La scuola Waldorf come palestra di vita

Sabino Pavone (Waldorf Italia 2006)

Ogni scuola ha uno spirito, che, come per ogni individualità, è uno spirito unico, con le sue caratteristiche.Oltre a questo, c’è uno spirito che lega le scuole Waldorf e Rudolf Steiner ci dà alcune indicazioni. “Si tratta dello Spirito del tempo che porta incontro all’uomo la capacità di ricevere impulsi che lo portino a cogliere le domande evolutive per la propria crescita, intesa come germe per lo sviluppo dell’umanità”.

Quali sono allora le grosse tematiche legate allo Spirito della scuola?

Un denominatore comune nelle nostre scuole, presente sin dall’inizio, è quello di sviluppare insieme attività,

atmosfere, che portino in qualche modo l’essere umano ad aprirsi verso il prossimo , verso l’altro uomo.. Questa è una condizione molto ‘omogeneizzante’, Steiner ha detto: “Se non ci si collega da anima ad anima, non si può lavorare con l’essenza del bambino.”. Questo collegamento può portare ad un’esperienza intima che fa comprendere che l’apertura dell’anima è un presupposto indispensabile per poter lavorare coi bambini. Nell’ambito degli insegnanti ho sentito in alcune occasioni affermare che la pazienza che hanno coi bambini non riescono ad averla coi loro genitori eppure, ora che la tradizione, le certezze che ci hanno accompagnato fin tutto l’Ottocento e su cui si basava la vita dell’uomo sono venute meno,(relazione ritmica col mondo naturale, tradizioni familiari ecc), vediamo che la relazione tra queste due componenti che sono la scuola e la famiglia diventerà sempre più fondamentale perché in realtà il bambino vive, nel suo periodo di formazione, abbracciato da queste due realtà”.

Apertura dell’anima è richiesta allora anche nei rapporti tra adulti, anche agli amministratori, a cui è richiesta

un’apertura enorme, anche se spesso tale apertura non è vissuta nella coscienza piena di tutta la comunità.

Chi sostiene gli amministratori? Dove possono trovare le forze per far fronte alle difficoltà giuridiche ed economiche? La vita dello Spirito della scuola senza questo grande entusiasmo, anche da parte degli amministratori non si ‘incarnerebbe’.

Dai ricordi adolescenziali ricaviamo però l’esperienza che quando l’anima si apre si è sempre a rischio. L’apertura dell’anima è una gran forza perché ci permette innanzi tutto di tematizzare temi non tematizzabili nella consuetudine del quotidiano, a fondamento di tutta la vita umana. Mi piace allora pensare a questo incontro organizzato dalla Federeazione, soprattutto in questo momento particolare, come laboratorio di bio-dinamiche sociali, di dinamiche di vita sociale, di cui la scuola è la palestra dove ci si esercita, si fa pratica.

Qual è il rovescio della medaglia di questa grande forza che nasce dall’apertura dell’anima? Una delicatezza, una fragilità. Una grande apertura implica una maggiore vulnerabilità, è un’immagine che ci viene dall’adolescenza. Ecco perché in molti casi siamo molto meno efficaci nella nostra azione di quanto lo sia il mondo “fuori”.

La competenza sociale costituisce l’orizzonte, la meta, la stella di quello che sarà la futura comunità, che non potrà fare a meno di orientarsi verso una stella che si chiama appunto “sviluppo delle competenze sociali”. Questo punto di forza, è stato sviluppato in alcune conferenze da Rudolf Steiner, in particolare in un periodo, quello della guerra, in cui le anime umane vissero l’esperienza della tenebra. Si tratta soprattutto della conferenza tenuta a Dornach il 6 dicembre 1918 e raccolta come quarta conferenza nel testo edito dall’Editrice Antroposofica “Esigenze sociali dei tempi nuovi”, in cui fornisce un’immagine grandiosa di cosa significhi sviluppare una competenza sociale. Steiner dice che la risoluzione dei problemi sociali poggia su una conoscenza più approfondita dell’essere umano nelle sue principali facoltà dell’anima,che sono appunto il pensare, il sentire ed il volere.

All’uomo, naturalmente antisociale in queste tre facoltà, è richiesto dallo spirito del tempo di diventare coscientemente sociale, per accorgersi così che “non c’è nessun essere umano che non abbia il bisogno urgente di essere riconosciuto, è una legge fondamentale dell’uomo riconosciuto, non conosciuto, perché l’io vuole essere riconosciuto”. Quando un essere umano si sente riconosciuto è stimolato a dare il meglio di sé e nello stesso tempo, è più incline a riconoscere i propri limiti, perché gli sono riconosciuti anche i talenti che apporta alla comunità. Non a caso il sentimento noto come “riconoscenza” ha questo nome. Dare il meglio di se stessi ci permette di percepire e riconoscere i nostri stessi limiti individuali, cosa possibile solo attraverso l’incontro autentico con l’altro umano.

Platone definì l’uomo ‘un animale sociale ‘e, più di recente, Alberto Manzi ha affermato che “se un uomo rimane solo, non è più un uomo”.

R.Steiner dice: “Quando l’uomo prova il sentimento di antipatia per l’altro uomo, non riceve informazioni sull’altro uomo, ma su se stesso”.

Occorre tematizzare e approfondire questi elementi conoscitivi così preziosi, piano, piano, con passi graduali perché un’altra legge fondamentale è “partire da quello che c’è e non da quello che si vorrebbe che ci fosse”, questo è fondamentale perché nel senso della riconoscenza non si può partire da quello che si vorrebbe che ci fosse”, nel senso di ‘essere’.

R.Steiner aggiunge: “L’uomo non ‘è’, l’uomo è in divenire”. Di più: il divenire dell’altro è legato anche alla mia capacità d’interagire con lui. Il risultato è una comunità che cresce alla luce della capacità d’interpretare le proprie esperienze, ossia vivere nella sacralità della propria coscienza e rivedere i fatti quotidiani, le esperienze alla luce proprio della capacità di prendere ad oggetto d’osservazione l’esperienza, prendendo una sorta di distanza dal fatto, in modo da osservare come ci si è mossi in una determinata situazione, con tutti i propri limiti. Porre fuori di me una sorta di guardiano capace di osservare il mio operato nella condizione di spregiudicatezza , nella quiete dell’anima.

Come fare però per non perdere i propri pensieri, che sono la roccaforte della nostra esistenza nei tempi attuali e, nel contempo, armonizzarsi con la società? Steiner dice: “ Leggete la vita” Certo, esiste il giusto o l’ingiusto, ma nel contesto sociale si deve immaginare qualcosa che ‘genera salute’ e qualcosa che ‘genera malattia’, qualcosa cioè che è più o meno salutare.”.

Sono due concezioni completamente diverse: una guarda più all’elemento giuridico, l’altra all’elemento morale. Nella realtà della vita sociale è più importante porre l’accento sul concetto di salute, porta salute e porta malattia. Bisogna allora riuscire a riconoscere l’errore, ma salvare l’errante, l’uomo nel mio animo devo sempre poterlo salvare, perché è quello che io vorrei fosse fatto a me! Ne va del mio futuro sviluppo. Naturalmente possiamo sentire quanto lavoro abbiamo ancora da fare per realizzare tali conoscenze..

R.Steiner, a questo proposito, dice una cosa molto bella: “ Lo spirito soffia dove vuole, c’è uno spirito libero che soffia ed allora non ci sono persone che non possono incarnare uno spirito salutare, tutti lo possiamo fare, l’importante è aprirsi nella dimensione di poter accogliere questo spirito. Un’anima che accoglie questi pensieri è più ‘interessante’ per il mondo dello spirito, è nella condizione, nello stato per accogliere immagini che portano salute”.

Dobbiamo allora dimenticare di avere una vita senza problemi perché ciò non è evolutivo, è infantile. L’uomo viene al mondo per avere i propri problemi e per imparare a risolverli e soprattutto “nella scuola Waldorf si trovano problemi nuovi tutti i giorni sotto la direzione spirituale che ne vuole lo sviluppo; le nostre realtà associative costituiscono un’avanguardia di vita operante che ha varcato la soglia del III millennio. Ne nasce così una questione morale che coinvolge tutta la comunità: non possiamo far gravare tutto questo ai nostri bambini, nel senso che la crescita dell’anima di un adulto è molto più lenta di quella di un bambino. In 8 anni per l’adulto non vi sono domande evolutive che hanno una differenza di potenziale così alta come negli 8 anni in cui il bambino si forma nella scuola di base. Si manifesta una sorta d’urgenza a cui ci spingono i bambini che sono portatori d’impulsi sociali nuovi e che può essere riassunta in quest’immagine. (copertina)

Questo in basso è il percorso delle forze di crescita in relazione al corpo fisico . Sono le forze spirituali, che stanno lavorando all’edificio del corpo fisico, e sono le stesse forze che si metamorfosano nel corso del tempo, in forze che sostengono l’attività del pensiero.

In alto la curva che segna un punto di crisi, un’occasione di crescita, una ipotesi ulteriore di libertà e cioè non legare l’attività pensante al decadimento del corpo fisico, bensì operare il tentativo di innalzare questa attività sul piano dello spirito. Un esempio concreto è la necessità che possiamo sentire dopo una certa età; si può sentire che ben poco vale la mia intelligenza se non la trasformo in forze di saggezza.

Si può dire in altre parole che man mano l’edificio fisico comincia a venir meno, dovrebbe poter trovare le ali la vita dello spirito cosciente, sotto forma di pensieri, capaci di rinnovare la qualità dell’attività dell’anima. Se il bimbo in formazione ci trova in una condizione piuttosto che in un’altra, vive una gran differenza. Dipende da come e con quale equipaggiamento, con quali strumenti più o meno affinati giungiamo a questi importanti appuntamenti di destino, come genitori e come maestri. Se, ad esempio, ci trova qui (v. asterisco sul disegno), allora l’impulso, le atmosfere, tutto ciò che circonda la vita del bambino è fecondata da quelle sottili attività su cui Rudolf Steiner o, per meglio dire, il suo “ministro della cultura “ Herbert Hann dice, sul ricordo cioè dell’infanzia, sul senso e sul valore morale di ciò: “Ricordare non significa solo riportare a coscienza un determinato contenuto mnemonico. I ricordi legati al nostro destino, specialmente alla nostra infanzia, sono importantissimi; quando riemergono, essi fanno vivere in noi gli impulsi che allora ci colmavano”.

Questo ci dà una grandissima responsabilità perché vuol dire che nel presente possiamo fecondare il futuro e possiamo trasformare l’intelligenza, che tanto sta caratterizzando la nostra epoca, in saggezza. Questa metamorfosi dell’intelligenza in saggezza è una delle chiavi di volta che si realizza nella sostituzione dei valori formali di giusto e sbagliato con salutare e non salutare, in portatore di salute e portatore di malattia. Un’altra cosa: avremmo dovuto trattare il tema dello scorso Waldorf Italia, ossia “Il risveglio della volontà, quest’anno e viceversa. Perché? Perché il mistero della volontà è legato al fatto che nella vita non facciamo mai quello che non abbiamo ancora sciolto nel sentire, ossia non è possibile calarsi nella volontà se non si è sciolto nel sentire. E’ una pura illusione, una miopia spirituale pensare che qualcosa possa ‘scendere’ fino nella volontà se trova un inciampo nella vita del sentimento, se non vi è stato un sincero accogliere nell’animo una decisione, una scelta o quant’altro.

Questo lo si può sperimentare in tutti i settori della vita privata ed oggi purtroppo anche pubblica, a tutti i livelli. Non si può parlare di vera conoscenza se non mettendo accanto ad una conoscenza teorica anche esperienza pratica, fecondata da conoscenze spirituali.

Aggiungo una domanda, la cui risposta sarà sempre più urgente: Da dove nasce il temperamento umano? e non è una domanda facile. Rudolf Steiner afferma che nasce dalla confluenza di due grandi elementi: l’io individuale, unico ed irripetibile e le forze della consanguineità, dell’ereditarietà.

Nel temperamento i quattro elementi, gli ingredienti fondanti (acqua, terra, aria e fuoco) creano una mescolanza unica ed irripetibile. Le linee della consanguineità riguardano i genitori, è qualcosa che giunge dal passato, si può sentire. Quando invece ci avviciniamo all’ambito scolastico, l’aria e le atmosfere che respira il bambino non sono più legate alle forze della consanguineità, ed è mia opinione che il bambino è sempre meno legato a quest’elemento di consanguineità; il rispetto dovuto, il sentire nello stringere le mani del padre e della madre una fortissima relazione, è un ‘esperienza che si sta allentando, diluendo.

L’evoluzione umana sta cioè passando attraverso l’allontanamento delle forze di consanguineità, anche perché vengono meno le istanze e le occasioni di educare con la presenza dei genitori, in modo che i figli possano sentirne i sacrifici e quindi averne riconoscenza.

Diventa quindi doppiamente importante per la vita dell’anima la forza d’affinità, in cui in lo spirito del maestro abbraccia la sua classe. Ci sarebbe molto da dire in questo senso, approfondendo il tema nella direzione di come operano gli impulsi che calano sulla Terra grazie all’influenza degli Spiriti del tempo. La competenza sociale, il riconoscere il proprio e l’altrui compito sarà allora la forza maggiormente necessaria per lo sviluppo dell’umanità.

Una comunità è tanto più capace di aprirsi al diverso quanto è più forte il suo nucleo centrale. Risiede qui il mistero della scuola Waldorf come ‘’esclusiva od inclusiva’’, dipende dalle forze della Direzione spirituale della scuola e dalla tappa di sviluppo in cui questa si trova. Possiamo, ad esempio, accogliere un bambino in difficoltà se, come collegio insegnanti, abbiamo deciso di fare qualcosa per lui, se l’abbiamo cioè ‘sciolto nel sentire’ Diventa allora essenziale un’apertura totale tra genitori ed insegnanti, proprio perché il bambino è sempre meno legato alle forze di consanguineità e quindi ha sempre più bisogno di riconoscersi nella comunità scolastica che forgia la vita della sua anima. In tal modo il percorso scolastico diviene una palestra di vita anche peri bambini, una scuola che non è facile per loro,contrariamente a quanto pensano molti genitori che si avvicinano alle nostra realtà; è una delle più impegnative perché vengono svegliate gradatamente tutte le forze, di volontà, di sentimento a base di un pensare individuale e morale. Se un bambino ‘fiorisce’nel suo percorso scolastico, oppure no, dipende da molte variabili, prima tra tutte la capacità degli adulti di trovare, senza perdere di vista il bambino, la giusta relazione di quanto tocca fare ad ognuno, avvicinandosi al compito dell’altro con l’abito sacro della festa perché il compito educativo è un compito sacro.

In un mantram sulla ‘fedeltà’ R: Steiner dice: ‘‘così, anelando a questa fedeltà (intesa come fiducia nell’altro uomo), noi lavoriamo con le forze degli Angeli custodi’’.

Non ci si può illudere di trovare in tempi brevi risultati concreti dell’apertura della scuola Waldorf perché questa vuol dare anche un impulso all’umanità , un’epoca di cultura dura 2160 anni. Se questo non lo facciamo? Non lasciamo una traccia nel tempo, non seguiamo la strada di uomini che hanno avuto il coraggio di tematizzare l’importanza della vita dell’anima alla luce di una scienza nascente, la Scienza dello Spirito. Naturalmente può succedere, e succede, che qualcuno sia veramente fuori posto, ma questo è un altro argomento che richiede altre occasioni per essere approfondito.

L’io può dire:”Come faccio ad abbracciare nella coscienza tutti questi eventi nella loro contemporaneità?” Io amo pensare e credere che la coscienza non ha limiti e che progressivamente può crescere, la mèta è il percorso stesso, questo è il patrimonio che comunque viene acquisito grazie allo sforzo dei singoli che formano una comunità moderna.

Se è vero che è salutare che nella comunità si rispecchi la forza della singola anima, perché vi sia il riconoscimento bisogna che la singola anima sia accolta nella comunità partendo da quello che è, in quanto un’altra affermazione importante è che ognuno è legittimato ad essere quello che è, ma nessuno è legittimato a rimanere quello che è.