Matematica e amore

di Rudolf Steiner

Il campo delle rivelazioni interiori è un settore neutrale senza passioni, naturalmente comune a tutti gli uomini. Riguarda anche ciò che si riferisce ai numeri e ai loro reciproci rapporti, ossia alla matematica, alle cifre, ai calcoli. Non possiamo apprendere dal mondo esterno che tre per tre fa nove, ce lo deve manifestare la nostra interiorità.

E su questo non c’è modo di litigare in tutta la sfera terracquea. Su tutta la Terra si può discutere per decidere se una cosa sia bella o brutta, ma se a una persona si è manifestato interiormente che tre per tre fa nove, o che l’intero è la somma delle sue parti, o che la somma degli angoli di un triangolo è di 180 gradi, lo sa perché non glielo dice il mondo esterno, ma solo la propria interiorità. Ciò che possiamo chiamare ispirazione, comincia proprio con la fredda, asciutta matematica. Ma gli uomini abitualmente non notano che l’ispirazione inizia dall’arida matematica, perché la maggior parte di essi la considera qualcosa di enormemente noioso. Eppure, quanto riguarda le rivelazioni interiori non è diverso dalle rivelazioni morali. Quando un uomo riconosce che una cosa è giusta, dice: «Questo è giusto e il contrario è sbagliato, e sul piano fisico nessuna forza esterna può convincermi che ciò che si manifesta come giusto è invece sbagliato». Anche le più alte verità materiali si manifestano nell’interiorità. E se con sentimento e sensibilità rivolgiamo lo sguardo a questa possibilità di rivelazioni interiori, possiamo educarci a comprenderle. L’educazione per mezzo della matematica pura è ottima.

Quando per esempio l’uomo formula un pensiero sulla bontà di questa o quella pietanza, può pensarla in un modo e un altro uomo in un altro. Dipende dall’opinione del singolo. Ma nella matematica i doveri morali non dipendono da opinioni. Di loro so che mi rivelano qualcosa e che, se non voglio riconoscerlo, mi dimostro indegno di essere uomo. Questo riconoscere una rivelazione per mezzo dell’interiorità, come un sentimento, come un impulso, è una grande forza interiore per l’uomo che si dedica alla meditazione. Egli pensa: «Nel mondo dei sensi ci sono molte cose che dipendono dal mio arbitrio, ma lo Spirito mi rivela cose che dal mio arbitrio non dipendono, eppure mi riguardano in quanto uomo e di loro devo dimostrarmi degno». Quando nell’uomo questo pensiero si rafforza sempre di più, così da spingerlo dalla propria interiorità oltre il semplice egoismo, allora quello che chiamiamo “sé spirituale” si unisce allo spirito del mondo. Dobbiamo imparare a sviluppare questo sentimento, se vogliamo arrivare alla porta che ci introduce al Mondo Spirituale. Se ci dedichiamo a questi stati d’animo, vediamo che portano i loro frutti: quanto piú li immettiamo concretamente nei nostri pensieri, li accogliamo in noi, tanto piú ci illuminano perché veri, anche quando contraddicono il mondo esteriore dei sensi.

Tali pensieri sono da principio solo immagini, immagini eccezionalmente utili allo sviluppo occulto dell’uomo. Vi mostrerò un’immagine, vi descriverò come l’uomo possa superare se stesso. Prendete due bicchieri, uno con l’acqua, l’altro vuoto. Il bicchiere con l’acqua non deve essere pieno fino all’orlo, ma solo a metà. Se dal bicchiere pieno versate un po’ d’acqua nel bicchiere vuoto, questo conterrà un po’ d’acqua, ma l’altro ne conterrà meno di prima. Se continuate a versare l’acqua nel bicchiere che prima era vuoto, il bicchiere che era pieno ne conterrà sempre di meno. Ossia, con questa azione avremo sempre meno acqua nel bicchiere che era mezzo pieno. E questa è una rappresentazione giusta per il mondo sensibile. E ora un’immagine totalmente diversa: provate a rappresentarvi di versare nel bicchiere vuoto l’acqua del bicchiere mezzo pieno. Nel bicchiere mezzo vuoto aumenta l’acqua, ma nel bicchiere mezzo pieno immaginate invece che aumenti l’acqua. Nel bicchiere vuoto arriva l’acqua, ma in quello mezzo pieno, invece, immaginate che l’acqua aumenti, e se la versate una seconda volta, aumenterà nel bicchiere che prima era vuoto, ma nel bicchiere che era mezzo pieno c’è ancora più acqua, e anche continuando a versare, il bicchiere si riempirà di più. Rappresentatevi questa immagine.

Naturalmente qualsiasi persona che si consideri assolutamente ragionevole, dirà: «Ci descrivi qualcosa senza senso. Rappresenti di versare dell’acqua e dici che così entra sempre più acqua nel bicchiere da cui la versi». Certo, se vogliamo applicare questa immagine al mondo fisico, è una vera follia, ma si può invece usarla per il Mondo Spirituale. Pensiamo a un uomo che abbia un cuore amorevole, e che compia un atto d’amore verso un essere che ha bisogno di essere amato. Gli dà qualcosa, ma lui non si vuota: con questo atto d’amore verso l’altro ottiene di più, diventa più pieno. Non ci si vuota, non ci si impoverisce con atti d’amore. Ci si colma, ci si arricchisce. Riversiamo nell’altro qualcosa che ci riempie di più.

Questa immagine impossibile e folle per il mondo abituale, immagine dell’amore che si riversa, la possiamo utilizzare come immagine e simbolo di fatti spirituali. L’amore è qualcosa di così complicato che nessun uomo dovrebbe avere l’arroganza di volerne definire l’essenza senza altre considerazioni. L’amore è complicato, ce ne rendiamo conto, e nessuna definizione lo può esprimere. Ma un’immagine, la semplice immagine del bicchiere d’acqua che si riempie sempre di più quando lo si vuota, mostra una qualità dell’azione dell’amore.

Quando ci rappresentiamo la complicazione degli atti d’amore, non facciamo nulla di diverso da ciò che compie il matematico con la sua arida scienza. Non c’è mai un vero cerchio, non c’è mai un vero triangolo: possiamo solo pensarli. Se disegniamo un cerchio e lo guardiamo al microscopio, vediamo solo gesso o tanti puntini, e tale cerchio non avrà mai la regolarità del cerchio vero. Dobbiamo servirci della rappresentazione della nostra vita interiore, se vogliamo rappresentarci il cerchio, il triangolo. …Così, se vogliamo rappresentarci un’azione spirituale, l’amore per esempio, dobbiamo servirci di un’immagine.

 

Stralcio da Entità spirituali nei corpi celesti e nei regni della natura, O.O. n° 136,

traduzione di Giovanna Scotto