L’insegnamento della lingua materna

(gruppo di studio sulla didattica del Collegio Insegnanti)

SOMMARIO

Le fonti
La materia d’insegnamento
la prima classe
la seconda classe
la terza classe

la quarta classe
la quinta classe
la sesta classe
la settima classe
l’ottava classe
conclusione

Le fonti

Per lo studio di quest’area d’insegnamento ci siamo basati, in questa prima fase, su “la conferenza sul piano di studi” (Stoccarda, 6 settembre 1919), contenuta in “Arte dell’educazione – Conversazioni di tirocinio”. Sono state inoltre tenute presenti le conferenze della “Didattica” e altri brani relativi al linguaggio. Siamo voluti risalire alle prime indicazioni date da Rudolf Steiner agli insegnanti, anche se poi esse sono state completate in altri cicli di conferenze o modificate sulla base dell’esperienza, proprio perché ci interessava riguardare come Rudolf Steiner abbia trattato inizialmente l’ambito degli “obiettivi didattici”.
La materia d’insegnamento.

Il titolo “educazione del linguaggio” vuole ampliare quella materia d’insegnamento che spesso nelle prime classi passa sotto il nome di “scrittura” e “lettura”. In effetti, anche nelle nostre attenzioni – e di conseguenza in quelle dei genitori – è stato dato un posto di primo piano al metodo d’insegnamento della scrittura, che è certamente peculiare della nostra didattica (anche per il rilievo che occupa in diverse conferenze), ma che non esaurisce appunto “l’educazione del linguaggio” neppure nelle prime classi.

La narrazione, che pure è in stretta relazione con l’educazione del linguaggio, è stata lasciata sullo sfondo nel corso di questo studio, in quanto verrà trattata in modo più approfondito in un capitolo a sé.

La prima classe

“…..per i bambini che entrano nel primo anno di scuola dovremo trovare argomenti adatti da raccontare e da far ripetere. Mediante la narrazione di fiabe e leggende, ma anche di fatti reali, e nella successiva ripetizione da parte dei bambini, noi educhiamo il linguaggio vero e proprio. …. Avendo cura che il bambino parli correttamente, porremo le basi per uno scrivere corretto.” (Arte dell’educazione, 3° vol. 6/9/1919).

 

Nei primi anni di scuola il bambino entra in modo naturale nel linguaggio immaginativo, quale gli viene incontro dalle fiabe, dai racconti, dalle poesie o in piccole scene teatrali o anche dal racconto di “fatti reali”: si dovrà attingere a tutto ciò che è significativo per l’essere del bambino, che lo coinvolge intimamente e che può impegnare in modo sano la sua fantasia o ravvivare i suoi ricordi.

Strettamente connessa alla narrazione è la successiva ripetizione di quanto è stato raccontato, “avendo cura che il bambino parli correttamente”.

“Contemporaneamente sarà di grande aiuto qualcosa di cui parleremo più a lungo in seguito, e cioè quell’elasticità e duttilità che il bambino acquista per i suoi organi del linguaggio attraverso l’insegnamento del canto e che darà luogo, senza esserselo proposto, a una più sottile sensibilità per i suoni prolungati, acuti e così via…. In prima e seconda sarà bene portare il bambino a sentire intimamente nella poesia, in brevi poesie, il ritmo, la rima, la cadenza. In terza e quarta il bambino sarà portato a sentire l’intima forma della poesia e la sua intima bellezza”. (Conf. cit.).

In 1°, 2° e 3° classe gli elementi fondamentali del linguaggio vengono dati attraverso la recitazione di poesie, rime e ritmi, attraverso la narrazione e la recitazione: il bambino viene portato a sperimentare intimamente i suoni e le lettere, a sentirle nelle gambe mentre cammina o in modo più fine nelle braccia, nelle mani e fin nelle dita. Attraverso un movimento ordinato e fluido aiutiamo il bambino nell’articolazione del linguaggio, favoriamo un parlare armonico e chiaro e l’acquisizione stessa della scrittura e della lettura.

 

F – Filo fine dentro il foro,

se l’arruffi non lavoro,

non lavoro e il filo fine

fora il foro come un crine.
V – Vela veloce vola

lieve nel vento,

lieve nel vento sul mare

vola la vela veloce

R – Una rara rana nera

sulla rena errò di sera

una rara rana bianca

sulla rena errò un po’ stanca
D – Dario dona in dono a Diana

due dadi d’oro,

dona tu un dono a Dario

Queste brevi poesie sono adatte per essere accompagnate da movimenti:

Due piedi lesti lesti

per correre e saltare,

due mani sempre in moto

per prendere e per fare,

la bocca chiacchierina

per tutto domandare,

due orecchi sempre all’erta

intenti ad ascoltare,

due occhioni spalancati

per tutto investigare,

e un cuoricino buono

per molto molto amare.

Laggiù, laggiù

si sente far chiasso,

sono i piedini che insiem

vanno a spasso,

quassù, quassù

si vede un fil d’oro,

son le manine

intente al lavoro

Con la sinistra prendo le stelle

e con la destra le onde belle indico e il mar;

con la sinistra mi tocco il cuore

e con la destra raccolgo un fiore,

o dolce madre, per darlo a te.

Il piede destro porto in avanti

e subito appresso l’altro lo segue,

così diritto tutto me stesso

di passo in passo

nel mondo io porto.

Un corretto parlare è la base, come abbiamo ricordato, di uno scrivere corretto. Alla scrittura si giunge nel primo anno di scuola, introducendo dapprima il bambino ad un “linguaggio di forme”; poi lo si avvicina a scrivere e leggere alcuni caratteri nel modo descritto nel corso didattico (Arte dell’educazione, 2° Vol., 3° conf.), avendo presente la diversa risonanza delle vocali e delle consonanti.

“Se si procederà in modo razionale, in questo primo anno di scuola il bambino sarà portato a mettere sulla carta in modo molto semplice qualcosa di quanto gli è stato raccontato o che lui stesso si propone…. Si dovrà fare in modo che i bambini, alla fine del primo anno…..trovino in se stessi la capacità di mettere per iscritto qualche semplice frase.” (Conf. cit., 6/9/1919).

Davanti ai caratteri stampati il bambino non dovrà sentirsi come davanti a qualcosa d’ignoto, ma sarà stato avviato ad un’acquisizione sicura dei processi dello scrivere e del leggere ciò che ha scritto, per quanto ad un gradino semplice e non concluso.

Per completare il quadro dell’attività educativa nel primo anno di scuola, si avrà cura di avviare il bambino al canto in modo che acquisti “elasticità e duttilità…per i suoi organi del linguaggio”. Inoltre sarà stimolata in lui “la riflessione, parlandogli di ciò che lo circonda e che più tardi gli sarà presentato ordinatamente nella geografia e nelle scienze naturali”, parlandogli in modo adatto di animali e piante conosciute, di monti, fiumi, prati, di tutte cose dell’ambiente a lui già note o che gli vengono fatte sperimentare tramite la narrazione.

“In realtà nel primo anno di scuola si tratta di creare nel bambino un certo risveglio verso ciò che lo circonda, un risveglio dell’animico, così che egli impari veramente a collegare se stesso con l’ambiente”. (id.).

La seconda classe

“Si cercherà di continuare e ampliare il racconto e la sua ripetizione” (id).

Il racconto avrà come soggetti, più che le fiabe, le storie di animali e le favole, in cui il bambino possa sperimentare le qualità animiche del mondo animale al quale si sente intimamente collegato, riconoscendovi una parte di sé.

Come esempio riportiamo una favola di Leonardo:

UMILTA’

Un giorno, ad un leone in gabbia, portarono per cibo un agnellino. Era così innocente ed umile quell’agnello, che non ebbe paura del leone, ma gli andò vicino come se fosse stato la sua mamma, e lo guardò con occhi pieni di devozione e di stupore. Il leone, disarmato da tanta fiduciosa innocenza, non ebbe cuore di ucciderlo, e brontolando, rimase con la fame in corpo.

Nella narrazione occorre portare incontro al bambino immagini pregnanti e significative, quali si possono attingere in particolare dalle favole di Esopo, Leonardo, Lessing.

Per l’educazione del linguaggio ha grande valore la ripetizione del racconto, il richiamare davanti agli occhi del bambino le immagini vive date in precedenza e che sono state afferrate da lui con il sentimento.

Porremo perciò molta attenzione nel seguire il ritmo “sperimentare interiore – ricordare”, che è il fondamento di una reale acquisizione.

Il movimento e i ritmi saranno ancora curati con intensità. Recitando in coro piccole poesie, si accompagnerà il ritmo con il battito delle mani o anche dei piedi, si cercherà eventualmente di sperimentare la sillaba breve con un passettino in punta di piedi, la lunga con il piede ben poggiato a terra. Oppure, se si esercita il ritmo con le mani, saranno le dita a segnare con leggerezza le sillabe brevi, mentre sui suoni lunghi si batteranno le superfici delle mani.

Durante la recitazione è anche possibile far acquistare una sensibilità per il veloce e per il lento, cosa che sarà coltivata in modo più sistematico a partire dalla terza classe.

La chiarezza e la sicurezza nei movimenti e nei ritmi sono una base importante per procedere nella ricerca di una chiara e limpida articolazione e musicalità del linguaggio.

Poesie adatte per la seconda possono essere, ad esempio, “La fiamma” di Giannina Noseda e”Il leone” di Emma Minoja.

LA FIAMMA

Io sono la fiamma

di rosso vestita,

che fischia, scoppietta,

che sibila ardita,

che lesta serpeggia,

che alzandosi rugge,

io sono la fiamma

che tutto distrugge.

Io sono la fiamma

che sprizza faville,

che a spire s’innalza,

che schizza scintille,

che scalda, che cuoce,

che splende, che fuma,

io sono la fiamma

che tutto consuma!

IL LEONE

Alto rugge nel deserto

il leone maestoso

e il ruggito in lontananza

si diffonde pauroso.

Batte il cuor d’ogni animale,

che tremando si rintana,

mentre il re della foresta

fiuta l’aria meridiana

Per quanto riguarda la scrittura “il bambino verrà gradualmente portato a scrivere quel che gli viene narrato” (conf. citata, 6/9/1919). Egli – è stato già detto – dovrà trovarsi davanti ai caratteri scritti, in modo che non gli siano ignoti; allora potremo condurlo a costruire un semplice testo, a farlo copiare, quindi a scrivere un dettato.

“In seguito dopo che si sarà esercitato a scrivere quel che gli si racconta, si potrà avviarlo a comporre delle brevi descrizioni di quanto gli è stato spiegato sugli animali, le piante, il prato, il bosco e così via”. (id.).

Partendo da ciò che si è scritto, il bambino verrà avviato al processo della lettura. Saranno scelti testi di cui l’insegnante avrà anticipato la comprensione attraverso una premessa che agisca sull’anima infantile in modo da renderla più sensibile alle sfumature e ai risvolti contenuti nel brano da leggere e così da permetterle di partecipare attivamente alla lettura, di apprezzarlo e di gustarlo con soddisfazione (Arte dell’educazione, vol.3, 6^ conversazione di tirocinio, 27/08/1919).

La terza classe.

Intorno agli otto, nove anni l’orizzonte del bambino si amplia ed egli rivela una nuova capacità di guardare il mondo intorno a sé: è più “distaccato” dalle cose e compie i primi passi per distinguere con sempre maggiore chiarezza e coscienza il proprio mondo interiore dal mondo circostante.

Si cercherà di sviluppare nel bambino una sensibilità per i suoni acuti o gravi, brevi, lunghi o prolungati, per i ritmi veloci o rallentati: il canto offre molte possibilità in questo senso. Si farà in modo che la pronuncia si mantenga limpida e chiara.

A questa età prende l’avvio l’insegnamento della grammatica inteso come processo che porterà gradualmente all’acquisizione cosciente delle strutture grammaticali, già usate inconsapevolmente nella lingua madre fin dall’infanzia.

E’ interessante notare che, nella conferenza studiata (Tirocinio 6/9/1919), Rudolf Steiner suggerisce di “spiegare i concetti di sostantivo, di aggettivo qualificativo, di verbo, collegandovi in modo semplice ed evidente la costruzione della frase”.

Ci sembra importante richiamare l’attenzione su questa indicazione: che cioè le “parti del discorso” abbiano un “ambiente” entro il quale vivere.

In terza vengono anche presentati i segni di interpunzione, “umili servitori” – si può dire – che consentono di distinguere le diverse parti di un periodo e che aiutano sia il respiro che la comprensione durante la lettura.

Mentre continua l’attività del raccontare e del far ripetere, viene ampliata la capacità di mettere per iscritto ciò che si è visto e letto. I soggetti della narrazione e dei primi semplici componimenti sono molto ampi: dalle storie dell’Antico Testamento (trattate come testo letterario ricco di immagini, non come testo di religione) alla caratterizzazione dei mestieri, ai primi contatti con esperienze pratiche, quali la costruzione di una casetta (o di un muretto), la semina, il raccolto e così via.

Il materiale didattico della terza classe è davvero abbondante. Riportiamo alcuni esempi.

LA STORIA DELLA CREAZIONE (J. Duwan)

Tutto tace vuoto e muto

tutto tace scuro intorno,

il buon Dio la luce ha dato

che la tenebra ha spezzato.

Dietro al dì la notte scese

tutto questo Dio lo fece.

Cielo, terra. aria e mare

tutto Dio volle creare.

Dietro al dì la notte scese

tutto questo Dio lo fece.

L’acqua muovendosi in onda

tutto il vivente circonda,

crescono verdi le foglie,

nel prato s’innalza lo stelo,

s’aprono i fiori odorosi

tutti volgendosi al cielo.

Dietro al dì la notte scese

tutto questo Dio lo fece.

Sole, luna e stelle vanno,

rocce, sassi e pietre stanno.

Dietro al dì la notte scese

tutto questo Dio lo fece.

Le serpi tra i rovi,

l’ape tra i fiori,

il verme sul suolo:

di Dio fu il lavoro.

Dietro al dì la notte scese

tutto questo Dio lo fece.

E l’uomo creò a immagine sua,

immagine sacra è quella creatura.

Dietro al dì la notte scese

tutto questo Dio lo fece.

L’opera sua Dio completò

e il settimo giorno si riposò.

CANTO DI CONSACRAZIONE DELLA CASA

Sulla terra la casa è innalzata,

che dal fuoco non venga bruciata,

stian lontani anche il lampo ed il tuono

e vi regni uno spirito buono.

Dal pericolo venga salvata

e dal fiume mai venga inondata.

Regni sempre la pace perfetta

sulla casa da noi benedetta;

benedetti coloro saranno

che qui entrare ed uscire vorranno.

LA SEMINA

Con ampio gesto della forte mano

il contadino sparge la semente,

un gestio antico, nobile ed arcano,

che la terra feconda nuovamente.

Così la madre accoglie generosa

nel suo grembo quel seme che in inverno

custodirà, finchè messe copiosa

risorgerà a nutrir l’uomo in eterno!

La quarta classe

Il profondo cambiamento che nel corso della terza, quarta classe trasforma il modo di sentire del bambino e del suo rapporto con gli educatori, si manifesta in una sensibilità immediata e fine per tutto ciò che è bello.

Nell’approccio con la poesia si apre per il bambino una dimensione nuova e l’educatore dovrà cercare di condurlo “a sentire l’intima forma della poesia e della sua intima bellezza” (id.) Per rafforzare un senso di sicurezza e padronanza di sé sono di grande aiuto gli esercizi con le allitterazioni.

Durante questo periodo (intorno ai dieci anni) si deve suscitare nel bambino una chiara distinzione del tempo, attraverso la trasformazione delle forme verbali: “sarà bene che il bambino riceva dei concetti che gli diano il senso per quando deve dire “l’uomo corse” invece di “l’uomo ha corso”. Così pure si cercherà di far sentire in modo istintivo il rapporto tra le preposizioni e ciò che le segue, in modo da fargli acquistare una sensibilità per quando deve dire “in” oppure “a” e così via. ” (id.).

La quinta classe

La poesia del mattino che dalla quinta classe accompagnerà i bambini fino all’ottava (“Io guardo nel creato in cui risplende il sole….Io guardo nell’anima che vive dentro me…..”) indica con chiarezza che lo sviluppo animico del bambino è giunto al punto in cui le due direzioni, guardare nel mondo circostante/guardare nel mondo interiore, sono tra loro distinte e, a questa età, in perfetto equilibrio. Il bambino vive ora una fase solare di crescita: serenità interiore, armonia di movimento, gioia di imparare.

In quinta si procede dapprima ad un ripasso di ciò che è stato fatto in precedenza, così da sviluppare e rafforzare la sicurezza del bambino. Gli esercizi di recitazione e la recitazione in coro di poesie continua con intensità, anche ispirandosi ai soggetti della narrazione (antica India, Persia, Egitto, Grecia).

Si fa notare la differenza tra forma attiva e forma passiva dei verbi e anche si fanno esercitare i bambini a scrivere liberamente ciò che hanno visto, ascoltato o letto; li si abitua a distinguere quando esprimono le proprie opinioni e quando le altrui e a riferire tra virgolette ciò che è stato detto da altri. Con l’introduzione del discorso diretto, si perfezionerà l’uso dei segni di punteggiatura. Continua l’esercitazione delle lettere di ogni genere.

La sesta classe

Entrando nel dodicesimo anno, il bambino perde la “dimensione aurea” del periodo precedente e si avvia gradualmente al “medioevo” dell’infanzia, agli anni del turbamento, interiormente inquieti e carichi di forti polarità. Alterato nel fisico a causa dell’allungamento delle ossa, il ragazzo giunge – nel giro di due, tre anni – alla piena maturità terrestre attraverso la generale metamorfosi tipica della preadolescenza, con la conseguente modificazione della voce. Egli deve essere condotto ad affinare di nuovo la sua sensibilità per il linguaggio e si farà in modo che attraverso l’esercizio acquisti uno spiccato senso per quella che Rudolf Steiner chiama “l’intima plasticità della lingua”. Ci sarà di aiuto in questa direzione il lavoro sulla poesia e quello di recitazione e l’esercizio sullo stile della lingua.

Come esempi di poesie particolarmente significative in sesta per la loro musicalità e per il loro respiro immaginativo, si possono citare “Antìclo” e “Breùs” di Giovanni Pascoli o “La leggenda di Teodorico” di Giosuè Carducci. (Naturalmente esse valgono soltanto in quanto esempi, non come poesie da svolgere obbligatoriamente in sesta).

ANTICLO

L’alta città divampava in un vortice rosso di fiamme,

sotto la pèndula nebbia d’un gran plenilunio d’oro.

Erano morti gli eroi: da le torri gli Achèi ne le fiamme

or ne gettavano i fligli e portavano al mare le donne:

e ne la notte serena, passando con ùluli lunghi,

d’Ilio con quelle al Sigèo rotolavano i carri da guerra.

Giovanni Pascoli

Per lo stile della lingua si risveglierà nel ragazzo una sensibilitò atta a riconoscere con una certa sicurezza quando una cosa va affermata in modo diretto (indicativo) e quando occorre usare il congiuntivo. Né si dovrebbero ignorare gli errori nell’uso del congiuntivo, lasciando che il ragazzo dica “spero che nevica” quando dovrebbe dire “spero che nevichi”. Senza sconfinare nella pedanteria, si cercherà di favorire l’esercizio di grammatica, rendendo le lezioni leggere ed usando esempi tratti dalla vita quotidiana ed umoristici.

In questa età in particolare è ancor più importante che si sviluppi il “senso pratico”, anche attraverso la stesura di lettere commerciali vere e proprie, con testi semplici e chiari, attingendo al materiale narrativo e ad argomenti conosciuti dal ragazzo e già trattati negli anni precedenti, fin dalla terza classe: ad esempio sviluppando sotto l’aspetto commerciale ciò che si è raccontato di boschi, prati, pascoli e così via.

La settima classe

Si risveglia nei ragazzi di 13/14 anni una vita interiore, ricca di sentimenti spesso contrastanti, di facili entusiasmi e di altrettanto rapide depressioni, di simpatie e di antipatie, di slanci euforici e di cupi malumori; una vita interiore che si nutre di attese, speranze, aneliti per il futuro, ma anche di intense nostalgie per il passato, di pensieri e di riflessioni ideali e profonde, ma anche di idoli e banalità. Questa vivace e travagliata vita interiore trova nell’insegnamento linguistico uno strumento che rafforza, rassicura e “purifica” l’animo del ragazzo proprio nel tempo dell’età ingrata”.

Le voci perdono la loro limpidezza, marcano i suoni e gli accenti in modo forzato, si alterano. Il coro viene ora in aiuto, sollecitando i ragazzi a ritrovare sempre di nuovo il dominio della propria voce e la consapevolezza di sé in mezzo agli altri. Un particolare rilievo avrà in questo senso la recitazione di poesie in coro o la rappresentazione teatrale.

La scelta dei testi terrà conto delle esigenze di identificazione dei ragazzi e che siano formativi della loro fantasia e della loro facoltà di immaginazione.

Le poesie che seguono possono essere di esempio del lavoro che si svolge in questo periodo.

TERRA!

Terra!….. notturna, d’un tratto

bandì dalle coffe una voce.

Vesti il mantello scarlatto,

solleva il vessillo e la croce,

tu che mettesti la prora

nel pallido occaso, e l’aurora

seguì la tua scìa!

Guarda: fu ieri: una canna

nuotava sul mare profondo:

oggi si cullano in panna

le navi su l’orlo del mondo.

Sorgi, Colombo: l’aurora

nel grande vestibolo indora

la Santa Maria.

Giovanni Pascoli

IL TRENO

Un bello e orribile

mostro si sferra,

corre gli oceani,

corre la terra.

Corrùsco e fumido

come i vulcani,

i monti sùpera,

divora i piani.

Sorvola i bàratri,

poi si nasconde

per antri incogniti,

per vie profonde;

ed esce, e indòmito

di lido in lido

come di turbine

manda il suo grido.

Giosuè Carducci

La definizione degli “obiettivi didattici” e la scelta del materiale scolastico saranno dunque conseguenti – come del resto la pedagogia Rudolf Steiner richiede per ogni anno di scuola, se si vuole svolgere un sano rapporto educativo – alle necessità formative dei ragazzi.

L’educatore li aiuterà a comprendere le espressioni che indicano sentimenti e a comporre frasi che esprimano i moti dell’anima: desiderio, meraviglia, entusiasmo, tristezza, solitudine. Si cercherà poi di ampliare la comprensione mediante il confronto di diverse espressioni.

Si faranno esercitare semplici componimenti su soggetti di storia naturale nei quali il ragazzo dovrà volgere lo sguardo – spesso in questo periodo piegato su se stesso – verso il mondo naturale, verso l’osservazione di uccelli, api, animali, alberi, fiori e verso il cielo stellato o i fenomeni naturali.

Si darà un certo spazio alla formulazione di cose attinenti la vita pratica e di carattere commerciale, anche in collegamento con le attività svolte durante le ore di lavoro manuale, di falegnameria e di educazione tecnica o con lo studio di altre discipline (storia, geografia, scienze, lingue-straniere).

L’ottava classe

Anche in ottava classe si deve continuare a coltivare – nell’ambito dell’educazione linguistica – il “senso pratico” attraverso la stesura di lettere commerciali. Il senso pratico dovrebbe essere educato fin dalle prime classi, già nel modo di presentare la realtà in modo concreto e veritiero.

“La nostra civiltà soffre perché non abbiamo un giusto rapporto col mondo esterno. Vorrei dire che non c’è affatto bisogno di diventare noi stessi unilaterali quando insegniamo. Sarebbe per esempio una buona cosa se potessimo ogni tanto favorire la possibilità di passare dall’elemento artistico puramente astratto che l’uomo trae dal suo piacere per il bello, all’arte applicata, perché l’umanità ha molto bisogno dell’inserirsi di un elemento veramente artistico-industriale nell’insieme della civiltà….Se si potesse perciò introdurre nella scuola un insegnamento di attività manuale con precisi scopi di arte applicata, si renderebbe un grosso servigio alla vita civile” (Didattica, 3^ conf. 23/8/1919).

Ora si deve suscitare anche nei ragazzi una comprensione per opere in prosa o in poesia, per opere di una certa ampiezza e respiro. Si continuerà – secondo il metodo già indicato per la lettura fin dalla seconda classe- dapprima con spiegazioni ampie e ricche di riferimenti, poi con l’interpretazione del brano di lettura o dell’opera, infine con la lettura vera e propria. Questo modo di procedere non sembra avere lo scopo banale di spianare al ragazzo le eventuali difficoltà di un lavoro “intellettuale”, bensì di ravvivare il suo interesse e la sua fantasia nel momento in cui si accinge a svolgere una tale attività.

In questo periodo (a partire dai 12 anni), il linguaggio scivola facilmente in un “mal parlieri”: vengono dunque ripresi e rafforzati gli esercizi di pronuncia e di recitazione, per il valore igienico del “parlar bene”.

La chiarezza e la correttezza del linguaggio e della pronuncia, che sono state curate fin dal primo anno di scuola, ora ricevono nuovo aiuto dalla declamazione di semplici versi, mediante i quali si sperimentano le sfumature dei suoni vocalici e consonantici e i ritmi vengono segnati secondo il loro “carattere” (quieto, deciso, lento, gioioso, ostinato, solenne).

In ottava si danno anche le regole elementari della metrica per la costruzione del verso e della strofa poetica e, per favorire lo “stile” della lingua, si conduce il ragazzo alla comprensione della similitudine, della metafora, dell’allegoria e di altre figure retoriche.
Conclusione

“Occorre conquistarsi una salda consapevolezza che il linguaggio articolato è una particolarità dell’uomo. L’uomo deve diventare cosciente del suo modo di stare al mondo di fronte agli altri tre regni della natura. Quando ne è cosciente, egli sa che il suo io è sostanzialmente condizionato da ciò che è il linguaggio.” (Didattica, 4^ conf. 25/8/19199).

Attraverso l’educazione del linguaggio noi abbiamo la possibilità di destare l’individualità del bambino in modo sano, a destarla in modo che essa si volga all’interesse per gli altri piuttosto che all’egoismo, dobbiamo mantenere viva e desta la nostra attenzione alla conformazione dell’insegnamento linguistico in ogni anno di scuola e al fatto che il bambino di anno in anno compia il cammino che una sana evoluzione richiede.