Il mistero dei bambini delle stelle

di Clara Romanò (dalla rivista Kairos)

Fin dalla culla ci osservano con occhi intensi e concentrati; niente a che vedere con il consueto sguardo “acquoso” e sognante dei neonati. Il loro è uno sguardo acuto e consapevole, serio, a volte severo, da adulto. E’ lo sguardo di chi “sa”. Più avanti, quando sono in grado di parlare, anticipano quel che stiamo per dire, ci leggono letteralmente nel pensiero. La nostra interiorità è, per loro, del tutto trasparente. A tre, quattro anni, ci regalano perle di saggezza, aprono per noi finestre su quel mondo spirituale che per loro è tanto reale quanto per noi il mondo fisico che ci circonda. A sette, otto anni ci danno lezioni di morale, rifuggono le bugie e le piccole ipocrisie di noi adulti, smascherano le non verità che a volte mettiamo avanti anche con buone intenzioni, smontano le nostre complesse dinamiche psicologiche con poche, semplici parole che ci lasciano senza fiato. Sono pieni non solo di sapienza ma anche di compassione verso ogni creatura della Terra. Sono i Bambini delle Stelle, gli Star Children o Indigo Children (perché, a quanto pare, la loro aura è color indaco), sono quei bambini che a migliaia si stanno incarnando – secondo alcuni fin dagli anni Sessanta – per portare soccorso a questo nostro pianeta agonizzante e che, non riconosciuti o accolti da genitori e insegnanti inadeguati a coglierne le straordinarie caratteristiche e gli speciali talenti, spesso finiscono ad ingrossare le statistiche dei bambini e degli adolescenti disadattati. I genitori e gli insegnanti ricorrono ai medici che diagnosticano una sindrome da iperattività o “Sindrome da deficit di attenzione” (ADS) e prescrivono psicofarmaci come il Ritalin per ridurne l’irrequietezza. Il fatto è che questi bambini speciali sono talmente dotati da annoiarsi nel sistema scolastico tradizionale. Nel loro libro “The Indigo Children” (1999), Lee Carroll e Jan Tober descrivono il “bambino Indigo” come un essere dotato “di un patrimonio nuovo e fuori dal comune di caratteristiche che rivelano un modello di comportamento senza precedenti”. Bambini che fanno la loro comparsa in qualsiasi paese del mondo e nelle culture più diverse (Nkosi Johnson, il piccolo sudafricano malato di Aids che si batté fino alla morte per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale su questa piaga, e Iqbal Masih, ucciso a meno di 13 anni per aver denunciato davanti al mondo il dramma dei bambini schiavi, hanno tutte le caratteristiche per essere considerati Star Children (1)). Secondo Carroll e Tober, il fenomeno non ha ancora ricevuto attenzione mondiale per il semplice fatto che è troppo difficile da incanalare nei paradigmi psicologici tradizionali che considerano l’essere umano e l’umanità nel suo insieme come un modello statico e non in evoluzione. “In generale – scrivono – la nostra cultura tende a credere nell’evoluzione ma solo riferendola al passato. Il pensiero che potremmo assistere al lento arrivo sul pianeta – che si manifesta in questi bambini – di una nuova coscienza umana va al di là delle possibilità di questo pensiero conservatore”. Nel suo recente libro “The World’s Star Children are under Attack” (“I bambini delle stelle di tutto il mondo sono sotto attacco”, 2002) James Donahue parla del fenomeno di “bambini con speciali doni psichici e una conoscenza spirituale subconscia che nascono da genitori ‘normali’ e vengono istruiti da insegnanti del nostro tempo che non li comprendono”. Sono considerati anormali perché rifiutano di accettare gli standard educativi tradizionali o anche di obbedire all’autorità dei genitori o del maestro in quanto possiedono una conoscenza e una saggezza antiche che vanno ben al di là dei limiti degli adulti con cui hanno a che fare. In un saggio su quelli che chiama i “Crystalline Children”, un altro autore americano, Keth Luke, osserva che “questi bambini sono altamente intuitivi. Vedono tutto e percepiscono tutto in un’unità. Non pensano in modo lineare ma per così dire olograficamente”. Secondo Georg Kühlewind, antroposofo di origine ungherese, tra i primi ad occuparsi del fenomeno (e di cui pubblichiamo a seguire un’intervista) (2), i “bambini delle stelle”, che possiedono prima di tutto una stupefacente maturità, portano con sé un potente impulso spirituale e sono insoddisfatti del mondo degli adulti che trovano nascendo. Dispongono di un surplus di energia vitale e spirituale, doti che, invece di essere riconosciute, valorizzate e accompagnate da una pedagogia adeguata, vengono sbrigativamente interpretate come sintomi di disturbi più o meno gravi e “curate” con psicoterapie premature o, come dicevamo, con farmaci che tendono a “normalizzare” questi bambini. Non riconosciuti dunque dagli adulti cui sono stati affidati e che non sanno come comportarsi con loro, i “bambini delle stelle” possono allora diventare davvero “bambini difficili” e, crescendo, arrivare addirittura ad essere tossicomani o criminali. Nel suo libro, Kühlewind sottolinea come la pedagogia Waldorf sia la più adatta a trattare con questi bambini e di come sia richiesto all’adulto un profondo lavoro su di sé per avvicinarsi ai “bambini delle stelle” con un atteggiamento pieno di rispetto e di veridicità.

Il fatto che il fenomeno sia relativamente nuovo e ancora poco discusso porta con sé alcuni rischi che è bene sottolineare. Per esempio quello, diffuso negli Stati Uniti, di ricondurre il fenomeno in parametri di tipo New Age, con conseguenti interpretazioni a volte estreme: bambini rapiti e istruiti dagli alieni, bambini venuti a introdurre “cambiamenti genetici e biologici” nel genere umano, “esseri che portano con sé la vibrazione che armonizzerà il mondo e l’Uno”, etc. O l’altro, diffuso anche in ambienti antroposofici, di considerare “bambino delle stelle” qualsiasi bambino che presenti difficoltà di comportamento o di apprendimento.

Sebbene, dunque, ancora poco studiati, sebbene, fortunatamente, non ancora caduti nelle grinfie dei mass media, i “bambini delle stelle” comunque sono ormai in mezzo a noi. Perché stiano arrivando a migliaia e come dobbiamo porci di fronte ai loro talenti, alla loro sapienza, al loro sguardo, alle loro problematiche sono le domande e le sfide che noi adulti, genitori, insegnanti, terapeuti, dobbiamo seriamente porci per non disattendere le loro aspettative e per aiutarli ad adempiere il loro misterioso compito sulla Terra.

NOTE

(1)– V. Kairós n. 29, settembre-ottobre 2001.

(2)– Il suo libro “I bambini delle stelle” è stato pubblicato lo scorso anno in Germania ed è ora disponibile anche in francese, Editions Triades, Parigi 2002.