La scuola dell’obbligo (le tappe evolutive del ragazzo)

La Libera Scuola Rudolf Steiner si fonda su una conoscenza dell’evoluzione umana e da questa risulta un piano di studi unitario che ripete le tappe evolutive del ragazzo fra i 6/7 anni e la pubertà, negli anni della scuola dell’obbligo. In seguito l’istruzione dovrà differenziarsi, ma alcuni fondamenti culturali devono essere comuni per tutti i ragazzi, chiunque deve avere l’opportunità di ricevere la medesima formazione generale. Il giovane, per poter acquisire una capacità di giudizio responsabile ed autonoma, dovrebbe poter frequentare la scuola fino alla maggiore età. Nell’età che va dalla nascita ai 18/19 anni vanno distinti tre periodi in ciascuno dei quali il rapporto del bambino o del ragazzo con il mondo è ben diverso. Il primo periodo è quello del bambino piccolo, il cui impulso fondamentale è quello della imitazione. Il bambino piccolo imita ciò che, mediante i suoi sensi, percepisce dall’ambiente umano che lo circonda. Movimenti, suoni, gesti e linguaggio dei genitori, fratelli o persone cui il bimbo è affidato, favoriscono quindi un’attività che produce effetti fin nelle sue strutture organiche più delicate. Ciò che nel bambino piccolo si fonda sull’imitazione esteriore dell’esempio, nell’età scolare si trasforma in uno sperimentare interiore. Le forze d’imitazione, date dalla natura, svaniscono. Ora l’impulso ad agire non proviene più dall’esempio esterno, ma dall’esempio animico. La direzione viene ora data da ciò che una personalità amata, una autorità riconosciuta dal bambino, descrive, pensa e insegna ed essa costituisce la vera base dell’apprendimento fino alla pubertà. Dall’esperienza dell’insegnamento, pienamente vissuto nel sentimento, si sviluppano forze altrettanto decisive per la vita quanto quelle che derivarono un tempo dall’attività imitativa in apparenza solo giocosa. Le descrizioni ricche di immagini del maestro aprono la porta sul mondo in quanto egli, di volta in volta, le configura adeguandole allo sviluppo. La comprensione dei fanciulli si amplia, passo dopo passo, per poter scoprire e sperimentare con tutto il cuore sempre qualcosa di nuovo. Ciò che prima rimaneva inconscio e inosservato, singoli fenomeni naturali e attività umane, passa, mediante l’insegnamento, nella sfera conoscitiva, poiché ora si desta la gioia infantile della scoperta verso tutto ciò di cui si è trattato in classe. Dopo la pubertà si instaura con il mondo e con il processo di apprendimento una relazione ancora diversa. Il giovane non vuole più appoggiarsi all’autorità. Essa viene, a ragione, rifiutata. Mediante i propri pensieri e le proprie esperienze egli si orienta verso ciò che gli appare come ideale, cioè verso il sapere del maestro, la chiarezza del pensare, oppure l’opera dell’artista.

 

I primi anni di scuola

Una tensione piena di aspettativa traspare dal viso dei bimbi della nuova prima classe che vengono accolti dalla comunità scolastica festosamente raccolta attorno a loro e che, dopo essere stati chiamati a uno a uno dal loro maestro e salutati, vengono accompagnati alla prima ora di lezione. Inizia un nuovo tratto di vita e con esso anche un nuovo principio di apprendimento. Con gioia i bambini odono in questo istante indimenticabile che ora possono imparare ciò che gli adulti gi¥ conoscono, per poter più tardi creare con lo stesso vigore con cui creano i grandi. L’autorità del maestro – intesa nel giusto senso – è ora la chiave verso il mondo e inoltre ottiene – in un primo momento – l’illimitato consenso dei bambini. Ciò che nei primi tre anni di scuola egli illustra attraverso fiabe, leggende e miti e viene dai bambini accolto per immagini, pone il fondamento per una configurazione artistica. Nel disegno pittorico compaiono motivi dai quali emergono le prime lettere dell’alfabeto, prima ancora che queste vengano impiegate nella scrittura come segni astratti. Anche le cifre e i numeri nascono da immagini che creano un intimo rapporto con il contare e il calcolare. La lezione iniziale è accompagnata da versi, canti e poesie, nonché da un adeguato movimento ritmico. Poiché la forza di imitazione riecheggia ancora fin nel terzo anno di scuola e soltanto dopo si trasforma del tutto, nelle primissime classi essa può rivelarsi feconda per l’introduzione delle lingue straniere. Ripetendo in tutta naturalità ciò che si è udito e cantando insieme, si viene a creare un sentimento della lingua – come nell’apprendimento della lingua madre – che forma una base importante per i passi che verranno affrontati più tardi nello studio. L’insegnamento della lingua straniera prosegue per tutto l’iter di studi. Per vivere appieno nell’epoca storica dell’antica Grecia, in quinta vengono dati gli elementi di base della lingua greca così pure, dopo la sesta classe, si inizia lo studio del latino per meglio partecipare agli eventi della storia romana e ricondurre la nostra lingua alle sue radici. L’espressione musicale mediante uno strumento inizia per tutti con il flauto o con la cantele (semplice strumento a pizzico): negli anni seguenti si aggiungono altri strumenti, sicchè si forma un’orchestra di classe. Il lavoro manuale, che inizia con il lavoro ai ferri e all’uncinetto per ragazzi e ragazze, è campo di esercitazione permanente, fino al termine degli studi.

 

Dal nono al dodicesimo anno

Dopo il nono anno di età – nel corso del terzo anno di scuola – il rapporto con l’ambiente e l’autorità cambia. L’interesse si estende oltre l’ambito del quotidiano, il bambino entra nel mondo con maggior coscienza, il rapporto di autorità nei confronti dell’educatore viene messo alla prova. La scuola va incontro a questa pressione e risponde con contenuti nuovi, ad esempio con arti e mestieri nella terza classe, laddove si studiano i fondamenti delle moderne tecniche di coltura, che si possono poi seguire in luogo. Si ara, si semina, si miete, si trebbia, si macina e si cuoce nel forno. In tale attività si destano la comprensione e la gratitudine per il nostro pane quotidiano. I lavori vanno dalla filatura della lana al cucito, dalla cottura del mattone fino alla costruzione di una casa. Queste esperienze collegano i fanciulli con i fondamenti della vita: nutrimento, vestiario, abitazione.La storia del proprio paese, che segue in quarta classe, i primi elementi di geografia e di storia in quinta, aprono la visuale sull’ambiente circostante ancora più vasto. Il fanciullo accompagna tali materie di studio con vivi sentimenti. Nella descrizione per immagini della storia universale egli sente quali mete i diversi popoli abbiano raggiunto e prova ammirazione per le loro imprese e per i loro eroi. In questa età si sviluppano simpatia e antipatia: simpatia verso gli eroi nobili e liberatori, antipatia verso le figure negative o malvagie. Anche l’antropologia, la zoologia, la botanica, la mineralogia sono ancora intimamente legate con il mondo del sentimento del fanciullo.

Dal dodicesimo anno fino alla pubertà

Nel dodicesimo anno di età sorge il desiderio legittimo di penetrare il mondo anche con il pensiero, di intuire i processi fisici, di scoprire il chimismo della natura, di capire l’economia, il commercio, le leggi e la giustizia; si cominciano ad evidenziare anche i nessi causali. In questa fase – a partire dal sesto anno di scuola – vengono trattati in maniera fenomenologica materie come la fisica e la chimica, vengono praticate la geometria e l’astronomia, si getta un primo sguardo sulla natura del denaro e della banca e si esercita il calcolo delle percentuali, degli interessi, degli sconti e del cambio. L’insegnamento della lingua, con la poesia e la letteratura, la grammatica e gli esercizi di espressione linguistica, la storia universale fino ai tempi più recenti e l’etnologia giungono a una conclusione provvisoria. Composizioni liriche, epiche e drammatiche accompagnano tali temi di insegnamento. Per lo più essi culminano, alla fine del quattordicesimo anno di età, in una grande rappresentazione drammatica.