

(2) Gli indirizzi di tali scuole sono pubblicati dal Bund der Freien Waldorfschulene.
V., Heidehofstrasse 32, D 70184 Stuttgart e dalla Internationale Vereinigung der Waldorfkindergaerten e. V., Heubergstrasse 11, D 70188 Stuttgart.

(3) Rudolf Steiner, “La mia vita”, Editrice Antroposofica Milano, 1992 pag. 45.

(4) Cfr. tra gli altri “L’iniziazione”, Ed. Antroposofica, 1992.

(5) “L’educazione del bambino dal punto di vista della scienza dello spirito”, in “Educazione del bambino e preparazione degli educatori”, Ed. Antroposofica, 1992.

(6) Cfr. Herbert Hahn: “La nascita della scuola Waldorf”, in “Abbiamo conosciuto Rudolf Steiner”, Terra Biodinamica Editrice, Milano 1987.

(7) “Antroposophisce Paedagogik und Ihre Voraussetzungen”, 5° conf, Opera Omnia n° 309.

(8) Alexander Strakosch, “Zur Gruendung von ‘Freien Waldorfschulen'”, nella rivista “Zur Paedagogik Rudolf Steiners”, dic. 1927 – gen. 1928.

(9) “Filosofia della libertà”, Ed. Antroposofica 1997, pag. 122.

(10) Cfr. “Formazione di comunità”, Ed. Antroposofica 1992, 4° conferenza.